Giuseppe Varrina FIMMG: La mancanza di test specifici (tamponi e test sierologici) non farà uscire Crotone dalla fase 1

Si aspetta l’avvio della fase 2 che, stando agli esperti, dovrebbe essere la fase del ritorno alla lenta normalità facendo però sempre uso dei mezzi protettivi e sottoponendosi ai tamponi e test specifici. Altro rimedio al momento per bloccare il contagio da Coronavirus non esiste, nell’attesa del vaccino la cui disponibilità è prevista per fine anno/inizio 2011. Il segretario FIMMG della Provincia di Crotone, Giuseppe Varrina, è  alquanto scettico sull’avvio della fase 2 con i risultati di pochi tamponi e per la mancanza di test sierologici nell’intero territorio provinciale. “Si predica bene e si razzola male”. Di continuo si ascolta che saranno messi a disposizione delle varie Aziende ospedaliere pubbliche e degli operatori sanitari tutti gli strumenti per meglio arrestare il contagio ma poi non risulta essere vero per come di seguito ha affermato il segretario Giuseppe Varrina (FIMMG)     

“Nonostante un clima di calma apparente nella nostra provincia, la mancanza di test specifici, come tamponi e test sierologici, non ci farà uscire dalla fase 1 che stiamo ancora vivendo in pieno. E’ impossibile che un’Azienda Sanitaria Provinciale, al servizio di una comunità di circa 200 mila abitanti, ottenga i risultati di soli 10 tamponi al giorno. Inoltre un discorso a parte riguarda la programmazione sui test sierologici per la determinazione degli anticorpi che nel nostro territorio di competenza, a differenza di altre realtà del Paese, non sono nemmeno partiti.

Sono state istituite le Usca ( Unità Speciali di Continuità Assistenziali ) per l’assistenza domiciliare, ma il vero problema nel nostro territorio rimane, nonostante i numerosi appelli fatti nelle scorse settimane, la mancanza di kit per effettuare i test: solo in questo modo potremo identificare rapidamente i contagiati, ovvero sottoponendo i testa  tutti i contatti, intervenendo in maniera celere, isolando e curando i malati. La cura domiciliare di pazienti affetti dall’infezione da Covid 19, prevede anche un trattamento farmacologico, antibiotico associato alla “idrossiclorochina”, il farmaco normalmente usato per la malaria. Abbiamo già dei risultati abbastanza soddisfacenti nel Lazio. Però sia chiaro, non si può usare in tutti i casi è comunque è necessario l’assistenza continua del medico che, caso per caso, deve valutare il rapporto rischio-beneficio. Un’altra azione fondamentale è quella di fornire a questi pazienti dei saturimetri, in grado di verificare l’ossigenazione del sangue e, di conseguenza, un possibile aggravamento del paziente stesso. La strada per raggiungere traguardi certi passa solo attraverso la somministrazione di più tamponi e test sierologici, in questo senso non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo”.