Rinaldo Marcianò: non solo professore ma maestro di vita

La storia umana e professionale ha suscitato tante emozioni durante il primo concorso di Enogastronomia dedicato al docente scomparso 5 mesi fa improvvisamente. Nella sede dell’Ipseoa “E. Gagliardi” (martedì 16 maggio) la partecipazione corale di colleghi, amici e di tutto il personale scolastico che hanno voluto testimoniare un abbraccio caloroso alla famiglia    

La vera storia è nei sentimenti che fioriscono con spontaneità. Si ha consapevolezza di questa verità in determinati momenti in cui si intrecciano molteplici emozioni: quando familiari, amici, colleghi si ritrovano per ricordare chi ha saputo lasciare eredità di affetti e valori umani profondi. È successo all’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo Valentia (martedì 16): tutta la Scuola si è ritrovata per raccontare l’uomo Rinaldo Marcianò, il docente, lo chef, l’amico fraterno, il maestro di vita. Un ricordo corale che ha abbracciato tutta la sua famiglia: la moglie e i quattro figli ad ascoltare silenti e commossi. È stato un filo che si è teso e disteso lungo tutta la mattinata, in suo nome. L’occasione, a cinque mesi dalla sua scomparsa (18 dicembre), un Memorial associato al primo concorso Enogastronomico, con un sottotitolo che sintetizza l’eredità che ha consegnato Rinaldo Marcianò: “Non solo un professore ma un Maestro di vita”.

Un racconto scandito nel corso della preparazione e presentazione dei 12 piatti in gara. E il prof. Rinaldo Marcianò è riapparso con il suo sorriso, con la sua contagiosa bontà, con il suo sguardo capace di comunicare il linguaggio della sua innata generosità. Così la Scuola è diventata “Scuola di vita”: una famiglia, una comunità, un ritrovarsi, un riconoscersi al di là dei ruoli e delle aule, come ha testimoniato la dirigente scolastica prof. Eleonora Rombolà: “E’ bello essere qui per ricordare, ma credo che sia anche difficile pensando alla moglie e a tutti i familiari a cui rivolgiamo un affettuoso e caloroso abbraccio di un intera comunità scolastica che si incontra per riconoscere il valore del prof. Rinaldo Marcianò, un valore attestato sicuramente in una dimensione professionale, ma anche e soprattutto umana.”

Ed è stato questo il più importante insegnamento di Marcianò, come è stato ribadito durante il Memorial: un patrimonio di valori autentici in un universo mediatico dove tutto diviene spettacolo, consumo, clamore, ma effimero, superficiale, senza contenuti veri. Per questo, lo ha ribadito anche la Ds Rombolà, l’intenzione è quella di istituzionalizzare il concorso con la partecipazione di altre scuole.

Ad accompagnare questi passaggi Antonio Macrì, amico e collega di Marcianò (ormai appartenente alla schiera degli ex, dal ‘74 dentro al “Gagliardi” sia come alunno che come docente) che ha presentato l’evento e con la DS Rombolà a contrassegnare i vari momenti. Entrambi hanno ricomposto come in un mosaico le tessere del ritratto di un uomo semplice, vero, umile, che sapeva comunicare con lo sguardo. Lo ha ricordato sempre la dirigente scolastica raccontando come del prof. Marcianò – nelle poche occasioni avute di incontrarlo, essendo alla guida della scuola da settembre – è rimasto impresso non la voce ma il suo sorriso, la sua silente espressione capace di dare risposte più significative di ogni parola.

Tanti i momenti di commozione. Come quello della prof.ssa Antonella Araneo durante la presentazione iniziale della figura del prof. Rinaldo Marcianò. Poi il prof. Pino Cardamone (che insieme al prof Antonio Ramondino ha coordinato l’organizzazione tecnica del concorso), non ha saputo contenere la commozione nell’esprimere lo spirito con il quale è stato pensato l’evento. Al di là della competizione, ha ribadito il docente di Enogastronomia, il “Memorial ha lo scopo fondamentale di ricordare un uomo che ha lasciato nel cuore di chi lo ha conosciuto delle impronte che saranno indelebili”.

Ma qual era il segreto che ha saputo infondere il prof. Marcianò? Per chi lo ha incontrato e non ha avuto la possibilità di approfondire la sua conoscenza, ha potuto cogliere la sua semplicità, il suo sguardo carico di luce che rifletteva attraverso il sorriso. Chi invece ha avuto modo di condividere con lui tanti momenti nell’arco del sua esperienza sia come docente e inevitabilmente da amico, ha scoperto la sua profonda fede. Lo ha testimoniato Domenico Altamore (personale ATA congedato lo scorso anno), confessando che il prof. Marcianò gli ha trasformato la vita, grazie alla sua profonda fede. E poi anche Franco Fazio (anche lui da qualche anno fuori dalle aule), ha voluto ricordare il suo legame con Marcianò citando alcuni versi di una poesia di Pablo Neruda (Chiedo silenzio), un inno alla vita e alla rinascita.

