No one can stop me é forza, rinascita, respiro

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Le parole più cattive spesso le diciamo a noi stessi, rifugiandoci in pensieri negativi che non ci appartengono. É ora di lavorare sulla nostra anima, di amarla, di amarci, di dirle le cose più belle. Solo così nessuno può fermarci, nessuno può definirci, se non noi stessi.

No one can stop me é nata all’improvviso, quasi con l’esigenza di mandare un po’ di forza dentro le anime di tutti. Spero possa la gente capire quanto vale e che nessuno può essere fermato, se solo ci si arma di determinazione e un pizzico di autostima.

Il Brano uscirà con l’etichetta Rumori Digitali di Giuseppe Fisicaro.


Leviosa è un progetto che nacque in piena quarantena, dove tutti urlavano “andrà tutto bene” dandosi forza e speranza.

Scrivevo brani, strimpellavo melodie con la mia tastiera, ma ero completamente persa, in un limbo che non comprendevo.

C’è una persona nella mia vita (dovrei correggermi utilizzando il passato ma mi viene complicato), è colei che mi spronò a scrivere ciò che mi frullava per la testa. In classe mi permetteva di usare gli auricolari, premevo play ed entravo nel mio mondo. Solo così riuscivo a scrivere temi, saggi brevi e poesie.

Puntualmente mi guardava di sottecchi e poi mi sussurrava: “Claire De Lune?” ed io sorridevo imbarazzata, indovinava sempre. In verità ero proprio ossessionata da quel brano; diventò poi la nostra colonna sonora. Pomeriggi interi a casa sua a studiare insieme, pausa merenda ed una dose di chiaro di luna.

Questa persona per me è un pilastro, la persona che più mi è entrata nel cuore, la persona che più capiva Desirée (quella piccina, quella che già alle scuole medie custodiva per sé tanti segreti tra un attacco di panico e una risata).

Qualche mese fa mi sono svegliata con una strana sensazione allo stomaco: era paura.

Chi mi conosce sa che non riesco a parlare delle mie sensazioni, mi è davvero difficile, ho troppi muri; a volte sono così alti che mi viene la claustrofobia, come fossi chiusa dentro una stanza.

Come quel giorno.

Avevo un forte bisogno di parlare con lei, ma come avete forse ben capito, non avrebbe mai risposto alla mia chiamata.

Tastiera davanti a me, una penna e il cellulare pronto a registrare. Le dita hanno suonato degli accordi, come se stessero danzando con l’aria che riempiva la mia stanzetta, la voce è andata per i fatti suoi e ho iniziato a raccontare a lei tutto ciò che mi passava per la mente.

Una liberazione. Dopo mezz’ora avevo il brano davanti, dieci minuti dopo decisi di mandarlo a colui che investe il suo tempo, i suoi soldi e sogni con me. Era fatta.

Avevo partorito Leviosa, avevo abbassato i muri e avevo permesso alle parole di uscire senza ostacoli, spiegando ciò che le mie budella percepivano come ansia. Sono riuscita, con tutto il coraggio che ho in corpo, ad aprirmi col mondo intero.