Vai dove ti porta il cuore

Vincenzo Calafiore

Vai dove ti porta l’amore

 

Di Vincenzo Calafiore

2 Maggio 2024 Udine

“ …. Io non ho voluto

mai, e mai vivrò da assoggettato.

Piuttosto meglio vivere da

Appartato! Così è stato e sarà

fino alla fine …… “

 

Vincenzo Calafiore

 

 

All’alba da queste parti il cielo è pieno di nuvole, nere e gonfie di pioggia, sono talmente tante da non vedere l’orizzonte, ove si incrociano i destini di tanti in apparenza estranei: quarantenne disilluso dalla vita in fuga, si consola bevendo pina colada giorno e notte; la vedova assillata dai ricordi che gioca a poker, il vecchio e sciancato che passa il suo tempo a leggere e fare i cruciverba, con la memoria che srotola pellicole su cui è rimasto impressa la sua vita, il disoccupato che ha scelto una fontana per sedersi a pensare …. Tutti questi potrebbero essere dei personaggi per un buon libro ma sono gli appartati, i cosiddetti narratori del nulla e lo fanno con uno stile serrato che alterna lampi di ironia a momenti pensosi, circumnavigando l’eterno conflitto tra le aspirazioni umane e la realtà, l’amore.

Come in fondo siamo “ appartati “  tutti noi, resilienza nemmeno una maniera, un’astronave che ci porti fuori dal mondo.

Ed ecco che l’universo s’aggruma allo sguardo, non ci sono mani, labbra, parole! E’ come se mi mancasse il mondo; io che il più delle volte la notte rubo coriandoli, stando attento a come mi muovo agli gnomi. Io che a volte raccolgo pezzi di me nei ghiacci di notte, sparsi ovunque da cane rabbioso, mentre scivola nella mente silenzioso il pensiero di te, tu che non hai mai capito quanto amore ci mettevo anche solamente guardandoti.

La mia deludente illusione è stata, che la conoscenza e la cultura fossero riuscite a dare senso e compiutezza alla mia vita, anche le parole come me, non hanno più vita lunga, poco di tutto si salva. Forse nella dimensione della scrittura le cose prendono vita, realtà e significato come una sorta di figure adempiute, ma è ugualmente inconcludente, resta il cammino.

Il cammino che continua ancora nonostante il tempo l’abbia apparentemente, forse, consumato, perché nonostante tutto continua, e la ricerca è il senso della vita, dell’amore …  e paradossalmente i conti non tornano mai.

Noi, sommersi nel gorgo delle estraneità, braccati da fantasmi cani rabbiosi in questa selva d’esistenza, inquinata e devastata dal nulla.

Con consapevolezza condividere il senso di estraneità, il senso delle passioni cercando la vita, addolcendo di pari passo il decesso della memoria, si smentiscono la cultura e la conoscenza che non possono restituire significato a tutto.

Ci rendiamo conto io e te che ci restano rarefatti lembi di memoria e di vita, le coscienze sono destinate a trascinarsi in un mondo di solitudine.

Forse non pensiamo di essere “ tutti “ di passaggio su questa terra, nella nostra vita e in quella degli altri.

A volte diventiamo memoria, a volte storia da raccontare o da ricordare, da dimenticare, tutto dipende da noi.

Invecchiare è come diventare poveri, si ha meno di tutto, meno gente che ti cerca, meno occasioni di vita; in questo c’è un’alleata ed è la dimenticanza, è l’ultima carezza della vita, una specie di sconto di pena per chi vive troppo e ha più ricordi dello stretto necessario. Ma tu cerca di rimanere nel mio domani, in un’altra alba ancora