Gioia Tauro, scongiurare gli annunciati licenziamenti al Porto

“Gioia Tauro è la metafora del Sud. Quarant’anni dalla Rivolta di Reggio, l’incendio, i pompieri, la centrale a carbone, il Laminatoio, il Porto. Sono passati così i primi vent’anni. Protocollo Ciampi del ’93: Ravano, Transhipment, polifunzionalità del porto, bacino di Carenaggio, banchine Rorò in couso per le attività turistiche, interporto. Sono passati altri vent’anni e di tutto quanto convenuto e sottoscritto in sede interistituzionale (Palazzo Chigi) è arrivato solo Ravano. Sono stati dati nel tempo soldi agl’ industriali (!) predatori del Nord (costruisci un capannone, installa macchine obsolete e porta a casa) destinati allo sviluppo del Sud e al solito Ravano e suoi successori (decine e decine di miliardi per la sola formazione  professionale). Ora c’è il vuoto. La Mct chiude l’anno con +12% e brinda al successo annunciando trecento licenziamenti. E batte cassa. La solita storia per mobilitare il territorio e i sindacati. I posti di lavoro non si toccano. No? Dateci i cinquantacinque milioni della logistica e metteremo trecento lavoratori in mobilità per riassumerli dopo circa tre o quattro anni. La Mct non ha nessuna esperienza di logistica. Ma farà, dice, tre o quattro aziende. E a che serve la logistica se manca l’interporto, l’alta velocità e l’autostrada? E perché la Maersk, partecipata della Mct lascia Gioia Tauro? La risposta è nota a tutti”. Parole dure anzi durissime di Umberto Pirilli ed i vertici gioiesi del partito di Silvio Berlusconi. Una censura senza mezzi termini alla gestione portuale. “Il gruppo del PdL, prima che la situazione esploda a Gioia Tauro e non solo, chiede alle autorità di governo una prova di serietà e di responsabilità. Il Sud non ha bisogno di elemosine ma di infrastrutture, autostrade (l’unica, quella del sole, è interrotta da oltre dieci anni per i lavori di due metri di ampliamento!), e alta velocità innanzitutto ( la ferrovia, come Cristo, si è fermata ad Eboli). E basta con i ricatti di Medcenter, con il piano per il Sud, con il ponte sullo stretto panacea di ogni male. Per fortuna, di recente il ministro Tremonti è sceso giù in treno ed è tornato a Roma in macchina. Per fortuna, perché almeno si è reso conto dopo vent’anni dello stato dell’arte. C’è da augurarsi quindi che nei prossimi vent’anni vedremo almeno completato l’allargamento della cosiddetta autostrada. Se le risorse stanziate nel ’93 ci sono ancora e non sono finite dentro i trafori e le autostrade del Nord occorre che si intervenga tempestivamente per appaltare e realizzare le seguenti opere: bacino di Carenaggio e Interporto innanzitutto, opere tutte previste e decise diciotto anni fa. Dalla loro mancata realizzazione deriva la crisi del porto che si è voluto consegnare a Medcenter facendolo così diventare un affare privato; garantire la polifunzionalità del porto attrezzando anche le banchine non in concessione Medcenter e lasciate in disuso;ove la Mct ricorra alla mobilità rinegoziare l’accordo del ’93 pretendendo una riduzione della concessione delle banchine proporzionale alla percentuale di dipendenti di fatto licenziati dalla compagnia; applicare ai lavoratori del porto di Gioa Tauro la par condicio con quelli di Alitalia e Fiat: cassa integrazione e accompagnamento fino alla pensione”.