L’inquietudine

Vincenzo Calafiore

All’improvviso facciamo conoscenza di un qualcosa che poi veniamo a scoprire sia l’inquietudine; a causarla sono molti gli eventi, le aspettative mancate o più semplicemente i pensieri, i timori di un – futuro – incerto. Ma anche le più fantastiche fantasie, i sogni più intimi, i desideri non soddisfatti.

Ecco che diventiamo: ansiosi !

Chiedersi se questa nostra inquietudine è un malanno oppure un benevole stimolatore che in qualche modo agendo sulla nostra coscienza la stimoli alla ricerca di qualcosa che in noi latente, affiori a una consapevolezza coscienziosa; essa potrebbe rivelarsi una preziosa e inesauribile fonte di ispirazione, arriva quando noi riusciamo ad aprire le maglie pesanti della mente verso un nuovo aspetto o dimensione a cui la vita vuole che si vada ad esplorare.

Non bisognerebbe pensare mai che – l’inquietudine –  sia un male da cui allontanarsi subito o un campanello d’allarme, ma occorre accoglierla aprendole la porta e capire, vedere do ve questa ci condurrà.

Ecco, questa inquietudine altro non è che  lo scuotersi o il fremere per un amore o quando ci  afferra per i capelli la sublime nostalgia dell’essere …. Esistenza, vita. Ma anche lo squarciarsi delle nubi per aprirsi a un nuovo e sereno orizzonte, un nuovo cielo da guardare, una nuova terra da esplorare, tutto come se fossimo investiti da un’onda anomala di amore e gratitudine …   come le vigne, o platani che si contorcono in un dolore di acerba sincerità nella gioia dolorosa della vita stessa.

Non bisogna guardare l’inquietudine con preoccupazione, come una condizione interiore, ne sentirla potenzialmente pericolosa. Non, ovviamente, quell’inquietudine conseguente a un senso di colpa per una cattiva azione commessa, o all’incertezza per un evento minaccioso che ci viene incontro, o ancora alla difficoltà di prendere una decisione difficile, penosa, che ci vede obbligati a fare una scelta.

Ma guardare l’inquietudine come un qualcosa di esistenziale legata a un’intima esigenza di cambiamento e di rinnovamento, di superamento di una situazione limitata e frustrante verso la libertà e la realizzazione.

L’inquietudine esistenziale è il grido o l’urlo di una fortissima vitalità dell’anima, che non vuole accontentarsi  della banalità nel quotidiano e aspira invece a una meta degna dei suoi sforzi e del suoi ardire.

Quando l’inquietudine  arde vivamente in un cuore generoso, lo spinge a osare e cimentarsi in una grande avventura; allo stesso tempo essa prefigura, mediante la nostalgia che ne scaturisce, lo stadio più alto del movimento ascensionale dell’anima, cioè, la speranza! Quella che suggerisce di non mollare mai !

L’inquietudine,  nasce dalla delusione dei desideri non realizzati; dalla nostalgia d’infinito, si origina e si  apre la strada alla speranza, all’ attesa fiduciosa, di quella pienezza e appagamento profondo che ruotano attorno “ all’Essere “.  

Un cuore arido, che non ha ma conosciuto l’inquietudine o che non ha mai saggiato la nostalgia, non arriva nemmeno a capire la bellezza e la profonda necessità di questo movimento.

Se non ha mai provato l’ardente nostalgia dell’Essere, vuol dire che non è mai stato in coperta, dove soffiano liberi, venti,  e uragani; dove si viene sommersi dalle alte onde o dove fermarsi a contemplare l’orizzonte marino disseminato di nubi, a respirare profondamente l’odore di salso delle vastità del mare.

Vuol dire che è sempre rimasto rintanato pieno di paure  in un angolo buio della stiva, nell’odore di muffa e di stantio, dove giunge appena un’eco del possente fragore delle onde e dove le ragnatele tessono indisturbate la tela fra vecchie cose e logore e polverose condizioni “.