Rapporto Ipsos-Flair 2021: fotografia dell’Italia al tempo del covid

Il ceto medio è passato dal 40% del pre-covid al 27%. La tensione sociale che cresce insieme a paura e attesa, delusione e tristezza. Sono i numeri, su un campione di 1000 persone rappresentativo della popolazione italiana per ogni quesito, che emergono dal Rapporto Ipsos-Flair 2021 presentato al Cnel dal presidente Tiziano Treu, Nando Pagnoncelli ed Enzo Risso, presidente e direttore scientifico Ipsos, e commentato da Vladimiro Giacché, responsabile Comunicazione, Studi e Marketing strategico Banca del Fucino; Linda Laura Sabbadini, editorialista La Repubblica e Marco Tarquinio, direttore Avvenire.

“L’Italia è un Paese ambiguo sul da farsi, incompleto nella sua capacità di agire, avvolto, come in un eterno ossimoro, in una danza immobile, in cui i personaggi in scena lottano per le proprie maschere”, ha affermato Pagnoncelli. “Molti dei danni collaterali del Covid li cominciamo a intravvedere, ma non riusciamo ancora a pesarne fino in fondo la portata. Non sappiamo quando, se e come finirà la pandemia. Non sappiamo ancora il reale impatto economico, tantomeno quello di lungo periodo: quanti saranno i nuovi disoccupati, quanti professionisti commercianti, operatori turistici o piccoli imprenditori perderanno la propria impresa o attività”, ha rimarcato Risso.

Per il presidente Treu, “lo scenario delineato dal Rapporto Ipsos, che è emerso anche dai documenti presentati dal Cnel negli ultimi mesi al Parlamento e al Governo, ci obbliga a correre e recuperare il tempo perduto. Milioni di imprenditori e lavoratori, soprattutto donne e giovani, aspettano risposte che tardano ad arrivare”.