Quel nostro grande niente

Calafiore

Quel nostro grande niente

 

Di Vincenzo Calafiore

08 Febbraio 2024

Che strano è il significato che abbiamo dato al vivere, alla vita.

Che strani sono i diversi oneri ai nostri si, ai no.

Eppure nella più grande normalità e senza alcuna differenza o distinguo ci arroghiamo a chiamare una semplice – esistenza – vita.

Ma non è proprio così, la < vita > è tutta un’altra cosa e, secondo la filosofia greca, la risposta alla domanda che bisognerebbe di tanto in tanto porsi: cosa sia la vita, bè, questa sta nella filosofia stessa come – discorso – e – modo del vivere -.

Emblematica, a questo proposito, è la figura di Socrate, a cui Platone attribuisce questo apoftegma ( detto breve e sentenzioso ):

“ Una vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta” !

 

La filosofia ellenistica indica altresì la strada degli esercizi spirituali, “ dell’imparare a vivere”.

Per Zenone Cizio, fondatore dello stoicismo, << Lo scopo della vita è di vivere in accordo con la natura >> .

Il bene e il male risiede là dove è possibile raggiungerli secondo la maniera di come se ne fa uso, è facile per tutti fare la cosiddetta – ricerca – non quella che intendeva Socrate, ma di come fare la qualunque cosa, perfino l’intima sessualità ormai pappa quotidiana in quei appositi siti.

Non è questo il significato di vivere, ma non lo è neanche la folle corsa all’accaparramento di denaro con qualsiasi mezzo, legale e non.

 

Amo troppo la filosofia greca o ellenistica, forse la mia anima è greca e mi definisco uomo greco perché vuol dire fra le altre cose prendere sul serio la morte. Prendere sul serio la morte dà il senso del limite ( quello che manca a questa Società) .

Il fondamento etico per i greci non sta nei comandamenti, ma nel senso del limite.

Oggi, che la sessualità è ampiamente sdoganata, la domanda è la ricerca di senso, si fatica a trovare il senso della propria esistenza, poiché viviamo nell’età della tecnica, che ci prevede come funzionari di apparati.

La lezione di Socrate sui nomi legati alla realtà contro il volgare e pazzesco “ genderismo” dilagante; vista la confusione avanzante e dilagante bisogna sicuramente ripartire dai fondamentali, dalla filosofia, dalla filosofia greca.

Bisogna leggere il “ Cratilo”di Platone (In esso è trattato il problema del linguaggio, o meglio, della correttezza dei nomi. Protagonisti del dialogo sono SocrateErmogene e Cratilo).  Non per Platone ma per Socrate. Questo dialogo sui nomi, sulle parole, sul linguaggio l’ho letto due, tre volte, un testo difficile specialmente nella sezione etimologica ma prezioso in questo tempo del genderismo dilagante.

La donna è la capacità di generare ossia la persona dotata di – utero – non solo di vagina, oggi purtroppo considerata solamente che una vagina, e quindi di proprietà, di possesso, di violenza, di femminicidio.

 

Ci vorrebbe forse più contemplazione per non morire stritolati dalla panacea digitale.

Contemplazione, contemplare. C’è qualcuno che oggi usi termini come questi?

 

Il termine “teoria”, oggi usato per indicare la costruzione metodica di un pensiero che renda conto di fenomeni complessi, riprende il greco antico “theoria”, che in Platone e Aristotele equivaleva a conoscenza contemplativa, l’opposto dell’azione. Il contemplare non modifica, non interpreta, non logicizza i suoi oggetti, ne “realizza la realtà” senza desiderio di possederla e dominarla.

In sintesi come un vedere, conoscere e vivere “le cose come sono”, forse tornare a imparare a essere umani.

Forse dovremmo nuovamente imparare a essere più umani!

Se contemplare è riscoprire la bellezza, il significato della vita, il web certo non lo è, forse lo impedisce anche.

Il web è la struttura dell’intrattenimento, dell’informazione, della comunicazione è raro trovare un’etica dell’intelligenza. L’intelligenza artificiale disattende la mediazione umana. La dimensione virtuale in realtà ha creato un pervertimento dello spirito della contemplazione, ha falsificato il contatto autentico con la natura”. Un’umanità iperattiva, ipercinetica che manchi di sufficiente contatto diretto con l’anima o con tutto quello che è anima, è un’umanità votata all’autodistruzione persino senza saperlo!