Scomessopoli, c’è anche il Cosenza calcio nell’inchiesta

Un panorama sconcertante. Difficile da credere che nessuno si sia mai accorto di nulla. Un’organizzazione criminale di 16 persone tra novembre 2010 e aprile scorso ha interferito almeno su 18 partite, riuscendo a condizionare il risultato di parecchie di esse e incassando centinaia di migliaia di euro con le scommesse legali. Domenica 14 novembre 2010, stadio “Zini” di Cremona. I padroni di casa della Cremonese battono 2-0 la Paganese nel girone A di Lega pro, la ex C1. Durante l’incontro un collaboratore dello staff e 5 calciatori si sentono male, quasi cadono in catalessi. Due finiscono in ospedale e un terzo mentre torna a casa perde i sensi e il controllo dell’auto tamponando un’altra vettura. Le analisi scoprono nel sangue una presenza anomala di Lormetazepan, un ansiolitico delle benzodiazeprine commerciato come Minias, probabilmente ingerito con il tè caldo negli spogliatoi. Quando la società denuncia l’inquietante episodio con il direttore generale Sandro Turotti, e il procuratore Roberto Di Martino decide di mettere sotto controllo i telefoni di chi era negli spogliatoi. L’attenzione della polizia si concentra subito sul 26enne portiere Marco Paoloni. I telefoni dicono che è in contatto con personaggi del mondo delle scommesse, come Massimo Erodiani, al quale fanno capo alcune ricevitorie, una a Pescara, da dove partono scommesse anche all’estero; Marco Pirani, un odontoiatra di Stirolo in provincia di Ancona e Giorgio Buffone, Ds del Ravenna calcio. Costoro sono in contatto con calciatori corrotti e dirigenti compiacenti di società sportive. Giocatore incallito, Paoloni ha accumulato debiti per più di 165 mila euro tanto da costringere la moglie a mettere un’ipoteca sulla casa dei genitori. Forse aveva garantito la sconfitta della Cremonese con la Paganese, ma non essendo riuscito a convincere i compagni aveva provato a metterli ko drogandoli. L’inchiesta del pm Di Martino porta alla luce “un sodalizio che opera da anni – scrive il pm Salvini – e che ogni settimana prova a truccare le partite, a volte riuscendoci, a volte no, con un meccanismo oliato che ruota intorno a Erodiani e Pirani e una frequenza di manipolazioni impressionante in grado di gestire anche 5 partire contemporaneamente”. Incontri prevalentemente Lega Pro, “dove per stipendi più bassi e blasone meno alto” è più facile convincere calciatori disonesti, ma la “manipolazione riguarda anche partite di B e A”. Erodiani, Pirani e Buffone contano su “propri” calciatori corrotti che sono lo “strumento stabile di possibili ulteriori rapporti con altri calciatori della stessa squadra o di altre”, che “scommettono nelle stesse partite che truccano” e che a volte sono costretti a firmare assegni in pegno a garanzia che si comportino “bene” con un rigore causato al momento giusto o un’apparente distrazione che in difesa consenta all’avversario di fare gol. Non sempre, però, ci riescono perché “se non vi è un accordo direttamente tra le società, o comunque a conoscenza di tutti i giocatori, non esiste certezza”. E quando i risultati negativi si ripetono, il gruppo entra in crisi e tenta di recuperare i soldi con nuove partite truccate o direttamente da calciatori. All’organizzazione fanno capo diversi gruppi di scommettitori che pagano la corruzione dei calciatori. Ci sono i “Milanesi”, gli “Zingari”, nomadi ormai stanziali che investono centinaia di migliaia di euro, una cellula che scommette in Albania e i “Bolognesi” il cui “leader indiscusso” è Beppe Signori. Personaggio carismatico nel mondo del calcio e grande conoscitore dell’ambiente, in carriera Signori ha segnato 273 gol. Ma di lui non bisogna parlare “neanche per scherzo al telefono”, dice Pirani ad Erodiani il 19 marzo. Indagato per associazione a delinquere e illecito sportivo, Signori viene pedinato dalla Polizia che lo fotografa il 15 marzo con altri personaggi coinvolti