Sabrina ha strangolato Sara con una cintura

Sara Scazzi

Un punto a favore di Cosima Misseri e della figlia Sabrina. Nessun sequestro di persona nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata a Mimina ed alla figlia per i reati legati all’uccisione di Sara Scazzi. Il gip, Martino Rosati, ha respinto la richiesta dei pubblici ministeri per i reati indicati negli articoli 110 e 605 (sequestro di persona) del codice penale. I pm contestavano a Cosima Serrano e alla figlia Sabrina, in concorso tra loro, il fatto che “operando materialmente la Serrano, privavano della libertà personale Scazzi Sara, costringendola con tono minaccioso a salire sulla autovettura della predetta Serrano e portandola presso la loro abitazione contro la volontà della minore”. Non è neanche contestata la premeditazione per il reato di omicidio attribuito a Cosima Serrano e a Sabrina Misseri nell’ordinanza di custodia cautelare. Nell’ordinanza sono contestati gli articoli 110-575 del codice penale perché “in concorso tra loro, cagionavano la morte della minore Scazzi Sara, strangolandola a mezzo di una cintura”; gli articoli 110-61, n.2 e 411 del codice penale perché “al fine di assicurarsi l’impunità, in concorso tra loro e con Misseri Michele Antonio, sopprimevano il cadavere di Sara Scazzi, ordinando e aiutando il predetto Misseri a trasferire, a mezzo della sua auto Seat Marbella, fuori dalla propria abitazione il suddetto cadavere, per occultarlo in modo da non essere più trovato”. Entrambi i reati vengono indicati come compiuti il 26 agosto 2010 ad Avetrana (Taranto). “Sara Scazzi è stata strangolata all’interno dell’abitazione della famiglia Misseri, circa tra le ore 14:00 e le ore 14:20. A quell’ora, in quell’edificio (comprensivo, in tal definizione, sia dell’abitazione in senso proprio che del garage), c’erano Michele Misseri, sua moglie Cosimo Serrano, e la loro figlia Sabrina: tra costoro, quindi, bisogna cercare l’assassino, o gli assassini, della ragazzina”. Lo scrive il gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati, nell’ordinanza di custodia cautelare. “Per uccidere occorre avere un motivo, e anche piuttosto cogente”. Lo sottolinea il gip di Taranto Martino Rosati nell’ordinanza di custodia cautelare per Cosima Serrano e Sabrina Misseri. E il movente “cogente” è – secondo il gip – la gelosia che Sabrina nutriva per il suo amico Ivano Russo del quale era invaghita e che temeva che la piccola Sara gli sottraesse. “Per uccidere qualcuno – scrive il giudice – tanto più se si tratta di un’adolescente di 15 anni e di una persona di famiglia, nonché di un’azione lesiva non esauritasi “uno momento” bensì protrattasi – come hanno convenuto, almeno su questo punto, tutti i consulenti medici delle parti – per non meno di un paio di minuti, occorre avere un motivo ed anche piuttosto cogente. E Sabrina Misseri lo aveva, lo ha taciuto ed ha tentato, con ogni mezzo, di tenerlo nascosto agli inquirenti: la sua gelosia per Ivano Russo, del quale era innamorata ma non completamente ricambiata, e che temeva le venisse soffiato dalla più avvenente cugina, ormai non più bambina”. Cosima Serrano ha avuto “un nitido e decisivo concorso morale nel delitto, sotto il profilo del rafforzamento del proposito omicidiario della figlia Sabrina”. Lo scrive il gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Cosima Serrano e sua figlia Sabrina Misseri, per l’uccisione di Sara. Per il giudice, Sabrina “confortata, se non altro, dall’inerzia della madre, presente al fatto e non intervenuta in alcun modo per impedirlo, ha tratto da ciò quel sostegno morale decisivo per insistere in un’azione così drammatica per tutto quel tempo, fino a condurla a termine”. Cosima Serrano, dunque, “ha offerto alla figlia – scrive ancora il Gip – un contributo, quantomeno agevolatore, nella realizzazione dell’omicidio, e va perciò ritenuta concorrente in tale reato”. Secondo la ricostruzione dell’uccisione della quindicenne di Avetrana, fatta dal Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, Sara venne strangolata con una cintura il 26 agosto 2010 in casa Misseri. A quell’ora nell’edificio, cioè tra abitazione e garage, c’erano Michele Misseri, sua moglie Cosima Serrano, e la loro figlia Sabrina, ritenuta dagli inquirenti autrice materiale del delitto. Dopo che Sara era stata strangolata, Sabrina Misseri e Cosima Serrano, insieme con Michele Misseri, avrebbero soppresso il cadavere, aiutando lo stesso agricoltore a trasferire il cadavere fuori dalla casa e a nasconderlo nell’auto Seat Marbella di Michele Misseri. Il cadavere venne poi trasportato in contrada Mosca, nelle campagne tra Avetrana (TA) e San Pancrazio Salentino nel Bindisino, per essere gettato in un pozzo-cisterna che venne poi chiuso.