L’idea del Governo Meloni: detenzione differenziata per sopperire all’affollamento delle carceri

carcere sbarre

Il tema delle carceri è una questione annosa, tornata alla ribalta in queste ore a seguito dei 3 decessi in solo 2 giorni. Due donne si sono tolte la vita (una si è suicidata, l’altra si è lasciata morire di fame e di sete) nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Un uomo si è impiccato nella sua cella nella carcere di Rossano.

Il Ministro Nordio si è recato a Torino per manifestare la solidarietà del Governo Meloni. “Ogni suicidio in carcere è un fardello che ci angoscia” ha dichiarato Carlo Nordio. Il problema delle carceri è grave e servono soluzioni urgenti compatibili con i vincoli di bilancio dello Stato. L’ex magistrato punta sulla detenzione differenziata. “Tra i detenuti molto pericolosi – spiega Nordio – e quelli di modestissima pericolosità sociale c’è una situazione intermedia che può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi”. Costruire nuove case circondariali “è costosissimo, è impossibile sotto il profilo temporale – ha aggiunto – ci sono vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici. Con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria”.

Chi è stato condannato con pene brevi e per reati bagatellari, che non destano allarme sociale, potrebbero avere un trattamento detentivo differenziato, in strutture da riadattare e rendere idonee, ma che hanno una conformazione compatibile con le carceri, con muri, garitte, locali chiusi e anche spazi aperti che potrebbero essere utilizzati per il lavoro e per lo sport. Saranno i singoli provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria a contattare le articolazioni del demanio e del ministero della Difesa, a livello territoriale, per effettuare una ricognizione delle caserme disponibili.

Vicinanza da Nordio è stata espressa al personale delle carceri e ai familiari delle vittime. La prima è Susan John, nigeriana, detenuta con fine pena nel 2030, mamma di un bambino. La donna si è lasciata morire di fame e di sete. La seconda è una giovane di 28 anni, con problemi di tossicodipendenza alle spalle, che si è impiccata venerdì 10 agosto.