Anche Giovanni Benvenuto, componente della Commissione, ha potuto respirare l’atmosfera che si è creata e ha sentito il bisogno di esprimere i suoi sentimenti. Ricollegandosi al motivo principale per cui è stato organizzato il concorso, all’unanime spirito che ha unito la comunità scolastica nel ricordo del prof. Marcianò, ha spiegato: “Spesso, per noi studenti, non tanto quando siamo studenti, alcuni professori ci rimangono nel cuore, quasi come un padre, come una figura importante che ci guida. Il professore che motiva può dare la spinta ad andare avanti, a tirare fuori il proprio talento. Al contrario, un docente sbagliato può anche pregiudicare il destino di un ragazzo. Per questo è importante ricordare una figura come il prof. Marcianò”.

Tra i protagonisti che in tanti anni hanno fatto la storia del “Gagliardi”, condividendo i vari momenti di soddisfazione ma anche di impegno e di responsabilità personali, l’ex dirigente scolastico Carlo Pugliese. Ha espresso la sua gratitudine alla DS Rombolà per lo spirito con cui ha concepito il ruolo di guida di una scuola complessa, carica di responsabilità ma anche di gratificazioni. Nel suo intervento ha ricordato il prof. Marcianò, la sua professionalità e la passione che lo hanno contraddistinto. E poi le soddisfazioni, come quando il “Gagliardi” è stato scelto al Quirinale in un gran galà organizzato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del suo primo mandato; ma anche i tanti concorsi a livello nazionale in cui gli studenti del “Gagliardi” hanno dimostrato di essere tra le eccellenze in Italia.

Non è mancato anche il vivo ricordo della prof. Maria Oliverio, che ha  rammentato la sua prima supplenza al “Gagliardi” con la compresenza del prof. Marcianò:  “Abbiamo avuto sempre classi insieme costruendo un ottimo rapporto. Ho lavorato sempre bene anche l’ultimo esame, lo scorso anno, con il suo indimenticabile sorriso. Per me un ricordo indelebile.”

A coronamento di questo prezioso tessuto di sentimenti la breve, commossa e toccante testimonianza della moglie, Rosetta. Carica di emozione ha semplicemente voluto esprimere il suo ringraziamento a nome di tutta la famiglia, avvolta dal corale affetto di tutta la scuola: i quattro figli a partire da Emanuele che ha seguito le orme del padre e membro della commissione, e poi Giosuele, Elisabetta e Mirian insieme ai 5 nipotini e due in arrivo.

L’altro racconto: la storia emotiva che i prodotti narrano dentro i piatti

Poi l’altro racconto, quello del cibo con la presentazione dei 12 piatti che hanno accompagnato il concorso e la Commissione a degustare e ascoltare: composta dal figlio di Marcianò Emanuele nella veste di presidente (esperto di Ristorazione ed Enogastronomia), dalla DS Eleonora Rombolà, da Giovanni Benvenuto (vitivinicultore, enologo e imprenditore), da Fausto Raniti (esperto in Enogastronomia e Gran Maestro della Ristorazione AMIRA e AIBES) e da Filippo Battaglia (Maestro Pasticcere e dell’Arte Bianca).

A contendersi la scena non solo i futuri chef e pasticceri, ma anche le storie dei prodotti, i costi, i macro e micro elementi che compongono gli ingredienti, le proprietà nutrizionali, le calorie, le vitamine, le proteine, i sali minerali, l’elaborazione e i segreti che ogni piatto esprime. Anche gli studenti portavano, insieme alle microstorie dei piatti, i loro linguaggi emotivi che andavano a comporre la degustazione della commissione. Dalle spiegazione di carattere tecnico alle evocazioni di antichi sapori e come il territorio può partorire la sua anima attraverso l’identità della tradizione culinaria, ispirata allo stile del prof. Marcianò, del rapporto che il cibo intrattiene con l’ambiente di origine, da cui trae anche la sua originalità. Questo significa anche la storia degli uomini di questa terra, del mondo contadino, delle fatiche e dei sacrifici associati all’amore e alla passione che ci sono dietro i prodotti.

A rappresentare in una felice coniugazione tra passato e futuro, diversi vini delle “Cantine Benvenuto”, abbinati ai piatti, e sono andati a comporre il racconto dell’identità del territorio, come hanno messo in luce gli studenti, menzionando i riconoscimenti che ha avuto non solo a livello nazionale ma internazionale.

