Operazione Chimera: la sua parabola tra mito, storia e attualità

In questi primi giorni, sullo scacchiere russo-ucraino, con le manovre belliche, abbiamo visto all’opera non solo le milizie, ma anche i montatori di panna dell’informazione con servizi-fiction, reality show, videogiochi e pseudo giornalisti in versione set cinematografico. Così la disinformazione, la mistificazione, la manipolazione, l’inquinamento mediatico, sono diventati il pane quotidiano di cui si nutrono tanti ignari consumatori di notizie televisive. Sulla scena della realtà mediatica si sta portando a compimento la sperimentazione di una trans-informazione già praticata nell’emergenza pandemica, attraverso l’infodemia. Ci stiamo incamminando in una direzione senza meta dove ad imperare sarà il verso controverso del transumano metaverso?     

  «[…] Era il mostro di origine divina,
leone la testa, il petto capra, e drago
la coda; e dalla bocca orrende vampe
vomitava di foco: e nondimeno,
col favor degli Dei, l’eroe la spense […]»                                                             (Iliade VI, vv. 180-184)
“Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato”

(Albert Einstein, Lettera a Max Born, 4 dicembre 1926)

 

È impossibile dire che razza di urlo

sia il mio: è vero che è terribile

– tanto da sfigurarmi i lineamenti

rendendoli simili alle fauci di una bestia –

ma è anche, in qualche modo, gioioso,

tanto da ridurmi come un bambino.

È un urlo fatto per invocare l’attenzione di qualcuno

o il suo aiuto; ma anche, forse, per bestemmiarlo.

È un urlo che vuole far sapere,

in questo luogo disabitato, che io esisto,

oppure, che non soltanto esisto,

ma che so. È un urlo

in cui in fondo all’ansia

si sente qualche vile accento di speranza;

oppure un urlo di certezza, assolutamente assurda,

dentro a cui risuona, pura, la disperazione.

Ad ogni modo questo è certo: che qualunque cosa

questo mio urlo voglia significare,

esso è destinato a durare oltre ogni possibile fine.

(P.P. Pasolini, i versi sono tratti dal film (1968) e dal romanzo Teorema,1969)

Prologo: Chi avrebbe mai potuto immaginare che il mito potesse svelare la verità di questa nostra istoria?

Epilogo 

Non siamo nel regno del mito, quando la fantasia dei popoli antichi era feconda, ma in quello della bruta e brutale cronaca dei nostri giorni. E così scopriamo che la verità ha assunto le sembianze di una Chimera. Da quando qualcuno ha deciso che il mondo sarebbe ridotto ad una emergenza continua, e che questa condizione potrebbe prolungarsi forse all’infinito, quante versioni, conversioni e virate improvvise sono state consegnate ai posteri!

I protagonisti assoluti di questa danza sfrenata dionisiaca, trasformata in un grottesco e macabro balletto, sono sempre i media, con le tante maschere sulla loro scena interpretando magistralmente una farsesca tragicommedia. Ed è in questi primi giorni, sul fronte  di una guerra al momento non semplice da decifrare che inquieta, turba e smuove le coscienze narcotizzate degli europei e degli italiani, che tv di Stato, parastatali, canali privati, battitori e montatori di panna dell’informazione, hanno dato in pasto tra le fauci inferocite della Chimera la cronaca con narrazioni surreali.

Tutto incredibile, indicibile, impronunciabile, innominabile. Lo abbiamo sperimentato in passato: nelle guerre la prima vittima a cadere è sempre stata la verità. Ma anche in questi due anni di emergenza coronavirus sul palcoscenico mediatico si sono esibite le variopinte maschere che indossa il volto dell’informazione esercitando l’ipnosi collettiva. Siamo diversamente o inversamente informati, si potrebbe obiettare. E in questo spettacolo i comici sono gli assoluti protagonisti, come il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’ky. Ma  il nostro Paese ha fatto scuola essendo la patria della Commedia dell’arte (vedi Berlusconi e Grillo) e la sta facendo in verità, perché il comico ha sempre una doppia maschera o natura, il grottesco e il farsesco, che a sua volta nasconde il tragicomico. Torna alla mente la maschera di Totò nel film Siamo uomini e caporali (1955) o nella profetica Preghiera di un clown… che chiude il film “Il più comico spettacolo del mondo” (1953):

… Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C’è tanta gente che si diverte a far piangere l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.

