Esiste ancora il senso di colpa?

Vincenzo Calafiore

 

Se mi venisse posta la domanda, come potrei definire questo

“ tempo  sbandato“ o ventennio, o secolo, che si sta vivendo ora, avrei delle grosse difficoltà; da un lato non si può o non si dovrebbe trascurare il notevole traguardo tecnologico e scientifico raggiunto, dall’altro il fallimento sociale, due facce della stessa medaglia.

Bene. Per la sua definizione quindi mi rifaccio o prendo in prestito una bellissima espressione di Merlino, il mago Merlino del mitico cartone animato “La Spada nella roccia “ quando ebbe a dire: è un “ guazzabuglio “ !

Non si contano più i misfatti, i crimini, le distruzioni e i lutti, causati dalle guerre, in ogni parte del mondo e solo per interessi politici ed economici. Ma la cosa più sconcertante, la più peggiore, è che in nome di questi, si decida di compierli senza il minimo dubbio, senza il minimo rimorso di coscienza o senso di colpa. Per queste motivate e giustificate azioni , non esistono “ sensi di colpa “ in quanto ritenuti effetti collaterali!

Questi “ effetti collaterali “ hanno un qualcosa di magico perché chi li commette, ha questo: lasciapassare !

 

Un piccolo passo in dietro …… Nell’Iliade, Omero, narra la caduta di Aiace, che colpito da un accesso di follia per opera di Atena, massacra gran parte delle greggi sottratte ai Troiani, credendo di uccidere i suoi nemici. Il mattino seguente, dopo essere rinsavito, piomba nella disperazione e sovrastato dalla vergogna, decide di togliersi la vita. Il mito greco di Aiace mette in luce le differenze tra la “società della vergogna” dell’antica Grecia e la “società della colpa” odierna. Per gli antichi greci non era importante la “voluntas”  dell’individuo, ma contava l’aver assunto un comportamento considerato riprovevole e disonorevole, a prescindere dalle responsabilità. Vergogna e senso di colpa caratterizzano il vissuto di ogni individuo e sono annoverate come emozioni “secondarie”, specifiche degli esseri umani, legate alla capacità di introspezione e socializzazione e basate su norme e aspettative comportamentali che coinvolgono il concetto di sé. Come non provare – vergogna – delle ruberie, delle truffe, o non provare un senso di colpa nell’aver causato un lutto, le guerre con tutti i suoi effetti collaterali, come adesso in questo inutile conflitto che tutti coinvolg.

Cos’è dunque che contraddistingue la vergogna dal senso di colpa?

 

La vergogna e il senso di colpa sono due emozioni spiacevoli. Il senso di colpa è secondo me un “sentire dentro”  inteso come la capacità di riconoscere le emozioni, i sentimenti, i punti di vista dell’altro, come se fossero propri. Per sperimentare il “ senso di colpa” è necessario inoltre assumere la prospettiva altrui, cioè riuscire a vedere, attraverso gli occhi dell’altro, le conseguenze del proprio comportamento e delle proprie attitudini.

Quando si prova il senso di colpa?

L’ingrediente fondamentale della colpa è l’assunzione di responsabilità che preclude il riconoscimento di aver generato un danno ad un altro, di averlo fatto intenzionalmente e di attribuirsi il potere di evitamento del danno causato. Quindi il senso di colpa è legato ad un’autovalutazione morale negativa, al contrario la vergogna risulta invece legata ad un’autovalutazione “non morale” o amorale, accezione non riconducibile al concetto di immoralità. Entrambe le emozioni comunque sembrano toccare la sfera dell’autostima.

Ma, mentre nella colpa, il dominio ricade su aspetti morali, nella vergogna ricade su aspetti estetici del sé, quindi non morali. In conclusione, non è possibile identificare la vergogna e il senso di colpa come emozioni negative e disadattive in quanto spiacevoli, poiché ogni emozione può essere adattiva o meno in relazione al contesto e alle strategie utilizzate per la loro regolazione.