Milioni gli italiani con una malformazione dell’arto inferiore: come si può intervenire?

piedi Foto di Pexels da Pixabay

I numeri emersi dal 99.esimo congresso della Società italiana di ortopedia e traumatologia evidenziano come ad oggi sono 2 milioni gli italiani che presentano una malformazione dell’arto inferiore. La più diffusa è il piede torto congenito, seguita dall’alluce valgo e dal piede piatto. L’incidenza cambia in base al sesso: i maschi sono il doppio delle donne. Il 70% di queste malformazioni interessa bambini in età pediatrica.

Ma si può intervenire? Abbiamo posto la domanda agli esperti di step salute, il cui staff da oltre 20 anni si occupa di assistenza sanitaria. “Sebbene ci siano trattamenti non invasivi per l’alluce valgo, l’intervento chirurgico è il trattamento che porta a risolvere il problema che affligge tantissimi italiani” sottolineano i professionisti dell’assistenza sanitaria. “Numeri alla mano l’intervento per l’alluce valgo è la prima causa di chirurgia del piede nella donna e la seconda nell’uomo, eseguibile sia con: mini-invasiva percutanea, tecnica open”. Sul portale stepsalute.it viene trattato l’argomento in modo approfondito evidenziando come si tratti di una deformità ossea del piede a predisposizione genetica, che riguarda in particolare la donna.

Nel caso dell’alluce valgo il primo metatarso tende verso l’esterno, spingendo l’alluce sulle altre dita. Se la borsite, detta anche “cipolla”, si manifesta nelle forme più acute e ciò arreca dolore e si ispessisce, per via del contatto costante con la calzatura, bisogna intervenire.

Per intervenire sull’alluce valgo la tecnica mini invasiva è la privilegiata. Il personale sanitario effettua piccoli fori e tratta la patologia senza eseguire incisioni significative. I medici consigliano di sottoporsi ad intervento se il valgismo dell’alluce aumenta tanto in un semestre; se il dolore è persistente e se la borsite è talmente accentuata da provocare difficoltà a calzare le scarpe. Si interviene quindi in caso di condizioni acute che compromettono la qualità della vita del paziente. Per quanto riguarda i ragazzi l’operazione viene valutata a partire dai 16 anni perché prima la fase di accrescimento deve essersi conclusa.

Esistono differenti tecniche operatorie ad iniziare dalla tecnica a cielo aperto che comporta un’incisione che espone l’articolazione da trattare. Poi viene effettuata la resezione dell’osso sporgente (osteotomia) con successivo riposizionamento e fissaggio dello stesso con mezzi di sintesi (come viti e barre). La tecnica open è sempre meno preferita a favore della chirurgia mini-invasiva.

La chirurgia percutanea mini-invasiva prevede gli stessi step chirurgici della tecnica open, ma senza l’incisione che espone l’articolazione e senza l’impiego di mezzi di sintesi.

La chirurgia mini-invasiva consiste nell’effettuare piccoli fori in cui vengono inseriti gli attrezzi chirurgici e il microscopio, che consente di vedere su monitor le strutture interne. Viene quindi effettuata la sezione della parte ossea sporgente, riposizionando il metatarso centralmente. Viene eseguita in anestesia locale, per cui la dimissione del paziente è celere.

La durata dell’intervento per l’alluce valgo è di mezz’ora. Il recupero post operatorio dell’intervento, indipendentemente dalla tecnica, è di all’incirca 1 mese. Questo perché trattandosi di resezione ossea serve il tempo per potersi consolidare.

Si può deambulare quasi subito senza problemi, per pochi minuti. È sconsigliato stare in posizione eretta per troppo tempo e bisogna limitare i movimenti il più possibile. La tecnica percutanea necessita del controllo del bendaggio da parte del chirurgo dopo i primi 15 giorni. Dopo un mese sarà possibile indossare nuovamente delle scarpe comode e dopo 2-3 mesi si potrà riprendere la pratica sportiva.