Tra i criteri di valutazione oltre al racconto del piatto e alla sua elaborazione, il premio “Identità Marcianò”, l’utilizzo dei prodotti del territorio, la presentazione cromatica e visiva (effetto wow), l’interpretazione di gruppo, l’abbinamento del vino, insieme alle tecniche innovative, alla sostenibilità ambientale dei prodotti, all’attenzione ai valori nutrizionali e al recupero delle tradizioni.

Come ha ribadito il prof. Cardamone, questo primo concorso ha avuto come finalità quello di ricordare il prof. Marcianò, e quindi nella competizione non ci sono né vincitori né perdenti, ma solo un misurarsi avendo come valore la partecipazione. Infatti è stato dato a tutti un riconoscimento: ai primi classificati delle targhe e a tutti gli altri le medaglie. Ma il ruolo della Commissione non si è limitato solo alla degustazione ma anche ad esprimere una valutazione applicando determinate criteri in modo rigoroso.

L’esito del Concorso tra le 12 brigate 

Ultimata la fase della presentazione dei piatti e dell’attribuzione del relativo punteggio, si è passati alla consegna dei vari riconoscimenti. A classificarsi al primo posto il piatto della brigata della IV F (Corso serale, Andronaco Pasquale, Lo Faro Miriam, Mazzitelli Marcella, Calfapietra Sara, Tripodi Pietro), con “Code di cipolla primitiva di Tropea su crostone ai 5 cereali e tuorlo d’uovo dorato”; secondo classificato il piatto “Tagliatelle di seppia con favette e quenelle di cipolla in agrodolce con crumble piccante” preparato dalla IV E (La Vecchia Nazzareno, Bartucca Barbara, Mercuri M. concetta, Muzzupappa Rossana, Artusa Cristian); terzo classificato il piatto “Baccalà mantecato con crema di piselli novelli e crostini di pane integrale” preparato dalla brigata della VF (Corso serale, Barilaro Enrico, Voronenko Tatiana, Serraino Susanna, Restuccia Domenico, Scannadinari salvatore); quarto classificato “Tournedos di vitello ‘Enotria’ al profumo di mandarino (piatto con preparazione alla lampada) preparato dalla brigata della VB (Sala, Baldo Sharon, Marcias Elisabetta, Taiuti Lorenzo, Marino Giulia, Lobriglio Francesca Pia); quinto classificato il piatto “Ravioli di ricotta caprina e funghi porcini, vellutata di asparagi, con cuolins di peperoni, scaglie e cialda di pecorino del Poro” preparato da una brigata composta da studenti della VE e della IV G (Carnovale Luca, Mondella Alessandro, Di Nardo Antonino, Costa Fortunato, Lico Emanuele).

Altro momento emozionante la consegna delle targhe-ricordo e dei riconoscimenti con la partecipazione di tutto il personale che era dietro le quinte e nei laboratori.  E poi il momento importante della convivialità – che rappresenta il DNA dell’Ipseoa “Gagliardi” con un grande buffet a cui hanno partecipato i tanti ospiti e tutto il personale scolastico.

Tra le diverse presenze quella del presidente del Consiglio di Istituto del “Gagliardi” Concetta Marcello, del presidente della Associazione Italiana Persone Down (AIPD) di Vibo Pino Bagnato, Francesco Silipo (socio storico della sezione Calabria AIBES) e Franco Corapi (Presidente Dipartimento solidarietà ed emergenza Sic Calabria).  Ai docenti già citati c’erano presenti Pina Macrì, Angelo Orlando, Pino Galati, Gianni Frijia e Pasquale Panetta.

Le testimonianze 

Nel corso dell’evento vari momenti hanno attraversato i sentimenti e le emozioni, come gli interventi a partire da quello della DS Eleonora Rombolà:

“E’ bello essere qui per ricordare, ma credo che sia anche difficile pensando alla moglie e a tutti i familiari a cui rivolgiamo un affettuoso e caloroso abbraccio di un intera comunità scolastica che si incontra per riconoscimento il valore del prof. Rinaldo Marcianò, un valore attestato sicuramente in una dimensione professionale, ma anche e soprattutto umana. Chi, come me – senza retorica – ha avuto modo di incrociare nel breve cammino può, con slancio sincero, portare una testimonianza di un segno che è stato lasciato. Non è sempre facile, quando si approda in una nuova scuola, di una scuola che ha dentro tante scuole, che, chi mi ha preceduto, come il preside Carlo Pugliese, potrà testimoniare meglio e più di me, si corre il rischio di essere travolti da un turbinio di sensazioni e di emozioni. Il prof. Marcianò era sicuramente un punto fermo, perché rasserenava, perché uno sguardo buono, un fare che lascia intendere senza parole, perché alcune persone parlano con lo sguardo, con un sorriso, come il prof. Marcianò, di cui sinceramente non ricordo il timbro della sua voce. Parlo con pudore del prof. Marcianò che ha fatto la storia di questa scuola, ma la storia dei rapporti umani. Quando vi è una morte improvvisa spesso si dicono delle frasi di circostanza. Invece la comunità è rimasta gelata, attonita. Nella convulsione di telefonate e messaggi il dolore sincero ha colto tutti.”

