Le “mille anime” di Motta Filocastro tra storia, memoria e sguardo verso il futuro

La risposta ai tanti enigmi che stanno inquietando il presente, non è l’altrove, ma è nel genius loci del suggestivo borgo, un controcanto in un tempo in cui le identità delle piccole comunità sembrano destinate a sparire sotto le macerie provocate dalla globalizzazione e dalla frantumazione delle relazioni virtuali dei social media. Fondamentale l’attività culturale e sociale dell’associazione “Il Tocco” che da oltre 10 anni organizza eventi originali di riscoperta del patrimonio etno-culturale del suggestivo borgo. Nel programma estivo diversi gli appuntamenti, come l’importante simposio letterario (15 luglio) dedicato allo scrittore Pietro Lazzaro, nato nel 1912 nel piccolo borgo (fraz. di Limbadi), autore del romanzo Mille anime,in cui rievoca uno spaccato sociale e antropologico della comunità del villaggio sospesa nel tempo, “fuori del corso storico” il cui destino è una predestinazione di apocalisse o visione distopica; la passeggiata emozionale “Timpi Timpi” (22 luglio) e la rievocazione medievale “Filocastrum Fest” (9 agosto) giunta alla IX edizione.

 

Il controcanto della storia nell’opera dell’associazione culturale “IL Tocco” 

Diventa sempre più ricco e più coinvolgente il viaggio nella storia del borgo con lo sguardo rivolto al futuro. Quest’anno si declina nelle “mille anime”, immagine tratta dal romanzo di Pietro Lazzaro che evoca, come controcanto alla predestinazione delle “mille anime del villaggio” sospese “nel tempo e fuori dal tempo” ma senza futuro, l’identità ritrovata di Motta Filocastro, che guarda lo Stretto e “il mare da dove nascono i miti” (Giuseppe Berto, 1956) a tradurre le memorie dei popoli e delle genti del Mediterraneo.

A tracciare con impegno, passione e capacità organizzativa è l’associazione culturale “Il Tocco”. Per luglio e agosto diversi gli appuntamenti. Un programma ricco che vedrà il primo evento nel mese di luglio, con l’atteso simposio sullo scrittore e saggista Pietro Lazzaro, previsto per il 15 luglio (nato a Motta Filocastro, fraz. di Limbadi,  nel 1912. È prevista la partecipazione, tra gli altri, dei due figli dello scrittore, Enzo e Bruno). Poi a seguire la seconda edizione di “Timpi Timpi”, Una passeggiata emozionale attraverso le colline Mottesi, arricchita da momenti di degustazione gastronomica, suoni e balli. Partendo dal piccolo borgo di Motta Filocastro, si potranno visitare punti d’interesse storico e culturale nelle campagne limitrofe, tra i quali il Santuario della Santa Croce, la grotta basiliana di Tavolari e i ruderi del Convento francescano. Le proposte gastronomiche saranno curate da rinomate aziende e cantine del territorio. Il 4 agosto, per la seconda edizione la mostra “Arte in Borgo”, estemporanea di pittura rivolta a bambini e bambine dai 5 ai 10 anni. Dopo aver passeggiato per le vie del paese i partecipanti, guidati da artisti del posto, realizzeranno la loro piccola opera per rappresentare lo scorcio, la casa, la via che più ci ha colpiti. A coronamento delle iniziative il già collaudato “Filocastrum Fest”, come al solito previsto per il  9 agosto 2023, giunto alla IX edizione. Un’occasione veramente unica per immergersi, quasi per incanto, nella magica atmosfera del Medioevo: in questa occasione nel centro storico di Motta Filocastro viene ricostruita una città medievale della seconda metà del secolo XI con mercati, artigiani, musici, commedianti, giocolieri, falconieri, trampolieri, sputafuoco, danzatrici, popolani e nobili, inseriti in un contesto urbano che conserva ancora ben presenti le tracce dell’antico passato. Il particolare periodo storico evocato è quello in cui Ruggero I D’Altavilla, Gran Conte di Sicilia e Calabria, nella seconda metà del secolo XI a Motta Filocastro, a dominare sul territorio sottostante, fece costruire un castello con dodici torri.

Ormai sono tanti gli anni che l’associazione culturale “Il Tocco” con la partecipazione di tutta la comunità e la collaborazione della parrocchia, svolge una attività di riscoperta culturale e di conoscenza del territorio, in cui ha coniugato l’arte e la tradizione etnico-popolare (canti, balli e strumenti musicali), la storia del borgo, il cibo, il paesaggio naturale, le impronte e le testimonianze che gli antenati hanno lasciato in eredità. Un patrimonio materiale e immateriale da custodire per le future generazioni, ricco e multiforme che ha bisogno di essere riconosciuto e riscoperto per far venire fuori l’identità di una comunità con tanti volti, a partire dalle “mille anime” di Pietro Lazzaro, come le tessere di un mosaico.

Ed è la forza soprattutto dei giovani che animano l’associazione, a partire dal presidente Graziano Ciancio e del direttivo composto da Ivana Limardo, Remo Calandruccio, Sablin Contartese, Monica La Malfa, Sivana Restuccia, Maria Teresa Ingegneri, Giovanni Muzzopappa, Orsolina Pisano, Vincenzo La Gamba, Giuseppe Mercuri, e di tutta la comunità che si unisce. Lo spirito è nella consapevolezza che il futuro si possa costruire con lo sguardo rivolto al passato, come l’albero che affonda le proprie radici per diventare più forte ed elevarsi.

