Erba Medica: previsto un aumento delle superfici a +4%

riccardo severi ph uso stampa

Si avvicina il tempo delle semine e per gli agricoltori anche il momento in cui decidere quali. La grande siccità e soprattutto gli effetti che ha provocato nell’estate 2022 sono un ricordo ancora ben presente soprattutto per chi ha coltivato mais, coltura che nel nostro Paese, mediamente, lo scorso anno ha registrato un -30% in termini di rese proprio a causa della scarsità d’acqua destinata all’irrigazione dei campi e delle temperature molto elevate. Nonostante un inizio anno incerto, l’erba medica ha chiuso il 2022 con un bilancio positivo sia dal punto di vista delle quotazioni, che da alcuni mesi mantengono una certa stabilità oscillante tra i 330-350euro/tonnellata, sia da quello qualitativo che produttivo con un +20% rispetto al 2021.

Lecito a questo punto chiedersi quali possono essere le previsioni per il 2023. “Il nostro auspicio non può che essere quello di un aumento delle superfici coltivate a erba medica e a foraggere in generale – spiega Riccardo Severi, direttore di AIFE/Filiera Italiana Foraggi – L’attuale disponibilità di prodotto essiccato e disidratato italiano, la richiesta estera che rimane costante su livelli elevati e l’assenza di una concorrenza da parte di altri Paesi produttori ci induce a ritenere che da qui ai prossimi mesi le quotazioni non dovrebbero subire grandi variazioni riuscendo a mitigare, seppure in parte, gli elevati costi che alcuni produttori hanno dovuto sopportare lo scorso anno quando i prezzi del gas sono schizzati alle stelle. Dobbiamo sperare che il trend al ribasso dei costi energetici a cui stiamo assistendo in queste ultime settimane si mantenga e parallelamente le superfici destinate alla coltivazione di erba medica nel nostro Paese aumentino, perché non dobbiamo mai dimenticare quanto questa coltura risponda, oggi più che mai, ai parametri di sostenibilità ambientale, tutela della biodiversità e miglioramento del benessere animale che rappresentano i capisaldi dell’agrozootecnia, soprattutto dopo la recente introduzione della nuova Pac. Certo – continua Severi – viviamo tempi molto incerti e azzardare previsioni, soprattutto se improntate a un cauto ottimismo, potrebbe malauguratamente rivelarsi un boomerang. La quota di erba medica essiccata e disidratata che AIFE/Filiera Italiana Foraggi esporta all’estero è destinata ad aumentare e molto probabilmente dall’attuale 60% potrebbe arrivare a toccare il 70% perché in molti Paesi come il Medio Oriente e l’Asia la richiesta è particolarmente elevata, così come quella di seme, soprattutto in Stati dove non esistono problemi irrigui. Sostengo da sempre che l’erba medica deve essere considerata la medicina dell’ambiente e continuare a vederne l’utilizzo quasi esclusivamente in rotazione è uno sbaglio. La richiesta di proteine vegetali è in aumento, sottovalutarlo è un grave errore”.

Chi può fornire alcune stime, per quanto ancora approssimative, sulle superfici che quest’anno gli agricoltori italiani dedicheranno alla coltivazione dell’erba medica è Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi. “Le percentuali che abbiamo attualmente a disposizione sono per forza di cose ancora approssimative – spiega – ma riteniamo che in Italia le superfici destinate alla coltivazione di erba medica dovrebbero oscillare tra il 3 e il 4% in più rispetto al 2022, soprattutto in quelle parti del Paese dove questa coltura è maggiormente conosciuta e non rappresenta per l’agricoltore una sorta di incognita. Sempre in base alle nostre proiezioni, le superfici destinati alla produzione di mais dovrebbero diminuire in una percentuale compresa tra il 5 e il 7%, complice il disastroso andamento dello scorso anno quando i maiscoltori hanno dovuto fare i conti con una siccità e di conseguenza una resa produttiva che li ha fortemente penalizzati. Dati più certi li abbiamo per le superfici destinate a grano, che anche grazie al buon livello di redditività incassata dagli agricoltori in questi ultimi mesi, stimiamo siano aumentate di circa il 7%. La nostra attività ci insegna che l’agricoltore in genere difficilmente abbandona le coltivazioni a cui dedica da sempre la sua attività – conclude Tassinari – e proprio per questo l’aumento previsto delle superfici destinate a erba medica rappresenta un buon auspicio per il futuro. Per quello che ci compete, il nostro impegno è rivolto all’esecuzione di un progetto presentato al ministero delle Politiche agricole volto al miglioramento genetico dell’erba medica che ne favorisca una maggiore produttività”.