Il deserto psichedelico dei Feel Spector

Mi capita continuamente di recensire album piacevoli e validi. Molte rock band del panorama contemporaneo, italiane e non, amalgamano elementi tradizionali e riscoprono generi attraverso elementi di originalità. Ma oggi mi capita tra le mani qualcosa di autenticamente nuovo: qualcosa di molto più radicale, assolutamente mai scontato, in bilico tra sonorità e musiche di varie epoche. E’ il primo Ep dei Feel Spector, dal titolo omonimo. La band formata da Fab Valley (chitarra e voce), Gab Chi (chitarra), Manu Casu (basso) Jan Soderbergh (batteria) le Spectorettes (cori), realizza un concentrato di quanto di più inquieto e subdolo la musica abbia prodotto negli ultimi 50 anni: psichedelica? Noise? Space rock? Shoegaze? Rock and Roll (Il nome della band è un altro grande tributo…)? La complessità del genere della band è sicuramente attribuibile al fatto che Fab Valley e Gab Chi hanno avuto varie esperienze musicali: punto di partenza, per entrambi, è il progetto desert rock “Deeper Valley”, attivo dal 2012 al 2015. Gab Chi, nel Regno Unito, darà vita al progetto elettronico “The Unfinished Music Research Programme”. Ma veniamo al presente.

L’album paga sicuramente un grande tributo alla musica di fine anni 60. I primi Pink Floyd, i Velvet Underground (in alcuni accumuli sonori), gli Stooges costituiscono, a mio avviso, l’imprescindibile punto di partenza

Dopo la breve Nine Degree, pezzo gospelinteramente affidato al coro, veniamo immersi, con I’m Goin Home in un vortice di psichedelia da garage: è un riff graffiante, un po’ lo-fi, il punto di partenza. Ma dura poco, in quanto il vortice si allarga grazie alla batteria martellante, le chitarre sospese (a volte in feedback)… e finiamo nello spazio, ma l’organo ci riconduce nel garage. You Little Doll è un brano che potrebbe essere nato se gli Stooges avessero collaborato a The Piper at the Gates of Dawn dei Pink Floyd. Suoni di chitarra tagliati ci conducono verso un blues psichedelico, a tratti epico, che ricorda i brani più lunghi dei Doors.

Dopo tre tracce allora abbiamo l’impressione che quest’album è cesellato fino ai minimo dettaglio, è uno stupendo affresco sonoro di influenze, e ci rendiamo conto che è non abbiamo mai sentito qualcosa di simile. Seacide, altro brano cesellatissimo, è una visione desertica e sospesa, qualcosa di impossibile da descrivere. La lunga Pink Pale Toes fa pensare ad una collaborazione tra gli Hawkwind e Iggy Pop, e l’intreccio tra coro, voce e feedback di chitarra, nel crescendo a partire dalla fine del quarto minuto, è qualcosa di magistrale. Bodhi Waves è un momento di sospensione, una visione spaziale e desertica, Slightly All Night è la traccia più stoogesiana, Have you Ever Seen the Light, guarda gli anni 60, fa pensare agli Iron Butterfly.

Ciò che ho ascoltato oggi è un capolavoro, un album complesso, a tratti difficile, che dovrebbe essere fatto conoscere maggiormente, che meriterebbe di essere ascoltato molte volte e che potrebbe aprire spirali interessanti alla musica italiana e non.

Link acquisto del disco:

Bandcamp – https://feelspector.bandcamp.com/