Riordinare la memoria

Riordinare la memoria

 

Di Vincenzo Calafiore

17 Gennaio 2023 Udine

 

“ Quando le parole riescono a scardinare

le grate della sofferenza quotidiana

abbandonano i luoghi bui e profondi

del “ rimosso “, consentendo così ai ricordi

di emergere, con tutto il loro carico

di emozioni e sensazioni che il tempo

non ha mutato, ma semplicemente custodito! “

Vincenzo Calafiore

 

Attorno a un’immagine, scriveva Italo Calvino nella sua lezione sulla visibilità, ne nascono delle altre ed è come se si formasse un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.

La scrittura poi cercherà l’equivalente dell’immagine visiva, in uno sviluppo tendenzialmente coerente, tendenzialmente, perché in realtà è una molteplicità di possibili che si connette tra sensazioni e pensiero, perché la somma di informazioni,, di esperienze, di valori solo potenzialmente si identifica in un mondo dato in blocco, senza un prima e un poi.

Il paesaggio della memoria finisce con l’apparire distante, alternativo alle visioni e alle sensazioni del presente.

Ed è nell’abitare questa distanza che forse sarà possibile cogliere lo spessore della mobilità delle forme che si accompagna al diverso percorso mentale.

La vita che si è persa, la vita che non abbiamo vissuto, la vita ritrovata?

In un paesaggio-memoria che scandisce l’accaduto o gli accadimenti con tutta l’irrevocabilità del giudizio e che fissa inesorabilmente ciascuno alla sua personale storia.

Un paesaggio che non è così semplicemente, come appare ad un primo sguardo.

E’ come una forza estranea e indistinta, seduta da qualche parte, provvedesse a riordinare i ricordi dando loro significato e freschezza come una storia del giorno prima.

Ma oggi, in questo tempo sbandato e mondo sottosopra che significato dare a quanto fa quella forza estranea e indistinta?

Quando le parole riescono a scardinare le grate della sofferenza quotidiana  abbandonano i luoghi bui e profondi del

“ rimosso “, consentendo così ai ricordi di emergere, con tutto il loro carico di emozioni e sensazioni che il tempo

non ha mutato, ma semplicemente custodito!

Rivivono così, luci e ombre del passato, di un’età dolceamara che parla attraverso immagini che si sovrappongono, si distinguono o si alternano, proprio come in un sogno, che trova però al risveglio le conseguenze dei nodi irrisolti della propria esistenza.

Può allora sembrare che il  “ soggetto” sia pronto ad affrontare il duro compito di riconciliarsi con il tempo: guardando con indulgenza alle ferite, cioè alla fine ritrovare la parte di sé smarrita, perduta.

Ci si scopre così capaci di emozioni e sentimenti, che sembrano nuovi e invece ci appartengono e sono fortemente connaturati.

Forse per meglio definire potrei utilizzare l’epigrafe di Stendhal:  “la scrittura è come uno specchio portato lungo una strada “ – La strada come metafora della vita. Lo specchio, iconostasi tra soggetto e oggetto, tra segno e significato, come metafora della mente.

  1. Auden scrisse: un nuovo stile di vita è un cambiamento del cuore! E’ un qualcosa di più di una ricercata idea letteraria. Proprio perché la mente si imbeve di ricordi, di sguardi, di pensieri, del respiro dell’anima.

Anche lì dove gli angeli non osano mettere piede ( M.C. Bateson ) !

Anche se non diciamo il nostro passato, è lì, come le linee di una mano, scritto negli spigoli dei giorni perduti, nelle griglie del tempo, nelle assenze, nelle lontananze …  è tutto lì !

Purtroppo dice Baudoleaire ne “ Il Cigno” , il tempo cambia più in fretta del cuore dell’uomo!