Sblocca Italia, iniziative di Greenpeace, Legambiente e Wwf

In una nota Greenpeace, Legambiente e Wwf, che ieri hanno organizzato iniziative in diverse regioni italiane tra cui una a Potenza, sul decreto Sblocca Italia, che “seppur corretto su aspetti secondari alla Camera, dà carta bianca agli appetiti dei petrolieri, di un’Italia trasformata in colonia per le trivelle”.

Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia si apprestano a chiedere al Senato l’abrogazione dell’art. 38 del decreto 133/2014, appellandosi alle Regioni perché lo impugnino davanti alla Corte Costituzionale e amplificando la mobilitazione esistente sul territorio.

“In tutte le regioni interessate dalla mobilitazione di questi giorni – si legge in una nota diffusa dalle associazioni ambientaliste – sono l’Eni e le compagnie straniere, come la Northern Petroleum, la Petroceltic, la Global Petroleum, la Spectrum geo limited, la Geo Service Asia Pacific, a farla da padrone a mare, mentre a terra il dominio dell’Eni è incontrastato nel nostro Paese, grazie a royalties che sono in Italia da due a otto volte più basse che nel resto del mondo e a canoni di concessione ridicoli. Condizioni di favore per i petrolieri che consentono di mettere a rischio in Puglia zone costiere protette come Torre Guaceto o aree marine protette come le Tremiti; di porre sotto la servitù petrolifera su tre quarti del territorio della Basilicata e di tenere in ostaggio il parco nazionale dell’Appennino lucano Val D’Agri, e di minacciare l’istituendo parco nazionale della Costa Teatina, con lo scellerato progetto della piattaforma e nave di stoccaggio galleggiante di Ombrina Mare”.

“E’ quindi la Basilicata – è conclude la nota – a subire i maggiori impatti delle attività petrolifere a terra, dove dalle tre concessioni (Gorgoglione, Serra Pizzuta e in particolare, in Val d’Agri) proviene oltre il 70 per cento del petrolio estratto in Italia”.