Preferisco di no

Vincenzo Calafiore

Preferisco di no

Di Vincenzo Calafiore

14 Febbraio 2022 Udine

Mi sono chiesto no una volta, ma mille volte chi sono io e che cosa sono.

Scrivo dei testi ritenuti non da me, ma di chi la Cultura la conosce e sa riconoscerla, dei testi importanti e misteriosi, di gorghi profondi. Uno capace di tessere la sua trama da scrivano che sono, capace di dire : – Preferisco di no – !

Una resistenza passiva al gioco del potere e della notorietà dell’uomo; quel

 – preferisco di no – è un qualcosa di importante, che mi ha catturato, me lo porto dentro, non lo vedi quel no, ma c’è, è sempre stato lì ! Sono un uomo che piuttosto si ferma, invece di andare avanti, che oppone ad ogni richiesta  il suo – Preferisco di no – !

In questo mondo pericolosamente idiota tutto è standardizzato, le storie in televisione o su internet, non hanno moralità.

La letteratura, racconta storie. La televisione dà informazioni. La letteratura coinvolge. E’ una ri …. Creazione della solidarietà umana.

La televisione con la sua stupida illusione di immediatezza, distanzia, imprigiona tutti nella nostra stessa indifferenza; le storie raccontate dalla televisione tendono a soddisfare la nostra fame di aneddoti e offrono modalità di comprensione che si elidono a vicenda, inoltre affermano implicitamente l’idea che tutte le informazioni siano importarti e rilevanti, che tutte le storie siano senza fine o che si possano interrompere, non perché si siano concluse, ma perché spodestate da altre storie più recenti, più sensazionali.

E’ un lavoro da certosini quello dei media, che confezionano su misura  storie illimitate inconcluse; queste narrazioni dei media il cui consumo ha drammaticamente inciso sul tempo del pubblico istruito che si dedicava alla lettura.

Storie che offrono quotidianamente lezioni di amoralità e distacco antitetica a quella incarnata da un progetto del romanzo.

Nella narrazione di storie fatta da un romanziere c’è sempre una componente etica, dei confini da non violare.

Questa componente etica non sta nella contrapposizione di una verità alla falsità della cronaca. Sta nel modello di completezza, di intensità, di illuminazione fornito dalla storia, che è l’opposto del modello di ottusità, di incomprensione, di passivo sgomento, e conseguente ottundimento di sentimenti, offerto dalla sovrabbondanza di storie inconcluse, disseminate dai media.

Dunque la televisione ci offre, in forma estremamente svilita e non vera, una verità che il romanziere è costretto a sopprimere in nome del modello etico di comprensione, vale a dire la consapevolezza che tratto distintivo del nostro universo è che molte cose accadono nello stesso tempo ….. il  “ tempo “ esiste perché le cose non accadano tutte contemporaneamente, lo spazio esiste in modo che non succedano tutte assieme.

Un romanzo non è un insieme di pagine piene di parole, è una riduzione dell’estensione e la simultaneità del tutto a qualcosa di lineare, a un percorso.

Dunque essere un individuo morale significa prestare molta attenzione! Quando si esprimono giudizi morali, non si afferma semplicemente che una cosa sia migliore di un’altra; ma stiamo affermando in modo più profondamente che una cosa è migliore dell’altra. Ordiniamo la vertiginosa estensione e la simultaneità del tutto,, a costo di girare le spalle a quanto accade nel mondo.

Forse, il primo passo verso la saggezza è l’umiltà sta nel rassegnarsi ad accettare l’idea, la devastante idea, della simultaneità di ogni cosa e dalla incapacità della nostra comprensione morale che è anche quella del romanziere, che assolve un necessario compito etico, sia in termine di spazio che di tempo. I personaggi di un romanzo agiscono in un tempo che è già completo, in cui tutto ciò che vale la pena di essere salvato è salvato. I personaggi hanno destini estremamente leggibili, il destino della letteratura stessa è qualcos’altro.

Come lo è la ricorrenza del San Valentino, tutta un’altra cosa da questa commerciale ricorrenza! Preferibile dire: Preferisco di no !