Casali del Manco (CS) – Intervista al Prof. Giovanni Curcio, Storica Figura di Educatore, Saggista e di Promotore Culturale.

C’è da segnalare – agli attenti lettori de “Laprimapagina.it” –  che il nostro interlocutore nell’ambito di un virtuoso   binomio: ‘versatilità-eclettismo’ racchiude  la sintesi del suo essere apprezzato e stimato cittadino casalino di Calabria, ma nella ‘sua’ Presila non è di meno, così come nella Città Bruzia.

Prof.Giovanni CURCIO.

E’ il Prof.Giovanni Curcio questa volta  ospite del Giornale, una figura  che ha svolto – con passione e spirito civile – la sua prioritaria attività di educatore e, poi, quella di Dirigente Scolastico, presso un importante Istituto: l’ ITC ”A.Serra” di Cosenza. Nelle attività didattico-socio-culturale ed anche in quella politico-amministrativa ,  Curcio ha sempre dispiegato energie innovatrici, collocandosi – spesso – fuori dal coro con le sue ampie vedute, la sua profonda cultura classica, il suo bagaglio esperienziale in ogni istante posto al  servizio del bene pubblico.

 Infatti, Curcio è stato un attivo amministratore del Comune di Pedace (CS) ed a seguire della Comunità Montana “Silana”, dove ha lasciato tracce pragmatiche del suo operato. Artefice di varie iniziative costituenti di Organismi culturali, ne ha assunto la diretta responsabilità. Curcio è anche autore di un pregevole lavoro sulla Calabria  ( “Viaggio tra Storia, Mito e Cultura”) e coautore di importanti Saggi (“Schede su Eventi e Personaggi della Storia di Pedace e della Presila”;- “ Beni Storico-architettonici della Presila cosentina”).

Giovanni Curcio ( 2° da sin.) con Tonino Martire -Poeta – il sottoscritto e Francesco De Marco – Drammaturgo – Partecipazione ad “Incontri Silani” Ediz. 2019 – Camigliatello Silano (CS).

Siamo a conoscenza che a breve altro lavoro sarà associato al suo scrigno di ‘Patrimonio creativo-culturale’!

L’Intervista che segue, volutamente, è stata concepita con la formula della spontaneità di Argomenti, la cui attualità  è senza tempo, ma che allo stesso tempo denotano la spiccata sensibilità del nostro Interlocutore su Temi da sempre nel suo privilegiato osservatorio di pensatore libero, critico  e rigoroso, sempre nell’alveo della saggezza, dell’equilibrio e dell’esperienza umana che sono peculiarità della sua persona.

Prof.Curcio, Lei ha declamato – nel corso del nostro breve colloquio operativo – riguardo ad un argomento rilevante e sicuramente da …Primo Piano ( il Pianeta Giovani ) un’espressione che racchiude la combinazione di un rapporto: “Calabria dei Giovani e Giovani per la Calabria”! Può entrare, brevemente, nel merito di ciò ?

Va abbattuto, innanzitutto, un certo  tipo di rapporto vassallatico, che sta distruggendo la Calabria. Questo nuovo processo richiede una cittadinanza attiva, un sentirsi, ciascuno, parte della polis. Per questo sono necessari culture, linguaggi, rapporti nuovi che solo una nuova e giovane generazione di politici può condurre e portare a termine e può spezzare le catene della subordinazione oppure dell’affidamento del proprio destino al demagogo di turno. Una Calabria dei giovani e per i giovani, i nostri figli sanno interpretare al meglio lo spirito riformista o dei tempi nuovi. Ne va del riscatto di tutti.

Lei che della Promozione Didattico-Culturale ed anche del riscatto Sociale ne ha fatto identitarie bandiere d’orgoglio, come si potrà meglio proiettare la Terra di Calabria per le sfide che non diciamo più future, ma immediate…

Un Angolo di Paradiso del Bacino del Lago Arvo di Lorica – Lo scorcio è sul territorio silano ricadente nel Comune di Casali del Manco (CS).

