È morto Sergio Zavoli: ha rivoluzionato il linguaggio della tv italiana

Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, Sergio Zavoli era però cresciuto a Rimini, città cui era rimasto molto legato. Tra i suoi amici più cari c’era Federico Fellini, di tre anni più anziano. Nella località balneare romagnola il Maestro aveva svolto il proprio apprendistato di cronista con il “giornale parlato”, un notiziario trasmesso al megafono allestito con un paio di amici subito dopo la guerra. Poi era passato a seguire gli eventi sportivi e nel 1948, quando era ancora studente universitario, Vittorio Veltroni (padre di Walter), dirigente della Rai, lo aveva chiamato a Roma. Qui ben presto era emerso il talento del giovane romagnolo. In radiocronaca aveva seguito importanti gare del calcio e del ciclismo, ma anche la disastrosa alluvione del Polesine nel 1951. Seguirono inchieste di altissima qualità sui ciechi, sulle monache di clausura, sui profughi fuggiti dall’Ungheria in seguito all’invasione sovietica del 1956.

All’inizio degli anni Sessanta Enzo Biagi, con cui aveva già collaborato in radio, portò Zavoli a lavorare in pianta stabile alla tv. Qui lui s’inventò la trasmissione Processo alla tappa, in cui faceva commentare giorno per giorno l’andamento del Giro d’Italia anche a personaggi della cultura come Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia. Fu un successo enorme, con gli ascolti alle stelle, per la popolarità del ciclismo, ma anche per la formula innovativa, che appassionò da subito la gente che si assiepava intorno al teleschermo. Un altro programma che fece epoca fu Nascita di una dittatura. Nel 1972, cinquantesimo anniversario della marcia su Roma, Zavoli rievocò quella svolta decisiva e quanto mai controversa in modo equilibrato, documentato e coinvolgente. Il Maestro ha rivoluzionato il linguaggio della tv italiana.

Presidente della Rai per sei anni, dal 1980 al 1986, Zavoli ne era stato per tanto tempo in precedenza e ne fu ancora in seguito un volto giornalistico tra i più prestigiosi e riconoscibili, un’autentica figura di riferimento per il pubblico, senza poi contare il suo ruolo istituzionale come presidente della commissione di Vigilanza, carica ricoperta in età già avanzata, dal 2009 al 2013.