La street art entra in carcere a Firenze

Si intitola ‘La scritta che buca’ ed è il murale inaugurato alla casa circondariale Mario Gozzini. Taglio del nastro alla presenza, tra gli altri degli assessori Tommaso Sacchi e Cosimo Guccione e del presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni. L’opera è stata finanziata dalla Fondazione CR Firenze e dal Comune, in partenariato con la direzione delGozzini e con l’Università di Firenze (Lab Critical Planning & design).

La progettazione del murale è avvenuta attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto un gruppo di detenuti e la sua realizzazione è stata affidata agli artisti dell’associazione culturale Toscana Elektro Domestik Force. L’opera rappresenta artisticamente il percorso di crescita e reinserimento sociale che si può realizzare all’interno degli Istituti Penitenziari, non solo luoghi di pena, ma soprattutto, come vuole la Costituzione, di riabilitazione e costruzione di nuove progettualità di vita.

Il progetto “La Scritta che Buca” rientra le percorso “Dal Giardino degli Incontri agli Incontri nel Giardino: oltre il muro tra carcere e città”, finanziato dall’autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione e coordinato dall’Università di Firenze (Lab Critical Planning & design) e dalla Fondazione Michelucci.

“La direzione verso la quale tutti dobbiamo lavorare – ha dichiarato l’assessore al welfare Sara Funaro – è quella del recupero dei detenuti e in quest’ottica dobbiamo rafforzare, in linea con la direzione del carcere, il rapporto di Sollicciano con la città e il territorio, soprattutto per le sfere sociale e sanitaria. Sono felice che oggi si parli di carcere per un evento che manda un messaggio di incontro: questo murale è l’ennesimo segnale di dialogo e di una città che si deve avvicinare alla casa circondariale fiorentina per cercare di portare avanti tutti insieme azioni che la rendano un luogo migliore”.

“Questo spazio dove presentiamo l’opera, il Giardino degli Incontri – ha sottolineato l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – è uno degli ultimi di Giovanni Michelucci e nel progettarlo il grande architetto sosteneva che il suo interesse principale non era il carcere ma la città, nel suo pensiero il carcere non era qualcosa di scollegato dalla città ma ne faceva indubbiamente parte. Qui Michelucci pensava alle famiglie, ai bambini, a un luogo di intreccio di vita tra chi è recluso e chi no, e questo murale rende sicuramente onore alla sua visione lungimirante e così profondamente umana”.

“La ‘scritta che buca’ è una realtà – ha ricordato il presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni – e non possiamo che esserne felici. È una vera soddisfazione per noi. Sono anche progetti come questo che aiutano le persone in difficoltà a rinascere e a ritrovare le proprie energie migliori. E sono azioni di rigenerazione urbana come questa che ci aiutano ad affermare un principio in cui crediamo fortemente: le strutture carcerarie di Sollicciano non sono un corpo estraneo, ma una parte integrante della città. Infine, la soddisfazione è legata alla consapevolezza del fatto che questo è uno dei risultati concreti del percorso partecipativo ‘Incontri nel Giardino’, svolto nel 2019, del quale il Quartiere 4 è stato tra i promotori e responsabile operativo”.


Network istituzionale: Regione Toscana, Università di Firenze (Lab Critical Planning & design del Dipartimento di Architettura), Fondazione Michelucci, C.A.T. Cooperativa Sociale, Comune di Firenze, Quartiere 4, Comune di Scandicci, Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Toscana e dell’Umbria, Direzione della Casa circondariale Mario Gozzini, Casa circondariale Sollicciano, Garante dei diritti delle persone detenute della Regione Toscana, Garante dei diritti delle persone detenute del Comune di Firenze.