Reggio Calabria, ennesimo omicidio in riva allo Stretto vittima Giuseppe Canale

Individuato, rincorso, attaccato a colpi di pistola, finito con una pallottola al cranio, in perfetto stile mafioso. E dovrebbe celarsi proprio una pista di ‘ndrangheta dietro l’omicidio di Giuseppe Canale, classe 1972, ucciso intono alle tre del pomeriggio a Gallico Superiore, estrema periferia a nord di Reggio Calabria. Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri, intervenuti sul luogo del delitto e coordinati dal magistrato di turno, Francesco Tripodi, Canale avrebbe tentato di scappare alla mano dei killer, due, a bordo di un ciclomotore, fuggendo, di corsa, dal bar dove si trovava, di fronte all’imponente pompa di benzina Agip, nei pressi della sede della circoscrizione, fino alla limitrofa via Anita Garibaldi (un tempo via Maggiore Doldo). Dopo una cinquantina di metri dall’imbocco della traversa, Canale sarebbe però caduto a bordo della carreggiata, venendo poi freddato dai killer, dileguatisi subito. Un omicidio che sembra avere tutti i connotati del delitto di ‘ndrangheta: già domani, infatti, il fascicolo dovrebbe passare ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Un delitto su cui toccherà agli investigatori tentare di capire qualcosa in più: fin da subito, infatti, i Carabinieri hanno passato al setaccio la zona, ascoltando persone che si trovavano nelle vicinanze al momento del delitto e tentando di appurare se alcuni degli edifici ubicati lungo la via fossero provvisti di sistema di videosorveglianza. E potranno essere molto utili anche gli esami svolti, nell’immediatezza, dai reparti scientifici, che hanno individuato, sull’asfalto, almeno venti punti che potrebbero significare qualcosa nel corso degli accertamenti futuri. Contro Canale, infatti, sono stati esplosi almeno una decina di colpi (da due diverse armi) che, inizialmente lo avevano mancato e molte delle auto parcheggiato lungo la via sono state attinte dai colpi d’arma da fuoco: l’uomo è riuscito anche a rovesciare addosso ai propri sicari un bidone della raccolta differenziata. Una difesa che, però, è risultata vana. Canale è stato ritrovato proprio di fronte a una vecchia casa, tra una Fiat Punto grigio scuro e un fuoristrada. Sarebbe, dunque, un omicidio di ‘ndrangheta: Canale, infatti, pregiudicato, è ritenuto un soggetto contiguo al clan Serraino di Reggio Calabria. In passato era stato coinvolto anche in indagini di droga e anche il fratello vanta alcuni precedenti penali di un certo livello. Soprattutto, però, Canale era stato colpito, mentre si trovava in carcere, da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Bless”, scattata nel luglio 2007 per far luce su decine di omicidi, molti dei quali consumati nel corso della seconda guerra di mafia reggina, che ha insanguinato le strade cittadine tra il 1985 e il 1991. A Canale, infatti, gli inquirenti contestavano l’omicidio di Giuseppe Chirico, ucciso a Catona il 21 marzo del 1997. Per Canale (così come per altre decine di indagati) fu lo stesso pm Mario Andrigo a richiedere l’archiviazione: il processo, infatti, si farà solo per sette imputati, tra cui Pasquale Condello, “il Supremo”, il cugino Domenico Condello, detto “Micu u pacciu”, attualmente latitante, e il collaboratore di giustizia Paolo Iannò, ex killer dello schieramento condelliano. Canale, dunque, è stato ucciso a pochi metri da casa, nei luoghi che frequentava abitualmente: al momento dell’operazione “Bless”, infatti, il suo domicilio era individuato in via Anita Garibaldi, al civico 105. Sono circa le 15, dunque, quando l’uomo viene raggiunto dal suo inesorabile destino: nel corso dell’agguato un altro uomo, un passante 42enne, è stato colpito accidentalmente a una gamba da un proiettile, ma le sue condizioni non sono gravi. Toccherà adesso agli investigatori individuare la pista giusta per capire cosa possa significare, a livello criminale, l’uccisione di Canale, originario del comune di San Roberto e ritenuto assai vicino alle cosche. Quello di Canale, infatti, è il terzo omicidio oscuro, ma, allo stesso tempo, riconducibile ad ambienti di ‘ndrangheta, nel giro di un anno: il 20 settembre 2010, infatti, a Gallico Marina, poche centinaia di metri dal luogo del delitto di oggi, veniva ucciso Domenico Chirico, imparentato col pentito Iannò, mentre a fine marzo del 2011, a pochi metri da Piazza del Popolo, veniva freddato all’alba Carmelo Morena, soggetto vicino al defunto boss Mario Audino. A Reggio Calabria, dunque, si ritorna a sparare.