 Non dobbiamo perdere di vista che la Calabria è Terra di Cultura, che produce Cultura! Questo fattore, spesso, lo si dimentica colpevolmente. Da almeno mezzo secolo ne sono fruitrici altre regioni italiane e non sol. E’ una privazione sistematica. Oggi esistono tre Poli universitari nei capoluoghi, che continuano a formare intellettuali e professionisti destinati all’esodo. Da qui occorrerebbe partire per una riflessione di un certo respiro. Premesso che l’assenza di intervento pubblico condanna alla regressione i territori privi di dinamismi endogeni, la Calabria potrebbe prendere slancio da investimenti statali e regionali esattamente nell’ambito della formazione e della ricerca. Occorre dunque tornare a investire nelle Università, ma è necessario anche immaginare la nascita di istituzioni collaterali. Io credo ad esempio che sarebbe necessario un Istituto di studi dell’ambiente e del territorio mediterraneo, per fare della regione un centro d’avanguardia per l’analisi non solo di un habitat fra i più ricchi del pianeta, ma per elaborare strategie di risposta al riscaldamento climatico.

Un Centro d’Avanguardia? Non ritiene che la Calabria, nonostante  tutto, alla fine, sa cedere il passo alla modernità ed all’innovazione? Lei che chiave di lettura ne fornisce…?

Penso a un Centro dove le diverse discipline, dalla geologia alla botanica, dalla climatologia all’agronomia, cooperino secondo una visione olistica della natura. L’Istituto potrebbe richiamare allievi da una vasta area , ma anche offrire possibilità di ritorni a tante nostre intelligenze oggi al lavoro altrove. La stessa Regione potrebbe fare la sua parte. Penso a un cospicuo numero di master retribuiti agli studenti più bravi, che in due anni dovrebbero svolgere ricerche a favore dei comuni: per censire le terre incolte, il patrimonio abitativo abbandonato, studiare e restaurare il paesaggio archeologico e naturalistico, monitorare il corso dei fiumi, lavorare sull’evasione scolastica, diffondere le biblioteche di quartiere, sistemare gli archivi, ecc. Due anni di lavoro utile, per non fuggire subito dalla regione, e avviare, dopo la laurea, progetti e percorsi a cui poi i fondi l’UE potrebbero dare continuità. Mentre una nuova politica, che punti su giovani emergenti e fuori dalle vecchie logiche, dovrebbe partire con un’opera di volontariato, andando a raccogliere le domande provenienti dai quartieri popolari, dalle borgate, dalle periferie e su quelle costruire programmi di lotta e di mobilitazione, rinnovando così un ceto politico che in Calabria è oggi forse il primo dei problemi.

Un Volume Imperdibile di Giovanni Curcio sulla Calabria: ” Viaggio Tra Storia Mito e Cultura”.

Già…una Nuova Politica! Una sorta di fantasiosa Chimera, un’aspirazione, sovente, che finisce nel nulla!

Diceva Benedetto Croce, uno dei più grandi filosofi del 900 che il politico deve essere competente e capace perchè solo il competente e capace è anche intrinsecamente onesto. Certo è un’opinione e vale come tante altre; ma qualcosa di vero c’è. Appare evidente a tutti che non solo in politica ma in ogni settore della società risulta arduo incontrare persone competenti e capaci di risolvere il problema a loro sottoposto. Per tornare alla politica, questa , inventata dai Greci, era ritenuta come l’arte della convivenza civile e trovava concretezza nella partecipazione. Nell’antica Roma vi era un vero e proprio cursus honorum( percorso di incarichi) che andava da quello meno impegnativo, per es. gli edili, a quello più ambito, il console. Fino ad un periodo della nostra storia repubblicana è esistita una specie di formazione graduale alla politica: dal Sindaco al Parlamentare oppure la scelta avveniva sulla base di acclarate competenze specifiche e riconosciute. Soprattutto a sinistra. Gianfranco Rotondi, democristiano e ex ministro berlusconiano, racconta in un suo libro , uscito di recente che “una volta proposero a Giulio Andreotti di inserire in lista un noto rettore universitario. Rispose Andreotti: ma se ha già un mestiere perché  gliene dobbiamo cercare un altro? Ovviamente non lo candidò”.

Prof. Curcio, non può mancare nella sua attenta Analisi la descrizione del cosiddetto  ‘status-quo’…!