Ma il nuovo zar dell’impero di Russia Vladimir Putin non ama le buffonate della commedia dell’arte (anche se ha stretto rapporti con Silvio Berlusconi in passato). E fa sul serio con le sue strategiche manovre militari in Ucraina. Ma supponiamo anche abbia riscoperto il verbo dell’ortodossia e voglia riprendere la disputa teologica del Filioque che ha causato il Grande Scisma d’Oriente nel 1054 tra la Chiesa ortodossa e quella latina, e riconciliare le due chiese sulla natura dello Spirito Santo, tra il credo ortodosso, che ammette un solo padre nella dottrina della Trinità, e quello cattolico, con la doppia paternità che procede sia dal Padre che dal Figlio (filioque). Oppure il segreto intento è quello di riportare la capitale della Grande Madre Russia all’origine, appunto a Kiev?

La Russia storicamente nasce dall’Ucraina, la cosiddetta Rus’ di Kiev, sorta verso la fine del secolo IX. Fu il più antico stato monarchico slavo orientale, fino a quando nel 1240 Kiev non venne rasa al suolo dai conquistatori tartaro-mongoli. E i cosacchi, nell’immaginario collettivo russo e polacco, vennero identificati con gli ucraini. Per capire l’indole del cosacco si legga Taras Bul’ba (1835) un racconto di Nikolaj Gogol o l’Armata a cavallo (1926) di Isaac Babel. Per Gogol i cosacchi rappresentavano “il vasto irresistibile slancio della natura russa”. Ma la grande storia dell’impero russo inizia con la caduta dell’impero bizantino, mentre in Italia fioriva il Rinascimento. Ivan III, detto il Grande, dopo la presa di Costantinopoli ad opera dei turchi Ottomani (29 maggio 1453), reclamò per Mosca l’eredità storica, religiosa, culturale e imperiale in quanto numerosi nobili, vescovi, scienziati, matematici, filosofi e personalità di alto rango dell’impero Romano d’Oriente emigrarono proprio in Russia, rafforzando l’immagine che potesse ereditare le sorti di quell’impero. Poi fu il nipote Ivan IV, detto il Terribile, che durante la sua incoronazione si autoproclamò zar (dal tedesco kaiser e dal latino caeser) di tutta la Russia con questo imperativo: Due Rome sono cadute ma non Mosca! E non vi sarà una quarta Roma! (1547).

Ma in tutta questa grande epopea ad un certo punto della storia calda e fredda, come la fusione nucleare o la temperatura dei media, secondo la definizione di M. McLhuan (Gli strumenti del comunicare, 1964), è sorta la natura snaturata della Nato: un innato patto che sta dannando l’erede dello zar, i cui tentacoli non solo tentano di insinuarsi nel cuore della Grande Madre Russa, ma hanno già avvinghiato l’Europa che, stretta nella sua morsa come il veggente Laocoonte, si ritrova ad aver smarrito natura ed identità per assomigliare sempre più ad una Chimera, con la testa di leone, la coda di drago o a forma di serpente e il corpo di capra, secondo la descrizione di Omero nell’Iliade. E nel suo DNA omerico-chimerico, di fronte al ratto d’Europa, la bella principessa, ad opera di Zeus nelle sembianze di un toro a stelle e strisce, si porta il dissidio amletico se essere o non essere, ma anche la sfida ai mulini a vento del mitico hidalgo don Chisciotte. E così, dopo aver scoperto, colonizzato e massacrato il continente americano, si sta compiendo la nemesi: i colonizzatori sono diventati colonia. Le nazioni europee con l’UE recitano il ruolo imposto da una regia che si trova oltreoceano e non sono altro che un’appendice di un potere il cui cuore pulsante si trova proprio in quelle terre che fino al 1783 erano alla mercé della corona inglese.

Cambiando il teatro tra guerra e pace, quelli erano i tempi in cui il personaggio prendeva la scena, ma le maschere non sono scomparse; anzi, come ha dimostrato Luigi Pirandello, nel Novecento hanno ritrovato nuova vitalità. L’etimologia della parola persona ci riconduce infatti alla maschera (lat. persona, probabile origine etrusca, “maschera teatrale”). Questo ci rivela che la nostra storia etimologica, psicologica, comunicativa e politica è legata in profondità al teatro. Il rapporto forma, vita, maschera, persona, personaggio, personalità, sono alla base della poetica dell’Umorismo e delle “maschere nude” di  Luigi Pirandello, con la quale ha cercato di demistificare alla radice la condizione esistenziale della società contemporanea dominata dal relativismo e dal nichilismo, in cui emerge il contrasto tra la forma-maschera (ciò che appare) e la vita (ciò che è), in quanto la realtà, secondo il drammaturgo siciliano, è inconoscibile, perché è un perenne divenire dominato dal caso.

