La Toscana investe sul Polo tecnologico conciario di Santa Croce
La concia e i settori della pelle e del calzaturiero puntano sulla sostenibilità, sulla qualità e sulla digitalizzazione dei processi produttivi. E la ricerca (ma anche la formazione) da questo punto di vista gioca un ruolo essenziale. Per questo la Regione Toscana ha deciso a Santa Croce sull’Arno (Pisa) nel più grande distretto della concia italiano per numero di imprese e produttività – di investire sul locale Polo tecnologico, centro di innovazione e formazione, per potenziarne infrastrutture e attrezzature. Qui dove in un fazzoletto di sei comuni lavorano 500 aziende (metà concerie e metà contoterzi specializzati solo in alcune fasi del processo) e quasi seimila addetti.
“Una firma importante” sottolinea il presidente Giani. “Un fiore all’occhiello e una realtà dinamica” aggiungono l’assessore alle attività economiche Leonardo Marras e la collega ad istruzione e formazione Alessandra Nardini, a cui si aggiunge la soddisfazione della sindaca di Santa Croce Giulia Deidda.
Il Polo, Tecnologico Conciario, Po.te.co. in acronimo, è una realtà votata alla ricerca, alla formazione anche, all’innovazione e al trasferimento tecnologico. E’ nato nel 2002 a Castelfranco di Sotto: il privato, rappresentato dall’imprenditoria conciaria, calzaturiera e conterzista, 70 per cento del capitale, lavora qui fianco a fianco con il pubblico, costituito dal consorzio che raggruppa i comuni del comprensorio del cuoio Nel 2015 il Polo si è trasferito nell’attuale complesso a Santa Croce e nel 2016 è diventato quindi partner del centro tecnologico Ctc che ha sede a Lione in Francia. Al suo interno operano una conceria sperimentale all’avanguardia, laboratori per esami sul prodotto finito e su acque e reflui industriali e un vero e proprio reparto calzaturiero in miniatura per creare scarpe finite, dalla tomaia al montaggio.
La Regione, che in passato già l’ha sostenuto, investirà adesso 1 milione e 675 mila euro di risorse europee Por Fesr 2014-2020 su un nuovo progetto da oltre 3 milioni, che prevede un ampliamento fisico e ulteriori servizi a favore delle imprese. La parte che manca la metteranno i privati. L’80 per cento delle risorse arriveranno già entro la fine del mese.
Più nel dettaglio il progetto complessivo prevede 2 milioni e 491 mila euro per ampliare la struttura nello spazio oggi occupato da un’ampia terrazza da oltre 300 metri quadri e riorganizzarla e 539 mila euro a vantaggio della ricerca di base e applicata con la presenza, spiegano gli esperti, di dimostratori tecnologici ad elevato gradi di automazione e digitalizzazione. Industria 4.0, insomma: da tradurre in servizi per le aziende ma anche per la formazione.
L’accordo è stato siglato oggi con il Consorzio composto dai Comuni di Santa Croce sull’Arno San Miniato, Fucecchio, Castelfranco di sotto, Santa Maria a Monte e Montopoli in Val d’Arno. A rappresentarlo la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda Per la Regione la firma l’ha messa direttamente il presidente della Toscana Eugenio Giani. Con lui c’erano però anche l’assessore alle attività produttive Leonardo Marras, che prima dei locali del Polo tecnologico ha visitato la conceria Masoni, e l’assessora all’istruzione e alla ricerca Alessandra Nardini. Presenti pure il presidente del Consiglio regionale Mazzeo e il consigliere regionale del territorio Pieroni.
“Poteco significa ricerca, formazione e supporto alle imprese – ricorda Giani – Investire oltre un milione e 600 mila euro per ampliare la struttura e valorizzare le attività che qui vengono svolte è dunque molto importante” “Sono legato al comprensorio del cuoio per le mie origini – confessa – : questo territorio mi è dunque caro”. “Ma questo – aggiunge – è davvero un sistema di imprese virtuose, con un economia circolare esaltata dagli interventi fatti di recente sul depuratore su cui sono stati investiti 70 milioni di euro e dalla capacità di rapportare l’innovazione tecnologica che tutela l’ambiente con una produzione tipica e rivelante anche per l’export”. “Dunque – conclude – il protocollo e l’accordo che firmiamo oggi valorizza ulteriormente questa realtà economica e produttiva che costituisce un vanto per tutta la Toscana e cementifica il rapporto con la Regione, proseguendo il lavoro già avviato dalla precedente amministrazione”.