Oggi non è più così. Si passa direttamente o quasi dal nulla al Parlamento e questo fenomeno interessa buona parte della classe politica di ogni partito. Il risultato è stato che ,emarginando i politici di professione ,si sta regalando il potere a molti incompetenti che vivono di slogan ma che nella loro vita avranno letto solo qualche testo scolastico. Il giudizio non va certamente generalizzato ma sta diventando la norma. Un partito sta selezionando la sua rappresentanza parlamentare addirittura attraverso l’invio di curriculum vitae. Mi lascia anche perplesso il metodo delle primarie non adeguatamente regolamentate in quanto sono diventate strumento dei comitati elettorali. Io penso che la formazione politica, che non coincide con l’abilità semplice e tecnica, sia importante.

Questa si ottiene con un percorso di responsabilità e di esperienze qualificate ma anche e soprattutto ridando valore all’orizzonte culturale, al pensiero lungo, come sosteneva Enrico  Berlinguer. Un problema è la estinzione delle forme dei vecchi partiti, questi stanno diventando solo puri strumenti dei comitati elettorali e dei notabili e signorotti locali. E’ una mutazione inquietante. Senza cultura politica, visione, capacità di progettualità e di programmazione, ragionamento critico sul passato e sul futuro, senza studio, senza dialogo colle nuove generazioni, con le forme tradizionali e inedite e nuove di associazionismo civico la politica muore, sostituita , come sta accadendo, dalle pulsioni populiste dell’ antipolitica e dalle propagande illusioniste dei capipopolo o, come si definivano una volta, dei demagoghi.

Casali del Manco – Località Pedace (CS) -Corso Garibaldini: sullo sfondo – a destra – la Torre Campanaria.

Lei, sul Referendum annunciato e rinviato per causa del Coronavirsu, ha un suo personale ‘Progetto’!

Sì,sono molto tentato dalla partecipazione alla campagna referendaria per il NO alla modifica costituzionale sulla riduzione dei parlamentari perché la considero un’occasione preziosa per discutere con le persone, (specialmente con coloro che sono giustamente insoddisfatte della qualità della politica che danneggia le loro vite) e cercare di convincerle che i motivi alla base della riduzione dei parlamentari sono puramente propagandistici e lontani dal risolvere i problemi dei cittadini. Mi piacerebbe, in particolare, avere l’occasione di discutere  su questi importanti  temi.

Prof.Curcio, a volte, è chiamato – anche sui Social – a fornire sue versioni su alcuni termini, oggi tanto in voga, ad esempio: la “disperanza”.

Capisco, è un termine che suona come un ibrido di due opposti, lo uso come un possibile spunto per aiutarci a tentare di immaginare una prospettiva di riapertura al futuro, alla speranza, di sintesi e superamento di questa impasse culturale.

Senza eccesso di pessimismo, ma questo va affermato. “Una impasse che rischia di uccidere la Calabria e i calabresi”?

Cosenza – Centro Storico – La panoramica è stata realizzata dal ponte di Località Gergeri.

Noi calabresi dobbiamo imparare ad essere lucidi, critici, a guardare la realtà nella sua crudezza. Ciò non deve indurci alla rassegnazione, ma all’impegno per progettare il cambiamento. Quando tu metti in gioco queste cose metti in moto la speranza. E’ una lezione che ci viene da Corrado Alvaro, il suo pessimismo non escludeva la speranza e l’utopia. I grandi pensatori calabresi si sono sempre mossi entro questi due poli, Campanella, Gioacchino da Fiore, criticavano lo status quo e il potere in modo feroce, ma nello stesso tempo coltivavano l’utopia, prospettavano la possibilità di mondi nuovi.

I calabresi, sosteneva Corrado Alvaro, vogliono essere parlati. Sono alla ricerca di una narrazione che aiuti a capire, che rappresenti la realtà senza pregiudizi e luoghi comuni. Come viene raccontata la Calabria?