Ne abbiamo avuto la riprova in questi ultimi due anni. Correva il 9 marzo del 2020 quando l’Italia sperimentava il primo surreale confinamento (con una barbarie linguistica definito ossessivamente lockdwon, la vera colonizzazione passa attraverso le parole) per l’emergenza Covid. In questi due anni è andato in onda lo spettacolo ad onde medie, lunghe e corte, in particolare sugli spalti del circo mediatico italico. Se la memoria non inganna i primi a recitare il nuovo copione sono stati coloro che si fregiavano del titolo di scienziati ed esperti del sesso del virus e che poi sono diventati dei pilastri dello star system, acclamati come divi e celebrati come divinità. Anzi, questa è la novità, la vera pandemia sono stati proprio loro con tanto di improvvisazioni, lazzi, sberleffi, mimiche, e recitazione a soggetto, degni della migliore tradizione della commedia dell’arte. Dall’origine del virus, ai dati sulla morte per l’infezione, a quelle taumaturgiche di prodotti (spacciati per vaccino) santificati e idolatrati. E in questa storia di fede assoluta nei miracoli della scienza occulta, all’indice dovevano essere messi tutti i miscredenti e gli eretici alla Giordano Bruno e persino alla Galilei Galilei: cioè tutti i disubbidienti, i dissidenti, i ribelli, coloro che hanno osato disconoscere la verità assoluta detenuta dal nuovo tribunale della Santa Inquisizione. Il novello capro espiatorio sono stati identificati come “novax”, una nuova categoria del male o dello “spirito cattivo” capace di ottundere il ben dell’intelletto, come tutte le formule pronte per l’uso, che non ammettono alcun tipo di spirito critico e di libero “pen-siero”, perché la fede nella divinità non tollera nessun dubbio: il culto è sempre occulto, da Mazda (Zoroastrismo) a il Dux, infine al nuovo deus Vax, così come ha predicato Ivan IV, detto il Terribile: “Tutti i sovrani russi sono autocrati e nessuno ha il diritto di criticarli. Il monarca può esercitare la sua volontà sugli schiavi che Dio ha dato. Se non obbedite al sovrano quando egli commette un ingiustizia, non solo vi rendete colpevoli di fellonia, ma dannate la vostra anima, perché Dio stesso vi ordina di obbedire ciecamente al vostro signore”.

La scienza è anche fede d’altronde. Lo ha testimoniato anche il fondatore del metodo scientifico sperimentale, Galileo Galilei: c’è una verità di fede e una verità scientifica in perfetta sintonia. Nella Lettera a Madama Cristina di Lorenza granduchessa di Toscana (1615) sostiene che sia la Sacra Scrittura che la Natura sono emanazioni dirette del volere divino: “… nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalla autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura sacra e la sua natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservatissima degli ordini di Dio…”. In questo passaggio riemerge il pensiero di Tommaso d’Aquino, che nella sua Summa conciliava la fede con la ragione, a sua volta richiamando anche Agostino, in quanto la fede arriva dove la ragione si ferma, cioè la ragione è ancilla della fede. Così, secondo la bibbia di questi nuovi santoni, la scienza non è più ricerca, osservazione, studio, esperienza sul campo, frutto delle “sensate esperienze e delle dimostrazioni necessarie”, ma fede, imperativo categorico nelle mani di un potere che decide quale sia la verità assoluta. Nonostante la Teoria dei Quanti e del principio di indeterminazione, nelle scuole scientifiche mediatiche impera l’apologia della Meccanica classica. Tranne poi  scoprire che sono loro stessi che non usano la logica alla base di ogni dimostrazione scientifica. Tranne poi scoprire che il virus è una chimera, che i dati sono una chimera, che i sieri miracolosi sono una chimera. E che tutto quello che è stato composto nel mosaico della pandemia è servito a fare affari colossali al gota della finanza da cui dipendono le industrie farmaceutiche e tutte le altre realtà industriali: tre fondi speculativi di investimento, Vanguard, Blach Rock e State Street, controllano direttamente e indirettamente tutti i settori produttivi a livello internazionale, da Big Pharma (con le diverse agenzie di controllo come OMS, EMA e AIFA), a Big Tech, alla telefonia, al settore energetico e delle rinnovabili, alle industrie belliche, dell’intrattenimento, degli autoveicoli, dell’editoria, dell’alimentare; alle compagnie aeree, del turismo, e naturalmente le banche e le agenzie di Rating e ogni altro settore come l’abbigliamento. Da ricerche effettuate e quindi documentate, sono stati calcolati che insieme, questi tre fondi, controllano oltre 25 mila società. Per questi “filantropi” alla Bill Gates o alla Rothschild (considerati i padroni del mondo e dell’Italia: maggiori azionisti della Banca d’Italia, e tramite Markus Agius, la JpMorgan e Rockefeller, controllano Mediobanca, Banca Intesa San Paolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena), investire sulle armi e sui farmaci per produrre profitti e avere il controllo delle persone come fossero dei burattini, è la stessa cosa: la vita umana per loro è solo merce, da marchiare con il codice QR code.

