Referendum per abolire il green pass: tra i promotori Carlo Freccero

L’Italia che difende le libertà costituzionali scende in campo con una raccolta di firme per proporre un referendum abrogativo contro il green pass, il cui impiego è stato di recente esteso con un decreto del governo che entrerà in vigore dal 15 ottobre prossimo. Per i promotori, il green pass “costituisce un palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico”, poiché escluderebbe “dalla vita economica e sociale della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal Governo” e spingerebbe “surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione”.

I quattro quesiti referendari proposti vorrebbero abrogare “le disposizioni legislative in materia di green pass”. La raccolta di firme — secondo quanto si legge sul sito del comitato referendario — avviene sia fisicamente (si parla anche di “tavoli dei volontari”) sia digitalmente. La soglia di 500 mila firme è necessaria per proporre un referendum abrogativo. La raccolta di firme digitali per proporre un referendum è possibile soltanto dallo scorso 20 luglio.

Il sito del comitato referendario riporta i nomi sia del comitato organizzativo, sia del comitato dei garanti. Del primo elenco fanno parte i nomi dell’avvocato Olga Milanese, del Foro di Salerno; del professor Luca Marini, docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma, già vice presidente del Comitato nazionale per la Bioetica; del professor Francesco Benozzo, docente di Filologia romanza all’Università di Bologna. Del secondo elenco danno parte i nome del professor Paolo Sceusa, presidente emerito di sezione della Corte di Cassazione; del professor Ugo Mattei, docente di diritto civile all’Università di Torino; del professor Alberto Contri, ex presidente della Fondazione Pubblicità progresso; di Carlo Freccero, giornalista ed ex consigliere di amministrazione della Rai.

I referendum abrogativi sono regolati dall’articolo 75 della Costituzione, che impone il limite di 500 mila firme (o 5 Consigli regionali) per proporre agli elettori “l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge”. La Costituzione vieta di proporre referendum abrogativi di “leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Non è nemmeno possibile abrogare con questo strumento disposizioni costituzionali.

Una volta presentate le firme necessarie per proporre un referendum abrogativo, a dare effettivamente la possibilità al corpo elettorale di esprimersi è la Corte Costituzionale, che deve pronunciarsi preventivamente sulla legittimità costituzionale del referendum. Nel caso in cui le 500 mila firme venissero raccolte, e la Corte costituzionale ritenesse che i quesiti sono costituzionalmente legittimi, quando si potrebbe andare al voto? La data non sarebbe prima della primavera 2022. Questo il sito dove firmare: https://www.referendumnogreenpass.it/.