Buone notizie: occupazione vola al 61,8% il nuovo massimo storico, l’inflazione scende allo 0,8%

Buone notizie per il Governo Meloni: l’occupazione ad ottobre vola al nuovo massimo storico (61,8%) e l’inflazione a novembre scende allo 0,8%, ai minimi dal marzo 2021. A fotografarlo è l’Istat secondo la quale ad ottobre il numero degli occupati si attesta a 23 milioni 694 mila e registra, rispetto all’anno precedente un aumento di 455 mila dipendenti permanenti e di 66 mila autonomi. Inoltre il numero dei dipendenti a termine è sceso di 64 mila unità. Quindi l’occupazione si fa più stabile e meno precaria. L’aumento della disoccupazione al 7,8% (0,1 punti rispetto al mese precedente) è un segnale positivo perché vuole dire che calano gli inattivi e crescono le persone in cerca di occupazione. Anche tra i giovani dove la disoccupazione è arrivata al 24,7% (+1,5 punti). Di conseguenza, il tasso di inattività scende al 32,9% (-0,2 punti).

Rispetto a settembre, l’aumento riguarda i soli dipendenti permanenti, che superano i 15 milioni 700 mila, mentre calano sia i dipendenti a termine che gli autonomi. Nel confronto annuo, il numero di occupati supera quello di ottobre 2022 del 2% (+458mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Rispetto ad ottobre 2022, inoltre, cresce il numero di persone in cerca di lavoro (+0,9%, pari a +17mila unità) e cala il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,2%, pari a -531mila).

“Un nuovo record storico di occupazione nel nostro Paese, il 61,8%, quasi mezzo milione di occupati in più rispetto a ottobre 2022. E aumentano soprattutto i contratti a tempo indeterminato. Avanti così, cresce l’Italia” commenta suu X il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Iniziano a notarsi gli effetti della stretta monetaria e della crisi economica: a novembre l’inflazione è scesa allo 0,8%, ma al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,4% su base mensile e un aumento di 0,8% su base annua, da +1,7% del mese precedente. L’ulteriore calo – spiega l’Istat – risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei Beni energetici, della dinamica di alcune tipologie di servizi e della nuova decelerazione del ritmo di crescita dei prezzi dei beni alimentari. L’inflazione acquisita per il 2023, cioè la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno, è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari freschi). Frena ancora il carrello della spesa a novembre: su base annua, i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona segnano +5,8% (da +6,1% del mese precedente) mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +5,6% a +4,8%.