E’ bastato ibridare, o meglio, fare un “ogm bioinformatico”, nato dalle miracolose mani di qualche guru delle nanotecnologie (un nome a caso, Bill Gates) e i problemi dell’umanità sono scomparsi per virtù dello Spirito Santificato dalla Santa Sede e della Santa Inquisizione transumana. Una grande operazione di misticismo bio-informatico e cibernetico (che spiana la strada a quella dimensione della surrealtà definita come metaverso) a cui si sono inchinati la maggior parte dei governi mondiali, le sanità delle nazioni, le sovranità nazionali, e i popoli inermi hanno dovuto chiudersi nei loro labirinti impauriti, senza il soccorso provvidenziale di qualche avatar, ma terrorizzati dal monstrum e miracolosamente salvati dalla mani benedette della scienza mediatica a mRNA. Al macero costituzioni, istituzioni democratiche, carte dei diritti umani, e tutto quelle conquiste che con grande sofferenza gli uomini hanno ottenuto sacrificando la loro vita. Per la prima e seconda guerra mondiale ci sono voluti ben 5 anni di massacri e di efferati crimini per soddisfare le brame delle industrie belliche e dei loro plutocrati che godono delle disgrazie altrui e delle sofferenze di milioni di bambini e anziani, di madri e padri: tutto deve essere sacrificato sull’altare di “Diolucro”. Ci vorranno altri cinque anni per sfiancare le debole forze dei popoli e per depredarle delle loro residue sostanze, così le fauci mai carche della cupidigia saranno finalmente saziate?

Che siamo in guerra lo hanno detto e predetto fin dall’inizio dell’emergenza pandemica i nostri nobili guerrieri. E ogni guerra ha sempre il rovescio della medaglia e si combatte con armi lecite e illecite, all’interno e all’esterno delle case, dentro e fuori il corpo umano. Ed ogni guerra ha in serbo un arma segreta che muta ed è muta. Non c’è dubbio che ci possa essere un bel salto quantico nelle lotte per la conquista delle risorse e per la sottomissione dei popoli: dalla pietra siamo passati alla freccia, e da questa alla spada, poi alle armi da fuoco fino alla terribile bomba atomica. Adesso si è passati ad un agente segreto, che si combatte, guarda caso, solo con la nuova divinità a cui è stato dato un nome non molto evocativo, un novello dio degli eserciti composto da un miscuglio di elementi alchemici occulti, la cui onnipotenza si scaglia, con un parabolico disegno, urbe et orbi. Prima si conquistavano i regni, si asservivano i popoli; adesso le operazioni sono chirurgiche. Le battaglie dai campi aperti, con tanto di cavalli, arceri, fanteria e artiglierie, sono stati trasferite in quelli invisibili ad occhio umano, le cellule; e in questi bio-campi la nuova tecnologia è in grado di emettere e di ricevere informazioni con i nuovi servizi segreti, cioè la Spike a mNRA: una nano-chimera super intelligente che attacca il nemico appena cerca di entrare nelle nostre case. Peccato che abbia soltanto le chiavi per chiudere una porta, e guarda caso tutti gli altri ospiti indesiderati hanno libero ingresso, in quanto il vento spalanca continuamente porte e finestre per far entrare i discendenti della stirpe virale, battezzata Sars-Cov-2.

Sembra fantascienza, ma  questa è la nuova escatologia che la Santa inquisizione ha escogitato per la salvezza dell’umanità, disarmata di fronte all’invisibile demone: più potente di ogni arma visibile. Ecco perché siamo costretti ad affidarci agli oracoli dei nuovi sacerdoti, che hanno nella mani il sacro libro della verità. Ma noi profani non siamo in grado di sfogliarlo, di decodificare i suoi geroglifici. E siamo esclusi dalla sapienza assoluta, quella che definisce la natura della verità, e per la virtù trascendente, anche la realtà, che aumenta fino a diventare smisurata, disumana.