Un particolare significato ha assunto la testimonianza dell’ex dirigente Carlo Pugliese, che ha vissuto le varie vicissitudini che hanno contrassegnato il passaggio dalla vecchia sede all’attuale e in virtù del rapporto che aveva stretto con il prof. Marcianò:

“Sono particolarmente emozionato principalmente per due motivi: per il caro Rinaldo, e poi dopo aver combattuto per 7 anni e poi gli ultimi tre siamo riusciti ad avere questo istituto. Sono orgoglioso dell’esito del mio impegno con l’aiuto, le competenze e il sostegno dei tanti professionisti che ci sono in questa scuola”. Inoltre ha espresso un elogio alla nuova dirigente perché in pochissimo tempo è riuscita a cogliere l’indole del prof. Marcianò: “La descrizione non fa una piega. In qualche frangente parlava anche con la bocca ed ero entrato nel suo cuore. Ho il privilegio di poter dire che con me addirittura si confidava. Grande uomo e grande professionista. Non ricordo mai, in 10 anni, di averlo sentito alzare la voce. Riusciva ad impostare dei rapporti affettuosi con gli alunni. Complimenti alla dirigente per come è riuscita ad entrare in pochi mesi nell’anima della scuola, per la passione e il senso di appartenenza, come ribadivo nei collegi, che ti fa superare gli ostacoli.”

 

Altro intervento significativo quello della prof.ssa Maria Oliverio che ha  ricordato il suo trascorso quando ha fatto per la prima volta la supplenza, ricordando la classe III D con poche ore e la compresenza del prof. Marcianò:  “Abbiamo avuto sempre classi insieme costruendo un ottimo rapporto. Ho lavorato sempre bene anche l’ultimo esame, lo scorso anno, con il suo indimenticabile sorriso. Una persona speciale perché sapeva essere molto professionale ma anche ironico, sdrammatizzava con i ragazzi, li incoraggiava e li sgridava con simpatia. Per me un ricordo indelebile.”

Poi la toccante testimonianza di Domenico Altamore (ATA che ha lasciato la scuola lo scorso anno). Ha ringraziato per l’invito tutti coloro che hanno collaborato per l’evento “in ricordo dell’amico, del collega, del fratello. Il mio è un ricordo particolare: va oltre a quello del collega della scuola. Con lui ci chiamavamo infatti fratelli. Ogni mattina quando ci incontravamo ci salutavamo con ‘buon giorno fratello’, e questo ha suscitato la curiosità di alcuni. ‘Ma è vero che siete fratelli? Lui amichevolmente rispondeva ‘sì, siamo fratelli. Siamo fratelli in Cristo.’ Perché lui era un uomo di chiesa e di fede. Questo lo possiamo dire e non dimenticare. E quando diceva questo mi dava tanto orgoglio, perché mi sentivo suo amico. Non posso dimenticare quando mi consegnava la liturgia della domenica. Noi facevamo tanti ragionamenti. Lui è stato capace di trasformarmi da quando ci siamo conosciuti. Lui ha lavorato su di me. Rinaldo aveva una profonda fede. Ha trovato le parole per farmi cambiare, a non farmi più bestemmiare. Lui ha lavorato su di me e mi ha trasformato. Devo dire grazie a lui perché è stato grande, non lo posso dimenticare.”

Altra testimonianza commovente quella del prof. Franco Fazio (per tantissimi anni docente al Gagliardi ed è stato anche docente del prof. Fausto Raniti come ha ricordato lo stesso docente insieme al prof. Angelo Orlando, delle vere istituzioni dell’Ipseoa:

“Non voglio ripetere gli episodi che abbiamo condiviso – ha esordito commosso – e che sono stati ricordati prima. Voglio ricordarlo con alcuni versi trovati per caso di una poesia di Pablo Neruda, dal titolo Chiedo Silenzio. In questi versi ho sentito un legame profondo con Rinaldo. ‘Chiedo silenzio./ Non crediate che io muoia,/ mi accade tutto il contrario./ Accade che ho vissuto tanto/ e che altrettanto voglio vivere./ Lasciatemi solo un giorno./ Chiedo il permesso di nascere’. La morte è solo l’inizio di una nuova vita – ha spiegato Fazio – una vita eterna lontano dalle sofferenze, e illuminata dalla presenza di Dio. Rinaldo ti voglio pensare così: vivo con il tuo sorriso, che resterà per tutti noi la dolce sintesi del tuo ricordo.”