Gli antichi carbonai d’Aspromonte

I Carbonai

I carbonai partivano per la montagna con la famiglia al completo e rimanevano fuori casa più  mesi, la montagne dell’Aspromonte dove il lavoro li attendeva. Caricavano il carro tirato dai buoi,  qualche mulo, di tutte le provviste necessarie ad una famiglia, compreso utensileria, pentolami  vari, in più una buona riserva di legumi  tra ceci e fagioli, e poi farina, pasta olio ed altro, pane biscottato, insomma tutto quello che occorreva almeno per un certo periodo di tempo, successivamente si raggiungeva il paese più vicino per il rifornimento. La famiglia al completo si trasferiva, per vivere un periodo di lavoro, che aveva la durata di  sei, sette mesi. I bambini ben coperti per affrontare l’inverno, anche loro su quel carro insieme ai genitori e si partiva. In montagna veniva costruita una specie di casetta prima ancora del lavoro principale, tra pali, erica e rami diversi che coprivano i laterali e un palo centrale che sosteneva e rialzava il telo cerato che faceva da tetto. Il primo passo era fatto. I bambini di una certa età, felici si divertivano mentre lavoravano anche loro, trascinando i rami che servivano per le carboniere. Tutti davano il loro contributo. Nella casetta, mentre i genitori andavano al lavoro, i più piccoli rimanevano legati ad un braccio con una cordicella che consentiva di muoversi, ma a distanza dal fuoco che ardeva nella vaschetta posta al centro, almeno così, i genitori lavorando stavano tranquilli. Il taglio degli alberi da trasformare a carbone era faticoso, avveniva con le vecchie seghe e la moglie dava una mano a quel lavoro, alternandosi con l’impegno della cucina, che riusciva nel migliore dei modi a variare anche il menù, da un giorno all’altro.  Tutto questo quando il lavoro si svolgeva in proprio. Quando invece il lavoro veniva fatto per  conto di un’impresa boschiva, il cosiddetto “caporale” aveva il compito di provvedere alle esigenze delle famiglie dei lavoratori, come oggi si fa dove il lavoro delle carboniere continua, chiaramente con tendopoli più tranquille e con mezzi di lavoro diversi, che rende la produzione più veloce e meno pesante. Le Carboniera si costruisce sempre alla vecchia maniera e con gli stessi accorgimenti di procedura. Si predestina il posto e la circonferenza della carboniera, l’altezza è di conseguenza secondo il quantitativo di legna che si deve trasformare in carbone: tre – quattro metri. La legna viene accatastata con arte in tutto lo spazio e poi si copre di terra impastata a fogliame vario, creando così delle grandi cupole. Alla fiancata si crea una bocca, per “cibare, “ alimentare il fuoco che viene chiusa con l’apposito coperchio in verticale “Timpagno”. Nei vari punti della circonferenza vengono creati dei buchi per l’uscita del fumo, mentre la legna all’interno arde. Il colore del fumo indica a questi esperti quando il “carbone è maturo”, quando la legna è già carbone. Al punto giusto, inizia il lavoro di spegnimento, secchi di acqua da tutti i lati, e appena raffreddata la carboniera, si va allo smontaggio e il carbone è  pronto per i più impieghi.

Filippo Stirparo