Sabrina ha ucciso spinta dal desiderio per Ivano

Lucida follia, un amore “minacciato” alla base dell’omicidio commesso da Sabrina Misseri in concorso con la mamma Mimina ed il padre Michele. Lo sostengono gli inquirenti. A farne le spese la piccola ed incolpevole Sara. Un delitto premeditato per paura di perdere il suo “Dio”. Perché Sabrina Misseri, la 23enne in carcere dal 15 ottobre scorso con l’accusa di aver ucciso la cugina SaraScazzi, avrebbe sfogato la sua furia omicida, strangolandola con le sue mani secondo l’ordinanza, sulla 15enne in quanto divorata dalla gelosia e dall’invidia per il rapporto nato tra la vittima ed Ivano Russo, il suo “Dio”, come lo chiamava in alcuni sms finiti agli atti dell’inchiesta. Un delitto compiuto in casa, sotto gli occhi di sua madre Cosima Serrano, finita ieri sera in carcere, a due passi da Sabrina, con l’accusa di concorso morale in omicidio volontario e concorso in soppressione di cadavere. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Martino Rosati su richiesta del procuratore aggiunto Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, ridisegna il delitto di Avetrana. Sabrina Misseri, a cui il provvedimento è stato notificato in carcere, risponde di omicidio premeditato, sequestro di persona e concorso in soppressione di cadavere. Quest’ultima è una accusa nuova mentre l’ipotesi di omicidio diventa aggravata dalla contestata premeditazione. Il gip Rosati a Cosima Serrano contesta il concorso in omicidio, per aver assistito inerme mentre la figlia Sabrina, nell’abitazione di via Deledda e non più nel garage come emergeva sinora dagli atti giudiziari, e il concorso nella soppressione del cadavere. Secondo il magistrato, infatti, Cosima e Sabrina la mattina del 27 agosto si sarebbero recate in contrada Mosca per gettare il corpo di Sara nella cisterna dove fu ritrovato quaranta giorni dopo grazie alle indicazioni date da Michele Misseri ai carabinieri. Nell’ordinanza si parla anche di Michele Misseri a cui, in questo caso, viene contestato unicamente l’occultamento di cadavere su ordine, una ipotesi di reato che sarebbe legata a quanto successo il pomeriggio del 26 agosto. Gli inquirenti hanno ridisegnato tutta la scena del delitto. Sara arriva a casa Misseri attorno alle ore 14:00 e viene uccisa prima delle ore 14:20. Il delitto avviene in casa, al culmine di un violento litigio con Sabrina, figlio di una lita iniziata la sera prima e proseguita la mattina, che Sara trascorre a casa della cugina. Cosima assiste, probabilmente impotente. Il cadavere di Sara viene portato nel garage utilizzando il varco interno alla villetta di via Deledda, quindi caricato nella Seat Marbella da Michele Misseri e abbandonato, seminudo perché Sabrina Misseri nella sua furia omicida ha strappato i vestiti indossati dalla cugina, sotto un albero di fico poco distante dalla cisterna. L’obiettivo probabilmente era quello di inscenare il rapimento a scopo di violenza ma nessuno si accorge di quel corpo che la mattina dopo viene ritrovato lì dov’era stato lasciato e dunque buttato nella cisterna. Inizia così un depistaggio lungo mesi e mesi che gli inquirenti riescono a smontare con grande fatica, fino all’epilogo di ieri sera. Sono stati in particolare i carabinieri del Ros a fornire un impulso importante alle indagini, ricostruendo oltre 4 mila sms che Sabrina e Ivano si sono scambiati nei quattro mesi precedenti il delitto, messaggi dai quali sarebbe emerso in maniera inequivocabile il movente del delitto, definito esile dalla Cassazione nei giorni scorsi, ma invece ritenuto assai solido e incontrovertibile dal gip Martino Rosati che nelle 90 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare ha anche indirettamente risposto ai rilievi della Suprema Corte. Nel provvedimento ci sarebbero anche i contenuti di alcune intercettazioni ambientali in carcere tra Cosima Serrano e suo marito Michele Misseri, colloqui dai quali, stando a quanto trapelato, sarebbero emerse le pressioni che la donna avrebbe fatto sul contadino riguardo alla versione da fornire al suo nuovo avvocato, un elemento che se confermato si inserirebbe a pieno titolo nella lunga teoria di depistaggi che ha contrassegnato questa vicenda.