“Male! O è tutto mafia, o tutto sole, mare e cibo buono. Bisogna smetterla con l’adottare uno sguardo retorico o edulcorato. Il problema è anche come ci raccontiamo noi calabresi. Basta con la retorica della Magna Grecia, lo diceva Corrado Alvaro, mentre i braccianti poveri fuggivano all’ estero, gli intellettuali locali si rifugiano nella retorica della classicità. E’ necessario uno sguardo lucido, realista, senza autoassolverci, senza dare la colpa sempre agli altri. In più dobbiamo uscire dalla logica di una narrazione dove da un lato ci si sente assediati quando gli altri ci dicono come siamo, dall’ altro, quando non si parla di noi calabresi, ci sentiamo trascurati.

La Calabria è fatta di contraddizioni, di contrasti. E’ un agglomerato di passaggio di popoli, di separazioni, ha una storia di catastrofi, di vicende drammatiche, di emigrazioni. Lo sguardo deve essere complesso. Ma qui c’è un problema serio, l’incapacità delle élite di elaborare una identità autonoma, una soggettività propria ed una identità che è necessariamente plurale”.

Prof. Curcio, adesso, un passaggio su un Argomento cui va posta la necessaria attenzione. Lo impongono i tempi, lo si riverbera in momenti difficili, in epoche grigie e perigliose, come quelle che stiamo attraversando: “ La Fede nei  Momenti Tristi”!

Un caro parente, notando la mia insofferenza e stanchezza per questo periodo di permanenza in casa e conoscendo i problemi di salute e rilevando la inquietudine, l’ansia, la paura di non farcela, mi esorta con una apparente facile frase :”Su abbi fede perché  Dio non ci abbandona”. Sul momento sorrido e banalizzo la risposta, ma poi ci rifletto sopra. Così nasce questa riflessione che fra dubbi e titubanze condivido con voi  Stimo e rispetto molto le persone che hanno “Fede”. Io mi sento non ‘ lontano’ dal sentimento religioso, ma mi sento e non sempre un cercatore di fede. Spesso con spirito razionale presumo di spiegare a me stesso se Dio esista o meno e se sia logico credere nella efficacia della preghiera e se ci sia anche nel dolore e nelle sofferenze estreme la mano di Dio. Così accade di cadere in una forma di indifferenza, di agnosticismo e di un razionale dubbio. E invece la Fede non ha nulla di razionale. Si crede e basta. La Fede non è una filosofia, non ha nulla di razionale perché implica un avere “fiducia”, un affidarsi a qualcuno. La fede presume un legame, ovvero un sentimento che lega il credente a Dio. Infatti il termine Religione deriva dal verbo latino “religo” ovvero legare. Credo che anche i fedeli avranno dubbi nelle tempeste della vita ma riescono a trovare la risposta.

Sempre nel breve e cordiale colloquio di questi giorni Lei ha fatto cenno ad una Grande Religiosa…!

Una veduta del Complesso Monumentale del Convento dei Minimi – Località Pedace – Casali del Manco (CS).

Sì, a Madre Teresa di Calcutta che è vissuta dedicando la sua vita ad aiutare gli ultimi della terra. Di fronte a tanta sofferenza entrò in crisi: “Gesù, Gesù ti ho chiamato, ti ho invocato, ma non ti ho sentito, non hai risposto”. Cadde in una profonda crisi mistica, testimoniata dalle lettere che inviava ai suoi confessore. Alla fine però trova la risposta al silenzio di Gesù. Gesù é salito sulla croce, si è fatto crucifiggere, ha invocato il Padre inutilmente perché comprese che il suo sacrificio significava la salvezza dell’uomo. E allora Madre Teresa grida” O Signore fammi soffrire ogni istante della giornata”. Aveva capito che nel dolore e nella sofferenza si merita la salvezza.

In tanti anni di militanza attiva sul territorio esplicitata senza risparmio di energie intellettuali e d’impegno socio-culturale ne avrà attraversato di …Emergenze, anche insidiose ed allarmanti, come quelle Ambientali. Ma con la forza della speranza e dell’ottimismo, che non sono poca cosa, s’è sempre auspicato un Tempo Migliore, un modello di Sviluppo diverso…!

