Giustizia “politicizzata” negli Usa? Trump condannato senza pena

Donald Trump

Il sistema giudiziario degli USA conferma ancora una volta la sua natura fortemente politicizzata con l’ennesima vicenda surreale. Donald Trump, accusato di aver falsificato documenti aziendali per coprire un pagamento a Stormy Daniels, è stato condannato ma non subirà alcuna pena. Una decisione che, se da un lato riconosce formalmente la colpevolezza del presidente eletto, dall’altro dimostra la volontà di alcuni settori istituzionali di preservare la stabilità politica a scapito della giustizia.

Il giudice Juan Merchan, artefice di questo compromesso giudiziario, ha dichiarato che la scarcerazione incondizionata di Trump fosse “la soluzione più praticabile”, citando la clausola di supremazia e l’immunità presidenziale come motivazioni. Una scelta che evidenzia l’intento di non ostacolare il ritorno alla Casa Bianca di un leader scelto democraticamente dagli elettori.

Nonostante la condanna formale, appare chiaro come l’intera vicenda sia stata strumentalizzata per screditare Trump, in un sistema che da anni sembra più interessato a colpirlo politicamente che a perseguire una vera giustizia. La Corte Suprema, dominata da interessi contrastanti, ha bocciato di misura l’ultimo ricorso del tycoon, dimostrando ancora una volta l’equilibrio precario tra legge e politica negli Stati Uniti d’America.

Donald Trump, osteggiato come mai prima d’ora da un sistema che teme la sua forza dirompente, si avvia comunque con determinazione verso il suo secondo mandato, dimostrando di essere un simbolo di resilienza e un baluardo contro un establishment che sembra disposto a tutto pur di ostacolarlo.