La risposta ai tanti enigmi che attraversano il presente con inquietudine è nel genius loci della comunità.

Lo aveva intuito oltre cinquanta anni addietro Ernesto De Martino:

“Coloro che non hanno radici, che sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo (…)”. (E. De Martino, da: Il mio villaggio,di Albino Pierro, 1959).

Lo spirito è quello di riscoprire gli autentici valori che si respirano quando si sta insieme, quando si vive la collettività e la convivialità, quando si comunicano dei messaggi, non attraverso gli impulsi elettronici di un codice binario con uno schermo che anestetizza e spegne il linguaggio emotivo, ma con la viva voce e il vero dialogo attraverso il corpo, in cui si generano intuizioni che permettono di avere visioni e sogni.

Gli eventi che attendono la comunità di Motta e i tanti affezionati visitatori sono stati anticipati da una esperienza significativa, la camminata nelle “Terre margie”, che si è svolta nel mese di maggio (domenica 14),  per riscoprire gli antichi itinerari di campagna con ambienti naturali e rurali e della vegetazione spontanea. Il percorso ha attraversato un suggestivo paesaggio ricco di ecosistemi.

Tanti i partecipanti che hanno potuto osservare quanta diversità di flora attraversi il territorio dove è inserito il borgo e quanta bellezza si nasconda nelle vallate che i fenomeni meteorologici e gli agenti atmosferici hanno creato nei secoli. I camminatori-esploratori hanno potuto vedere come i contadini si siano adattati al territorio lasciando una serie di testimonianze, testimoniati ad esempio dai poetici casolari di breste (mattoni di terra cruda) che si armonizzano nel paesaggio con naturalezza. E sono questi i veri segni della cultura, quando si ha rispetto della natura: quando invece la trasformazione è affidata alle macchine e si esclude il laboratorio delle mani dell’uomo, si genera la distruzione di quella che definiamo creazione culturale e siamo di fronte ad un’operazione che produce artificio e deturpa l’ambiente sfregiandolo, perché si è persa l’anima che portava con sé un innato sentimento della bellezza, fatto di misura e di rispetto dell’ambiente naturale.

 

I visitatori hanno vissuto una esperienza che non dimenticheranno, scandita anche dalla esperta guida botanica di Giovanni Limardo (docente di discipline agrarie) che conosce il territorio fin dalla sua infanzia e che ha una particolare sensibilità verso la natura e i suoi segreti agenti. Inoltre, nello stesso giorno grazie all’impegno dell’Archeoclub di Vibo Valentia e della sua presidente Anna Murmura, era possibile visitare la chiesa della SS. Romania, con guida gratuita.

Ritorno alla natura, ricreare luoghi di incontro e ritessere le relazioni umane per sfuggire alla deportazione nei nuovi lager artificali e virtuali

Mentre i nuovi poteri imperiali globali, sempre più concentrati in poche mani, portano avanti il segreto progetto di vampirizzare ogni forza centrifuga, per omologare e uniformare le diversità culturali territoriali (“la mutazione antropologica” e il “genocidio culturale” denunciati da Pier Paolo Pasolini ne Gli scritti corsari dei primi anna Settanta) si registra invece una controspinta, un controcanto, un ritorno all’origine, alle comunità periferiche che diventano il fulcro da cui ripartire per ricostruire una nuova storia (questa che ci troviamo alle spalle sta mostrando il mostruoso volto segnato dalla disumanità, dalla ingiustizia e dall’inganno) in cui i protagonisti sono le persone che sentono il bisogno umano di incontrarsi fisicamente, emotivamente, per esprimere linguaggi e sentimenti che sfuggono al controllo della svariate piattaforme virtuali, i “non luoghi” costruiti per disorientare le nuove generazioni e distruggere la loro identità e diversità biologica, biografica, antropologica, e deportarli nei nuovi lager artificiali con il controllo totale della loro psiche e del corpo (totalitarismo tecnocratico), senza che ci sia la possibilità di identificare i propri carnefici.

In questo frangente storico, l’autentica ricerca culturale deve essere caratterizzata dalla traduzione di linguaggi che fanno crescere il sentimento e l’identità collettiva con l’impegno etico sociale, estetico, come resistenza e lotta contro il degrado che sta attraversando l’attuale società continuamente manipolata dalla propaganda mediatica in mano a poteri oligarchici e plutocratici che vorrebbero ridurre gli esseri umani ad umanoidi, da poter manovrare come burattini, anonimi codici digitalizzati:  il pensiero, la riflessione, la contemplazione, le relazioni umane e la coscienza etica e spirituale, il linguaggio della natura, sono considerati dei virus pericolosi dal sistema tecnocratico, in quanto non possono essere controllati e confezionati sulle piattaforme (cioè rendere le “forme piatte”, altra parola spia dell’appiattimento linguistico e cognitivo), e quindi da eliminare nella spazzatura come immondizia.

Ecco che le piccole comunità come quella di Motta Filocastro attraverso l’azione dell’associazione culturale “Il Tocco” anche in modo spontaneo, reagiscono e resistono al progetto di erosione dei sentimenti, delle emozioni, di cancellazione delle memorie e identità biologiche, biografiche, geografiche e antropologiche che si generano nel rapporto fisico, vivo con le creature umane e con quelle partorite da Madre Terra.