Ragazzi al di sotto del livello minimo delle competenze?

In assenza di interventi mirati, con la chiusura delle scuole dovuta al Covid c’è il rischio concreto di una perdita secca di 0,6 anni di scuola e di un aumento fino al 25% della quota di bambini della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo competenze. È quanto emerge da un’analisi di Save the Children diffusa oggi. Le perdite sono maggiori tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite, a conferma delle preoccupazioni per l’iniquità dell’impatto della pandemia sui bambini e sulle famiglie.

L’Ocse e la Banca Mondiale hanno stimato gli effetti economici di questa perdita di apprendimento, valutando che l’impatto economico condurrà a una contrazione del PIL dei Paesi in media dell’1,5% nel resto del secolo. È necessario, avverte Save the Children, poter disporre quanto prima anche in Italia di un quadro dettagliato e preciso relativo alla perdita di apprendimento, con un sistema di monitoraggio che consenta di rilevare le assenze prolungate, dalla didattica in presenza e a distanza, per avere dati certi sull’impatto educativo che l’emergenza in corso sta provocando nel Paese e agire tempestivamente per raggiungere gli studenti più in difficoltà, con un intervento precoce che preveda un piano individualizzato per il supporto e il recupero degli apprendimenti.

La chiusura delle scuole è iniziata nel febbraio 2020, l’11 marzo è stata dichiarata la pandemia, spingendo il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel mezzo dell’anno scolastico. A livello globale, la differenza nei giorni di istruzione persi dai bambini e ragazzi che vivono nelle diverse aree geografiche diventa drammaticamente chiara: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell’Africa subsahariana 69, nell’Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell’Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38.

Oltre alla perdita di apprendimento, bambini e adolescenti che non vanno a scuola sono esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, matrimoni precoci e altre forme di abuso e hanno maggiori probabilità di essere intrappolati in un ciclo di povertà per le generazioni a venire. Si stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.

Ci sono state enormi discrepanze nell’accesso all’apprendimento anche nelle nazioni più ricche durante la pandemia. Gli studenti negli Stati Uniti, ad esempio, sono più disconnessi da Internet rispetto agli studenti di altri Paesi ad alto reddito, il che probabilmente ha influito sul loro accesso all’apprendimento remoto. Solo due Paesi dell’UE hanno livelli di accesso a Internet inferiori rispetto agli Stati Uniti: Bulgaria e Romania. All’inizio della pandemia, oltre 15 milioni di studenti, dall’asilo alle superiori delle scuole pubbliche statunitensi, non avevano Internet adeguato per l’apprendimento a distanza a casa.

Anche altri Paesi più ricchi hanno lottato per fornire uguali alternative online per l’apprendimento scolastico. In Norvegia, mentre quasi tutti i giovani tra i 9 ei 18 anni hanno accesso a uno smartphone, il 30 per cento non ha accesso a un PC a casa. Nei Paesi Bassi, un bambino su cinque non ha un PC o un tablet per l’apprendimento da remoto.

“È necessario che a livello globale i governi e i donatori agiscano immediatamente per prevenire un impatto irreversibile sulla vita di milioni di bambini che potrebbero non tornare più a scuola”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.

“È necessario garantire che tutti i minori non solo possano tornare a scuola in modo sicuro e inclusivo, ma anche che siano riconosciute loro tutte le risorse necessarie per sostenerli nel rientro a scuola, sia per un recupero degli apprendimenti sia per consentire loro la ripresa della socialità che è fondamentale per la loro età.

Con l’introduzione dei vaccini, c’è la speranza che si possa vincere la battaglia contro il virus, se tutti i paesi potranno accedervi. Ma perderemo la guerra contro la pandemia se non garantiremo che i bambini e gli adolescenti abbiano un’educazione, accesso ai servizi sanitari, ad una alimentazione adeguata e siano protetti”, ha concluso.