Camilla Iannacci: una riflessione importante sul trash e kitsch

Camilla Iannacci collabora con Giacinto Plescia nel blog Frame-Frames, trattando argomenti di ordine filosofico, scientifico, mediatico e sociale. I temi individuano nel connubio internet-vita reale una nuova dimensione: lo “human-tech-space”, in cui si dispiega l’esistenza di ognuno, un’info-spazio-tempo dotato di imprevedibilità, indeterminatezza che genera singolarità come avviene in topologia.

 

Su Frame-Frames, blog di Scienze e Humanities gli autori affrontano vari temi filosofici 

il principio di indeterminazione, la teoria delle catastrofi di Thom, i sistemi dinamici non lineari,e la teoria delle stringhe, il mito visto all’interno di spazi topologici come sistema autopoietico, la temporalità immaginaria ed il tema della bellezza che presuppone forma, misura, proporzione, mentre il sublime richiama grandezze incommensurabili

La bellezza e il sublime sono due poli in un continuo: un polo è la bellezza associata a un principio di organizzazione, l’altro rappresenta una disorganizzazione è la differenza tra due spazi topologici che s’incontrano come in un nastro di Möbius.

 

In uno degli articoli viene fatta una riflessione importante sulle parole trash e kitsch. L’obiettivo non è solo una ricerca etimologica ma capire in profondità il significato e il motivo per cui sono diventate un elemento distintivo della società moderna, soprattutto per quanto riguarda i media. All’apparenza sembra quasi che la popolazione veda questo fenomeno di costume come metro di giudizio della società. Ma è veramente così?

 

Per comprendere il fenomeno, forse, dobbiamo fare un passo indietro e andare all’origine dei vocaboli per poter distinguere la loro presenza così pervasiva nella società odierna e l’incidenza nei vari campi della cultura e del sociale.

 

Guida immancabile è il testo di Gillo Dorfles “Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto” che dalla prima edizione del 1968 ad oggi consente non solo un’interpretazione storica del fenomeno del “cattivo gusto” ma orienta nelle attuali tendenze.

 

Trash e kitsch: l’etimologia dei vocaboli

 

La maggior parte della gente quando ricorre a questi vocaboli ne sottintende il significato generale di “spazzatura”. In questo modo si vuole sottolineare che sia privo di valore e di importanza a livello sociale e culturale.

 

Trash è una parola che deriva dall’inglese il cui significato corrispondente in italiano al termine “spazzatura”. Viene usato per descrivere una situazione ai limiti dell’imbarazzante e di pessimo gusto. Sono trash quei video o contenuti che descrivono litigi e scenate per futili motivi enfatizzate da parole piuttosto colorite. 

 

La parola trash ha quindi un’accezione negativa atta a descrivere dei momenti volgari. La finalità dei contenuti trash è quella di accontentare i gusti più accomodanti e attirare allo stesso tempo i telespettatori di non elevato grado culturale ad un intrattenimento semplice e futile.

 

Il termine kitsch viene solitamente utilizzato per descrivere oggetti che sono considerati imitazioni di bassa qualità di opere d’arte vere e proprie oppure oggetti che si rivolgono a gusti comuni piuttosto che esclusivi. I due termini vengono quasi interscambiati per identificare totale assenza di qualità ovvero in oggetti e situazioni delle caratteristiche grossolane e dozzinali.

Camilla Iannacci sul trash e il kitsch

 

Il voler apparire a tutti i costi sui Social Media sta lasciando largo spazio all’ego. Non ha più nessuna importanza conoscere e trasmettere esperienze e contenuti ma prevalere e soddisfare il proprio egoismo. Si sta parlando di gruppi vasti e coesi di persone che inseguono le regole indotte dalla popolarità e dai “mi piace” dei social.

 

Il problema, però, non è strettamente legato al mondo virtuale ma anche a quello televisivo. Anzi, possiamo dire che il palinsesto televisivo detta legge sui programmi mediatici presenti in internet. Non c’è scampo. Lo spettatore laddove potrebbe essere partecipe, diventa schiavo e responsabile nello sdoganare il cattivo gusto: il kitsch,appunto. E l’aspetto triste della storia è che il fenomeno non accenna a rallentare.

 

Si assiste a dibattiti sui Social alquanto sconcertanti in cui prevale chi presenta idee e situazioni di vita che elogiano ogni sorta di prevaricazioni. Le offese vengono ripetute a oltranza come un diritto naturale ad imporre sé stessi a scapito della conversazione e della libera espressione del proprio parere, senza ascoltare gli altri e tenere in alcun conto le loro opinioni.

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La comunità è frammentata dall’individualità e personalità tese all’imitazione delle tendenze prevalenti  a scapito dell’originalità.

 

Nei luoghi di aggregazione e di incontri sociali si assiste a scene di guerriglia che paiono rubate al grande schermo e che minacciano la stabilità sociale. Un’era permeata dal trash e dal kitsch che fonda i suoi valori sull’apparire e non sull’essere.

 

Questa superficialità porta inevitabilmente a porsi poche domande significative. Si predilige seguire la corrente piuttosto che fermarsi a riflettere ed interpretare la realtà. Come se anche i pensieri, le azioni e i sentimenti fossero diventati fruibili ovvero da vendere e acquistare in base alle richieste del pubblico.

 

Si assiste ad un degrado generalizzato dell’essere umano e delle sue naturali qualità. Non si può nemmeno parlare di un processo involutivo poiché neanche in passato si è verificato un processo simile. Di fronte alle molteplici possibilità di potenziare il proprio bagaglio culturale e intellettivo, l’individuo preferisce porsi al riparo di quel “dubbio metodico” che da sempre è del pensiero critico e rifugiarsi nella pigrizia mentale nel disimpegno. Che sia questa l’unica conseguenza dell’evoluzione tecnologica?