Impazza la moda del “quasi gratis”

quasi gratis ph pixabay

Trovare un modo per ottenere prodotti e servizi gratis è la nuova sfida degli acquirenti della Rete. Grazie alle nuove strategie di marketing delle imprese del web, che spesso puntano sulla gratuità per accaparrarsi nuovi potenziali clienti, non mancano le occasioni per poter utilizzare prove free di servizi oppure per ricevere campioni omaggio da piattaforme di sampling come ad esempio ScontOmaggio o OmaggioMania.

Le prove “quasi gratis” e il valore dei dati

Queste ultime piattaforme, nello specifico, richiedono di registrarsi al sito oppure alla mailing list dell’azienda sponsorizzata, per ottenere direttamente a casa dei campioni gratuiti di beni a lunga conservazione, come, in primis, cosmetici, prodotti per la casa, cibi per animali, bevande, integratori, e così via. La prova, che richiama in modo visibile quella degli “assaggi” nei punti vendita fisici ad opera dei promotori incaricati sul territorio, in realtà è gratuita “con riserva”, ovvero è “quasi gratis”.

Le aziende che vendono online hanno sempre e comunque il profitto come obiettivo ultimo, e questo può essere generato attraverso diversi e progressivi step: uno di questi è l’acquisizione dei dati personali dei potenziali acquirenti, al fine della costruzione del database e delle attività di profilazione. Ricevere omaggi e campioni in prova viene dunque spesso ripagato dall’inserimento di dati anagrafici, ma anche di indirizzi di spedizione fisici, oltre all’indicazione di gusti e preferenze. Talvolta la ricezione di campioni omaggio è soggetta a condizioni, ovvero se si va a ritirare quel prodotto presso un punto vendita, oppure se si effettua una spesa anche minima sullo store. I termini e le condizioni delle offerte vanno per questo sempre letti con attenzione, visto che quello che può sembrare completamente gratuito in realtà è, appunto, “quasi gratis”.

Il testing dei servizi

Finora si è parlato dei prodotti, ma i consumatori del web sono anche utenti, nel senso che sono soliti iscriversi ai più svariati servizi, da quelli di intrattenimento a quelli di utilità.

Anche in questi casi esistono delle prove dei servizi “quasi gratis”, sempre in cambio di dati personali alla registrazione. Ne sono un esempio le tv on demand che offrono un periodo di visione free del proprio catalogo di film e serie tv, come Paramount + e Mediaset Infinity, ma anche Amazon Prime Video, che è gratuita sempre ma solo per chi è utente Prime di Amazon. Anche le piattaforme autorizzate di giochi a distanza prevedono dei benefici “quasi gratuiti”, come ad esempio i bonus senza deposito e i giri gratis dei casinò sulle slot machine o su altri titoli del catalogo digitale. Gli utenti per poterne beneficiare devono compilare la form di registrazione e, anche se non è richiesto alcun deposito iniziale, devono obbligatoriamente fornire nome, cognome, e-mail e numero di telefono.

Nel caso delle tv on demand il guadagno delle aziende sta anche nel fatto che può essere previsto un rinnovo automatico, mentre nel caso delle piattaforme di gioco è il primo contact point col potenziale utente quello che conta ai fini delle strategie di acquisizione di nuovi clienti.

In ambito ludico delle tecniche promozionali sulla scia del “quasi free” sono anche quelle delle app gratuite di giochi presenti sui principali store: molte di esse sono completamente gratuite, ma possono prevedere annunci pubblicitari o acquisti in “app”, sia per andare avanti nei livelli di gioco che per comprare i prodotti sponsorizzati dalle varie aziende.

Sempre restando nel settore dell’entertainment digitale, anche le aziende di videogiochi rilasciano spesso versioni gratuite di titoli in imminente uscita, le cosiddette versioni “demo”, che però sono incomplete: se si vuole il gioco nella sua interezza, è necessario pagare per l’acquisto. In questo caso si fa leva sulla curiosità: in poche parole si concede un assaggio, nella speranza che l’utente non possa trattenersi dall’acquistare il software di gioco completo.

Il modello freemium

Quello appena descritto altro non è che un tipo di applicazione del modello “freemium”, un tipo di strategia che ultimamente è piuttosto diffusa tra le aziende che vendono servizi digitali.

In base a questo approccio software come piattaforme di cloud, elaboratori grafici, strumenti di post-produzione foto e video, ma anche app di contenuti musicali – ad esempio Spotify e YouTube – vengono offerti a costo zero nella loro versione base. Si tratta però di versioni che possono contenere degli spot pubblicitari, oppure che possono essere limitate negli spazi di archiviazione e di estensione, così come in alcune funzionalità speciali.  Per questo motivo chi passa alla versione “premium”  può accedere a tali servizi senza alcuna limitazione, pagando un abbonamento che può essere anche offerto a prezzi competitivi e vantaggiosi. Ecco dunque spiegato il termine “freemium”, che rappresenta una perfetta sintesi tra “free”, ovvero gratuito, e “premium”.

Viaggi e case… quasi gratis

Ormai la formula del “quasi gratuito” è talmente consolidata che, ad esempio, anche una sezione di Ebay si chiama così, mentre esistono anche piattaforme come “Viaggi Quasi Gratis”, che catalogano offerte di viaggio ribassate fino all’80 per cento rispetto al prezzo di partenza, puntando sui gruppi di acquisto, come avviene anche all’interno di portali stile Groupalia.

Non solo: da qualche anno, grazie all’iniziativa di alcuni comuni italiani, si mettono in vendita, tramite speciali bandi, anche delle case o altri immobili al prezzo simbolico di un euro, per la riqualificazione del territorio, e con l’impegno della ristrutturazione da parte dell’acquirente.

C’è anche chi – a titolo di curiosità – vende auto a prezzo irrisorio, a patto che si accetti di girare con la pubblicità di un’azienda sulla fiancata della macchina. In questi casi più che in altri è sempre bene informarsi con attenzione: quello che emerge, però, è un quadro che vede il marketing sempre più votato al ribasso estremo dei prezzi, quantomeno per far parlare di sé.