Corsi e ricorsi storici. La storia insegna ma non disegna, potrebbe essere il nuovo adagio. L’uomo non imparerà mai, perché quando si insinua la paura, difficilmente vedrà la trave ma sarà focalizzato nella pagliuzza, pronto a scagliare la pietra e immolare il capro espiatorio. La nuova categoria indistinta che è stata consegnata alla gogna e al linciaggio mediatico sono i “novax”. È facile il gioco, di una grande semplicità per chi ha in mano il dominio o il demone dei media. La mente degli uomini può essere così narcotizzata e ipnotizzata con il potere che ha Medusa di pietrificare lo sguardo. Le opinioni, con il corredo di sentimenti e pensieri,  diventano una docile pasta che si può plasmare a immagine e somiglianza dei detentori del quarto potere. Lo avevano spiegato Hermann Goering (braccio destro di Hitler), durante il processo di Norimberga:

“Ovviamente la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese»” (la citazione è riportata da un psicologo USA Gustave Gilbert nel suo libro Nuremberg Diary, pubblicato nel 1947). E’ semplice la strategia, quasi banale, come la “banalità del male”, descritta e analizzata da Hannah Arendt nell’omonimo libro (1963). Il disegno è chiaro: è come osservare le parti e le particelle dei fotoni alla luce del sole. Sono talmente luminose che non li vediamo. Sembra un paradosso, ma è quello che sta accadendo sotto gli occhi allucinati dell’homo videns.  Ora per incanto o per miracolo, l’ossessionante mostro (il chimerico coronavirus) è scomparso dalla scena mediatica, ma un’altra Chimera ha preso il suo posto e sta volando nel cyberspazio dell’Ucraina.

“Volevo solo dire che le idee che hanno enormi conseguenze sono semplici. E l’idea mia è tutta qui: se le persone corrotte sono tutte quante collegate tra loro e costituiscono una forza, allora basterà che le persone oneste facciano anche loro altrettanto. È così semplice.”(Lev Tolstoj, Guerra e pace)

Per sconfiggere la Chimera, il mito racconta che Bellerofonte, eroe figlio del dio del mare, chiese l’aiuto di Pegaso, il cavallo alato, servendosi del potere della stessa bestia mostruosa. Dopo aver immerso la sua spada nelle fauci della Chimera, il fuoco che usciva dalla sua bocca sciolse il piombo e il ferro con cui era stata forgiata l’arma, causando la sua morte. Quindi, per sconfiggere qualsiasi chimera, dobbiamo servirci del potere che usa per terrorizzarci, come lo scudo di Perseo che ha riflesso lo sguardo di Medusa contro se stessa. La menzogna diffusa attraverso la sirena dei media per narcotizzare le coscienze della massa, deve essere usata come un boomerang, facendo sciogliere nelle multiforme bocche il vile metallo, e tagliare la testa alla Medusa. Pier Paolo Pasolini, circa mezzo secolo fa, ha identificato la televisione come lo strumento principale della civiltà dei consumi, responsabile della mutazione antropologica e del genocidio culturale:

“Quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in odo storicamente differenziato. E allora questa acculturazione sta distruggendo in realtà l’Italia. Posso dire senz’altro che il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia.(/ febbraio 1974, Pasolini e la forma della città” documentario Rai, a cura di Paolo Brunatto).

A distanza di 20 anni il filosofo Karl Popper, proprio l’anno delle sua scomparsa, 1994, noto per aver elaborato il postulato del “principio di falsificabilità,” in ambito scientifico come criterio di demarcazione tra scienza e non scienza (a partire da La logica della scoperta scientifica, 1935), in un suo saggio si è soffermato sul ruolo politico della televisione:

“Ora è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse dio stesso che parla. E così sarà se continueremo a consentire l’abuso. Essa è diventata un potere troppo grande per la democrazia. Nessuna democrazia può sopravvivere se all’abuso di questo potere non si mette fine. Credo che un nuovo Hitler con la televisione avrebbe un potere infinito” (Karl Popper, Cattiva maestra televisione, 1994).

Domani, 5 marzo, ricorre il centenario della nascita di Pasolini, e le sue posizioni e analisi eretiche sui comportamenti degli italiani e sull’ideologia dei consumi, raccolti ne gli Scritti corsari e Lettere luterane, avevano previsto quello che i nostri sguardi divergenti possono osservare: la realtà trasformata in una chimera:

… Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l’immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.

(Dino Campana, La chimera)