“Questo centro di trasferimento tecnologico è tra i più dinamici tra quelli presenti in tutta la regione – commenta l’assessore Leonardo Marras – Ma il messaggio più importante è quello che guardiamo avanti. Sappiamo il calo che questo comparto della moda ha subito in termini di fatturato e di mercato nel mondo per la crisi globale innescata dall’emergenza sanitaria. Ma questo è un settore che non si abbandona”. “E’ un settore – prosegue – che pensa infatti il futuro attraverso la ricerca e l’innovazione, la sostenibilità spinta e la tracciabilità dei prodotti fino all’ultima delle fasi della produzione”. “C’è un forte bisogno di servizi qualificati alle imprese – ricorda – La strada è questa e dobbiamo potenziare i distretti dando vita sempre più a questi centri che incontrano privato e pubblico”.
“Po.te.co. – concorda anche l’assessora all’istruzione, formazione e ricerca, Alessandra Nardini – è un fiore all’occhiello della nostra regione, un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato. Il Polo è fondamentale nella formazione, nell’aggiornamento e nella specializzazione delle specifiche figure professionali che operano nei diversi settori della pelle, collabora con le scuole e forma tante ragazze e ragazzi offrendo loro una prospettiva occupazionale nel territorio”. “Riteniamo infatti fondamentale – prosegue nel suo discorso – superare quel disallineamento che ancora esiste tra domanda e offerta, tra le competenze e le professionalità che escono dalle scuole e dalle università e le esigenze attuali e future delle aziende del territorio.” “Po.te.co. – conclude – significa infine anche ricerca, grazie alla collaborazione con università ed enti preposti. Qui si fondono tradizione e innovazione, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei prodotti e la sostenibilità dell’intero ciclo produttivo conciario”.
I numeri
Il distretto industriale di Santa Croce sull’Arno – Ponte a Egola, più noto come Comprensorio del cuoio e della calzatura, si estende su un’area di 330 chilometri quadrati, fra le province di Pisa e Firenze, in un terirtorio dove vivono circa 90 mila abitanti. Il 30 per cento delle pelli prodotte in Italia arriva da qui, con un valore medio di 1 miliardo e mezzo di euro l’anno, e addirittura il 98 per cento della produzione nazionale di cuoio da suola. La punta di fatturato annuo complessivo si aggira attorno a 2 miliardi e 400 mila euro (fonte Istat).
A Po.te.co. lavorano in quindici, tutte figure specializzate. “Quando siamo partiti eravamo in cinque” ricorda la sindaca Deidda. L’ultimo assunto è stato un laureato in chimica. E il fatturato, racconta ancora la prima cittadina, è passato da 335 mila ad oltre un milione di euro l’anno.
Tecnici specializzati e giovani
Tra i macchinari di ultimissima generazione dei laboratori, autentici (e costosi) gioiellini, tanti sono i giovani. Li veda al lavoro durante la visita al centro. Si eseguono prove su prove, di analisi e di stress anche a temperature sottozero, perché la pelle non deve essere solo bella ma pure tecnicamente valida.
Alcuni giovani sono laureandi che qui stanno preparando la loro tesi sperimentale: ben 110 sono nate nelle stanze del Polo nel corso di diciannove anni. Ci sono anche ragazze e ragazzi degli istituti tecnici del comprensorio impegnati nell’alternanza scuola-lavoro. E poi naturalmente c’è chi è stato assunto.
Accanto ai laboratori c’è un piccolo reparto calzaturiero in miniatura. Dal 2004 al Polo sono state formate più di duemila persone, ricordano. La sfida futura anche qui è quella del digitale: plotter e stampanti 3D per costruire modelli e rifinire con loghi personalizzati le tomaie, anche se la lavorazione manuale in alcune fasi rimane essenziale. Si costruiscono scarpe di prova di tutti i tipi: tra le ultime sfornate un paio rifinite con il tessuto delle mascherine anti-Covid.
Le fanno i ragazzi degli istituti tecnici – c’è un calzaturiero nella vicina Fucecchio – e il Polo, grazie ad un progetto recente, ha deciso poi di regalare le centinaia di calzature realizzate alla Caritas, a beneficio di chi ha più bisogno. Senza sprechi, anche in questo caso, e con un fine sociale. Certo nel mercato attuale le scarpe non sono più solo di pelle: si fanno anche con materiali sintetici. Ma in un distretto che è un esempio virtuoso di economia circolare, sottolineano gli addetti del Polo. con il 99 per cento degli scarti industriali riutilizzati, la pelle vera, realizzata con questi canoni, inquina forse meno alla fine dell’ecopelle.