Le conseguenze del Covid sul mondo del lavoro

La diffusione del Covid-19 ha determinato uno stato di emergenza non ancora concluso che si è tradotto in una situazione di forte incertezza per il sistema produttivo. La pandemia ha avuto un impatto eccezionale su ogni settore economico, ma al tempo stesso ha messo in evidenza il ruolo svolto dal settore dei servizi in relazione alla generazione di ricchezza per le produzioni manifatturiere. Uno studio di Confindustria Taranto ha permesso di stimare che solo in Puglia l’emergenza indotta dal coronavirus potrebbe provocare la perdita di quasi 70mila posti di lavoro e la scomparsa di 20mila imprese.

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Grazie al sito www.applavoro.it, però, si ha la possibilità di rimettersi in gioco, sia trovando inserzioni di lavoro in linea con i propri obiettivi, sia mostrando le proprie competenze alle aziende che sono alla ricerca di nuove risorse. Applavoro.it ha tutte le caratteristiche per essere ritenuto il più innovativo portale del lavoro del nostro Paese; la registrazione è gratuita e permette, tra l’altro, di ricevere tutte le offerte di lavoro più recenti in anteprima. Qui, inoltre, viene pubblicata una classifica dei lavoratori basata sul merito e distinta in base alle varie categorie professionali.

Che cosa cambierà in Puglia

I più importanti modelli previsionali lasciano intuire che il prossimo anno si potrebbe arrivare a meno di 360mila imprese. Le liquidazioni potrebbero arrivare ad abbattere il tetto delle 70mila unità, e le procedure concorsuali potrebbero essere oltre 30mila; ma ovviamente le ripercussioni della pandemia si evidenzieranno anche negli anni successivi. Il picco del trend negativo è previsto tra la seconda metà del 2022 e il primo semestre del 2023. Solo nel 2025 si potrà tornare ai numeri di oggi. Su tutto il sistema sociale, dunque, è previsto un impatto recessivo molto forte, i cui effetti si dispiegheranno sui modelli di intervento relativi alle politiche del lavoro.

Luci e ombre dello scenario

Lo scenario sembra risultare alquanto preoccupante, ma vale la pena di segnalare anche i processi e le esperienze che stanno facendo registrare risultati soddisfacenti in virtù delle politiche del lavoro attive che vengono adottate. Un esempio in tal senso proviene dalle azioni di reskilling del personale che sono state messe in pratica da diverse aziende della Puglia, impegnate a favore di un consolidamento delle capacità dei lavoratori in modo che le stesse possano risultare in linea con le più recenti modalità di organizzazione del lavoro.

I dati relativi all’occupazione

Se l’occupazione non arriva a toccare il 47%, il dato che più di tutti preoccupa è il grande divario tra maschi e femmine: appena un terzo degli occupati, infatti, è donna. Il gender gap più rilevante si riscontra in provincia di Taranto: è qui che si rileva il poco edificante primato italiano in materia di differenze di genere. Purtroppo nella top 10 nazionale ci sono anche la provincia di Foggia, in nona posizione, e la provincia di Barletta Andria Trani, in sesta posizione. In tutta la Puglia ci sono quasi 1 milione e 200mila persone che non vengono annoverate nella forza lavoro, dal momento che non solo sono prive di lavoro, ma non hanno neppure intenzione di cercarlo, ritenendo più comodo usufruire del reddito di cittadinanza.

L’indice di povertà

L’indice di povertà regionale supera il 27%, e in tutto il territorio nazionale ci sono numeri peggiori unicamente in Sicilia e in Calabria. In base a questi dati si può dedurre che, ufficialmente, 1 persona su 4 in Puglia vive sotto la soglia di povertà, anche se ovviamente i numeri non tengono conto dei guadagni ottenuti con il lavoro nero o con la criminalità.