Olbia, armi pesanti sulle navi passeggeri

Missili, munizioni, razzi, kalashnikov rimasti a lungo depositati nell’isola bunker di Santo Stefano su ordine della magistratura. Per il trasporto sono state usate navi passeggeri: prima sulla rotta La Maddalena Palau e poi sulla Olbia Civitavecchia. Il caso fa discutere perché solleva problemi sulla sicurezza. Ed è possibile che venga aperta un’inchiesta della magistratura. Il maxi arsenale era stato sequestrato anni fa dopo un blitz della Nato nel canale d’Otranto contro trafficanti internazionali di armi. All’inizio era destinato alla distruzione, ora non si sa più con esattezza quale sorte avrà. La Marina militare italiana in Sardegna non nega il trasferimento. E dà rassicurazioni: “Nei container usati per il trasporto non c’era esplosivo di alcun genere. Tutte le armi erano state rese inerti già prima della partenza. Per noi è stata una normale movimentazione di materiali tecnici. Del resto, le truppe italiane hanno spesso viaggiato su traghetti di linea. In nessun caso ci sono stati pericoli”. Dai comandi della Difesa a Roma, settore comunicazioni della Marina, confermano le dichiarazioni di Marisardegna: “I dettagli delle operazioni militari non possono essere resi pubblici”. Oggi non si sa se l’intero carico sia finito nei quattro container per il trasporto di queste ultime settimane. È invece sicuro che tutto è rimasto stoccato per oltre un decennio nelle gallerie della base della Marina italiana a Santo Stefano. Proprio di fronte all’ex arsenale militare dove a due miglia di distanza, sulla fronteggiante isola della Maddalena, sono state lasciate a metà le bonifiche dei veleni a mare (sotto accusa, la Cricca della Ferratella). E proprio a fianco del distaccamento Us Navy, chiuso nel 2008 dagli Stati Uniti, che per 36 anni ha ospitato per le manutenzioni i sommergibili a propulsione nucleare di stanza nel Mediterraneo e lungo le coste dell’Africa.