Augurandoci tutti che questo inferno finisca il più presto possibile, bisognerebbe senza estremismi, giocobinismi, girondinismi recuperare il senso della nostra storia ma, soprattutto, del nostro destino futuro. La garanzia del sistema democratico che negli ultimi decenni si è affermato e oggi consolidato  ma che dovrà porsi delle sfide irrinunciabili: quelle di lottare le disuguaglianze, che hanno reso più ampia la distanza tra diseguali e ha evidenziato una debolezza sostanziale della politica nei confronti della economia. Sta di fatto che la logica del profitto domina e le fasce sociali degli emarginati crescono. La politica non governa più la economia che, spinta dal profitto, ha poi di fatto violentato l’ambiente e le risorse della terra. A questo punto una riflessione su una nuova politica a misura di tutti appare indispensabile e con questa una riflessione sulla opportunità di un ritorna a Marx autentico, che ha bene studiato Rosa Luxemburg che rifiutava ogni pseudo riformismo inadeguato, così come il Leninismo che si poggiava su un partito di eletti, umiliando le istituzioni democratico liberali. Una società che  individua  i suoi fondamenti non solo sul merito ma soprattutto sui bisogni e dentro il sistema democratico. E con una profonda rivalutazione dell’ambiente e del rispetto della natura.

Prof. Curcio, oggi siamo in piena emergenza sanitaria per il Covid-19…Ma il ‘Cattivo Tempo’ ancora imperversa. Tutti confidiamo che, alla luce di nuove e più adeguate risorse, di tecnologie bio-mediche e di ricerca scientifica all’avanguardia – dell’epoca delle  costanti conquiste spaziali –  che il mostro del Coronavirus  possa essere, al più presto,  debellato…! Lei ha ermeticamente riferito nella conversazione, con un interrogativo:…”Come Monaci del Terzo Millennio”?

Casali del Manco – Località Spezzano Piccolo (CS) – Il caratteristico Borgo di Macchia dove nell’antica dimora della Famiglia Gullo ha sede la prestigiosa Biblioteca Storica “F.Gullo”.

Forse noi che non siamo medici, né infermieri, né amministratori, né esponenti delle forze dell’ordine , ma sappiamo solo per vocazione o stile di vita pensare e scrivere, dovremmo cominciare a immaginare come saremo alla fine di questa lunga e defaticante traversata. Cosa potremo fare. Non nel senso di cosa ci sarà consentito fare, perché questo è nei sogni, di notte e a occhi aperti, di tutti. Ci sarà consentito bere un caffè al bar, organizzare una cena al ristorante, festeggiare un evento con amici e parenti, prendere un treno o un aereo. Ma il punto è cosa potremo fare nel senso di cosa saremo in grado di fare. Perché questa lunga quarantena e gli spazi chiusi a lungo atrofizzano, non solo i muscoli e i nervi, ma anche il pensiero e i sensi.

Perché la paura del contagio non sarà lavata dalla prima pioggia che ci coglierà per strada. La distanza tra le persone è qualcosa a cui non abbiamo fatto finora molto caso e che da domani farà parte del nostro quotidiano impaurito. Ci sarà come in fondo c’è una distanza minima, a tratti nulla, tra i partner, e questo ci è abbastanza chiaro. Ma, e in questo noi latini, noi mediterranei siamo abbastanza noti, al di fuori di quella esclusiva eravamo abituati a distanze ridotte tra le persone.Ma da oggi l’altro è diventato potenziale elemento di contagio. Parleremo ai nostri amici, colleghi, conoscenti come fossimo oratori da un palco? Almeno a un metro, giusto per la prima fila.

Usciti dalle nostre gabbie, che valore daremo a ciò che avevamo abbandonato? Forse consumeremo più di prima, in una compulsione ossessiva, ché ora sappiamo che ogni volta potrebbe essere l’ultima. O viceversa, abituati a una strana e coatta frugalità, diventeremo parchi, abbasseremo gli standard, monaci del terzo millennio, ma in molti senza alcuna speranza nel divino. Spaesati dalla ritrovata libertà, saremo accecati dalla luce che non riconosciamo o saremo capaci di scrutare, sguardo ritto, nuovi orizzonti? Correremo mano nella mano ad assaporare il piacere della libertà illimitata oppure ritrarremo la mano?

Da Casali del Manco (CS), 06.04. 2020