Carlo Fuortes lascia la Rai: ha presentato le dimissioni

telecamera Foto di Josep Monter Martinez da Pixabay

Il Governo Meloni dovrà porre un equilibrio in una Rai fortemente sbilanciata a sinistra. L’addio dell’ad Carlo Fuortes apre la strada al cambiamento. Il dirigente di Viale Mazzini ha comunicato le sue dimissioni al ministro dell’Economia e delle Finanze. “Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte – spiega Fuortes – Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato”.

Il recente Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto che interviene su enti e società pubbliche e che ha inciso sulle sulla scelta, da parte del governo Meloni, dei prossimi vertici della Rai e quindi su Fuortes. In base alla norma varata dal Cdm è stato introdotto un nuovo limite anagrafico per gli amministratori dei teatri lirici: 70 anni. Oltre quell’età decadranno. Uno degli effetti è mettere fuori gioco Stéphane Lissner, sovrintendente e direttore artistico del teatro San Carlo di Napoli. Fuortes ha deciso di dimettersi dalla Rai prima della scadenza (prevista nel 2024) per prendere il posto di Lissner alla direzione del San Carlo.

“Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale. Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico” precisa Fuortes. “Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai. Il Consiglio di Amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021”, commenta.

“Non posso, pur di arrivare all’approvazione in Cda dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze”.