A Napoli torna la pizza, per ora a domicilio

Pizza e Napoli sono sinonimi. Ma causa coronavirus, su decisione del governatore Vincenzo De Luca, il piacere della pizza era sino ad oggi negato. Dopo numerosi appelli, dal 27 aprile la pizza tornerà sulle tavole dei napoletani.

“Sono consentite le attività e i servizi di ristorazione – fra cui pub, bar, gastronomie, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie – esclusivamente, quanto ai bar e alla pasticcerie, dalle 7 alle 14, gli altri esclusivamente dalle 16 alle 22, per tutti con la sola modalità di prenotazione telefonica ovvero online e consegna a domicilio e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie nelle diverse fasi di produzione, confezionamento, trasporto e consegna dei cibi”. Si torna quindi alla pizza, per ora a domicilio.

Gino Sorbillo aveva annunciato la possibile chiusura di quattro pizzerie. “Le cose vanno male, io chiuderò quattro locali tra Napoli e Milano, ma la consegna delle pizze a casa si può fare in sicurezza e permetterebbe a tutto il settore di ricominciare a camminare, seppure come un’auto che va a fil di gas”, aveva dichiarato.

Massimo Di Porzio, titolare di “Umberto”, a Chiaia e presidente della Fipe Confcommercio per Napoli e provincia, aveva lanciato un appello, sottoscritto da oltre 400 ristoratori. I Governatore ha accolto questi appelli. “Si tratta di un primo passo e di un primo segno di rilancio delle attività economiche secondo una linea di responsabilità e di prudenza, che richiede da parte di tutti il rispetto rigoroso delle regole di tutela della propria e dell’altrui incolumità”. “Il provvedimento è articolato in maniera da diluire la mobilità nel corso della giornata ed evitare assembramenti. Sarà fondamentale rispettare tutti i dispositivi di sicurezza, pena sanzioni severe a carico degli inadempienti. Occorrerà utilizzare i prossimi giorni per sviluppare tutte le operazioni di sanificazione e igienizzazione dei locali, in qualche caso chiusi da molte settimane, per sottoporsi a visite mediche e per preparare tutte le certificazioni necessarie dal punto di vista sanitario”.