Il vero miracolo è vivere

Calafiore

Il vero miracolo è, vivere

 

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Gennaio 2024 Udine

Un tempo si usava dire: sarà il tempo a giudicare, a proposito di eventi che hanno lasciato il loro segno, ma oggi il tempo “ invecchia in fretta “ passa rapidamente o perde senso in questa era del tempo reale e della simultaneità.

Ora esistono confini sfumati, questo è un tempo di valori da ridefinire, e guerre più o meno vicine.

Noi come personaggi di un brutto racconto viviamo e siamo espressione, sofferta, di questa realtà, siamo alla ricerca di un autore capace di farci tornare alla misura umana, a un’esistenza intensa, preziosa e poetica, e questo autore è Dio.

 

Siamo dei personaggi umani noi – vecchi –  in un presente quotidiano di umanoidi, ma che vivono in un passato, che riemerge, e dona senso a quel che si vive.

La verità è che tutti indistintamente siamo segnati, attraversati da una storia continua, caotica, disordinata, tragica in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto delusi e amareggiati; vorremmo tornare a un ex mondo che non esiste più.

E ora eccoli pesare dentro di sé tutti quegli avvenimenti disastrosi, -rincalcati l’uno sull’altro- come bottiglie di plastica accartocciate su se stesse.

 

Questo è il tempo che tutto cambia velocemente, segna, riesce assieme ad essere lieve come la coscienza, allussivo come certi vocaboli e aggettivi scelti con cura dai manipolatori di coscienze e dagli dei di carta di questo odierno, scelti con cura; la cui cifra di valenza resta materiale.

 

Questo disorientamento mi ricorda Tristano che si chiedeva:

<< La vita … appare un po’ qua un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, dopo è un mucchietto di sabbia e qual è il granello che sostiene l’altro? >>, mi verrebbe voglia di rispondere: è Dio!

Di Tristano resta alla fine solo un profilo, un’impronta a due dimensioni che ricorda l’ombra stampata su un muro liquefatto dalla perversione, dalla violenza d’ogni genere che sempre più dilagano, sempre più pregnano gli animi, le coscienze.

 

Una “ volta “ il tempo era un  – notturno indiano -, il fascino e il senso di una cultura meno razionale di questa un po’ rabberciata, un po’ decadente.

Ora un crepuscolo, di indefinita nostalgia che vive chiunque si accorga  dello scorrere vertiginoso della vita e allo stesso tempo avverte che il suo principio di realtà si fa indefinito.

E dietro le apparenze, le violenze, la sessualità drogata, la svendita personale per un pugno di denaro, per la notorietà, per il successo …. E poi?

 

Forse bisognerebbe tornare alla realtà effettuale di ognuno di noi, a far la guardia alle rovine desolate ma umanissime del presente, perché l’inverno del nostro scontento non sia soltanto protesta o acredine.

 

La notte non segna il tempo, non è solo assenza, ma anche attesa della luce, che viene sempre! E su questo varrebbe la pena di riflettere.