Consigliere regionale Flora Sculco: “Per il Consultorio dell’Asp di Crotone serve una sinergia istituzionale”

La sanità da qualsiasi angolazione si scruta si osservano sempre delle anomalie da correggere. Covid-19 è da un anno esatto che sta martoriando l’intera Popolazione Nazionale, Europea, Mondiale. Tutto l’apparato sanitario nazionale impegnato a contrastare il suo effetto. Quando poi si aggiungono altri eventi che riguardano la salute quali le strutture sanitarie, il problema si allarga. Per quanto riguarda il problema della struttura del consultorio familiare dell’Asp di Crotone, la consigliera regionale, Flora Sculco, segnala che “non è purtroppo nuovo alle cronache”.

“Sono ormai anni – afferma Sculco – che questo servizio così fondamentale è allocato in una struttura non idonea e lontana dall’ospedale, ed il buon funzionamento è dovuto solo alla professionalità, alla competenza e alla passione del personale medico e tecnico”.

“Il consultorio non è un servizio paragonabile ad altri. Delicate ed intime sono le visite, i test e le analisi che qui si fanno. Delicato è l’argomento che si tratta, perché è qui che si parla di nascita o di mancata nascita. Il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità – ha affermato Flora Sculco – necessita non solo di spazi adeguati ma anche di una logistica interna che renda i percorsi più accoglienti e a misura d’uomo”.

“Prevenzione delle malattie, contraccezione, assistenza sanitaria, presa in carico della salute della donna in gravidanza e del nascituro, ma anche importante e capillare punto di raccordo tra le varie professionalità che aiutano le donne e loro famiglie.

Il Consultorio familiare rappresenta tutto questo e anche qualcosa di più, in particolare nell’attuale società che, a quarant’anni di distanza dall’istituzione di questo servizio con la Legge n. 405/1975, è profondamente cambiata e presenta nuove problematiche e nuovi scenari: aumento della povertà e delle diseguaglianze, fenomeni di violenza e abuso, soprattutto di genere, solitudine, fragilità e disagi emotivi, precarietà, immigrazione, nuove forme familiari, con aumento di quelle mononucleari, senza legami stabili.

Situazioni queste che sono state aggravate dalla pandemia che ha scaricato sulla donna tutte le tensioni sociali della famiglia.

Proprio per la delicatezza dei servizi e della sua utenza, sarebbe opportuno che il Consultorio familiare vanisse collocato all’interno dei locali dell’ospedale, vicino al reparto di neonatologia, dove i medici e i professionisti possano lavorare in un ambiente e in un clima più professionale e più accogliente.

In questi giorni, ho più volte preso informazioni su come i vertici dell’Asp stiano cercando di risolvere il problema. Sono in continuo contatto con il dottor Bagalà, responsabile del dipartimento materno-infantile, che so già essere al lavoro per risolvere questa annosa situazione.

Occorre, però, una sinergia istituzionale per cercare la soluzione migliore, magari con l’amministrazione comunale che potrebbe mettere a disposizione dell’Asp un locale idoneo per il servizio di Consultorio familiare. Benvenga quindi l’incontro tra il commissario Sperlì e il sindaco, nella speranza che alle buone intenzioni seguano anche fatti concreti – ha concluso l’on. Flora Sculco”.