nell’inchiesta. Avrebbe investito “60 mila euro sulla partita Atalanta-Piacenza” del 19 marzo 2011 per la quale sono indagati anche il capitano e bandiera dell’Atalanta Cristiano Doni e il calciatore del Piacenza Carlo Gervasoni, che “avevano realizzato la combine”. L’organizzazione aveva previsto tutto nei dettagli con almeno tre reti segnate addirittura in specifici momenti. Così avviene: il primo gol è di Doni su calcio di rigore per fallo del piacentino Zanoni; Doni segna anche la seconda rete su fallo di rigore, guarda caso, di Gervasoni; la terza ha la firma di Ruoppolo. Per Padova-Atalanta del 26 marzo l’obiettivo dell’organizzazione è il pareggio e, infatti, finisce 1-1. A corroborare il sospetto di trucchi sono i 23 milioni di euro giocati su siti asiatici di scommesse e le parole di un indagato che al telefono dice di aver saputo da Cristiano Doni che l’incontro era truccato. Ci provano anche con la serie A, ma non riescono a condizionare Inter-Lecce del 20 marzo che si chiude sull’ 1-0, invece che con almeno 3 gol, come avevano scommesso. Paoloni aveva fatto credere di poter combinare la gara con la complicità di giocatori del Lecce. Forse millantava, contando su un Inter che, in lotta per lo scudetto, avrebbe comunque strapazzato un Lecce che giocava per la salvezza. Un episodio che coinvolge anche l’ex calciatore Stefano Bettarini, divorziato dalla showgirl Simona Ventura, al quale Bellavista rivela la combine invitandolo a scommettere. Per questo è indagato di illecito sportivo, ma avrebbe scommesso anche su Padova-Atalanta. Nel complesso l’operazione sarebbe costata, secondo Erodiani 300 mila euro, 150 mila li perdono i “Bolognesi”, 60 ce li rimette il solo Signori. Un fallimento che, unito a quello di Benevento-Pisa (1-0 invece di 4 gol garantiti da Paoloni), scatena “una sorta di caccia all’uomo”», con minacce pesanti e un tentativo di estorcere al portiere corrotto 13.000 euro di risarcimento. Beppe Signori compare pure nelle scommesse per Atalanta-Piacenza del 19 marzo e Benevento-Pisa. Anche Alessandria-Ravenna del 20 marzo di Lega Pro poteva essere truccata, ma tutto sfuma perché non si chiude l’accordo tra le due società, impedito da questioni economiche sorte nonostante gli incontri tra il presidente dell’Alessandria Giorgio Veltroni e il direttore sportivo del Ravenna Giorgio Buffone. Al pari di altri episodi non penalmente rilevanti, se ne occuperà la giustizia sportiva. Gli Zingari di soldi ne hanno. Sono pronti a tirare fuori dalle tasche 300/400 mila euro per condizionare due partite di serie A. Parlano al telefono di un personaggio che “con loro – scrive Salvini – aveva lavorato per alcune partite di serie A combinate” anche se le intercettazioni non consentono alla Procura di Cremona di andare oltre i sospetti. Erodiani, ad esempio, racconta che “l’hanno scorso ho fatto il Chievo a Milano… Over tre e mezzo… si sono presentati là… hanno detto vi facciamo vincere la partita, fateci fare un gol!”. La partita finì tre a uno. Nello scandalo finisce anche il Cosenza in “precarie condizioni economiche” che, scrive la Squadra Mobile di Cremona, inducono i calciatori a “vedere la partita” con il Benevento del 28 marzo, come riferisce Paoloni che a gennaio è stato ceduto ai campani: “Mi hanno chiamato quelli lì di giù … mi ha detto che hanno parlato con quattro di loro e che tutto è a posto” ma vogliono tantissimo, “una cucuzza per tutti (100 mila euro). Io ho detto che non glieli do, al massimo arrivo a 5 (50 mila)”. Il 13 febbraio i campani giocano con il Viareggio. Erodiani telefona al suo complice Gianfranco Parlato: “Non avete intenzione… domenica di perdere?”. Parlato: “Per fare un po’ di cassa”. Erodiani: “Si può fare un’offerta… si vuole organizzare… se uno se la studia bene…”. Durante la partita Pirani chiama sull’ 1-1: “Alla fine sta andando come volevamo noi”. L’incontro termina 2-2, centrando in piano la scommessa su almeno tre gol.