Reggio Emilia. Per il giudice il Dpcm dell’8 marzo 2020 è illegittimo

La sentenza è definitiva, irrevocabile e pertanto destinata a fare scuola. Una sentenza emessa a Reggio Emilia e che apre nuovi scenari. Si tratta della sentenza di proscioglimento nei confronti di una coppia che aveva esibito una falsa autocertificazione. Ad emetterla era stato il giudice Dario De Luca del tribunale di Reggio Emilia. “Il Dpcm dell’8 marzo di un anno fa è illegittimo” ha stabilito il giudice. Ora sono scaduti i termini per presentare opposizione in appello da parte del pm Iacopo Berardi. La sentenza è pertanto definitiva.

I fatti risalgono al 13 marzo 2020. Un uomo e una donna furono fermati dai Carabinieri durante il lockdown a Correggio (Reggio Emilia). Nell’autocertificazione la donna dichiarò “di essere andata a sottoporsi ad esami clinici” e lui “di averla accompagnata”. La motivazione sarebbe rientrata nella legittima necessità di spostamento per comprovate ragioni di salute. Ma i successivi controlli delle forze dell’ordine accertarono che “la donna quel giorno non era stata in alcun ospedale”.

Il sostituto procuratore chiese un decreto di condanna penale con l’accusa di falso ideologico, non avendo ottemperato al primo Dpcm di Giuseppe Conte. Ma per il gip “il fatto non costituisce reato”, sancendo quindi l’illegittimità del Dpcm e un “falso inutile” quello commesso dai due.

“Poiché – scrive il giudice – proprio in forza di tale decreto, ciascun imputato è stato costretto a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese. Nel nostro ordinamento giuridico, l’obbligo di permanenza domiciliare consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal giudice penale per alcuni reati all’esito del giudizio”. La sentenza che ora può costituire un precedente, seppure di merito e non di Cassazione.