Se le scuole non riaprono il 6 aprile cosa succede con l’anno scolastico?

L’ipotesi che le scuole non riaprano il 6 aprile non è più remota. Le scuole potrebbero rimanere chiuse per tutto il periodo pasquale e anche fino ad inizio maggio o fino a giugno. L’emergenza Covid-19 ha stravolto anche l’anno scolastico. Ma cosa succede ora? La scuola italiana sta sperimentando la didattica digitale. Gli insegnanti non possono limitarsi a dare compiti a casa. Infatti devono dare i voti, perché la valutazione non è una sanzione ma è un dovere per gli insegnanti e un diritto per gli studenti. Tuttavia i sindacati della scuola sono critici. La maggioranza delle scuole sono a regime con forme più o meno evolute di lezioni a distanza, ma i problemi sono ancora molti, soprattutto per gli studenti e le realtà più deboli. Il Ministro Azzolina a DiMartedì ha sostenuto che i ragazzi torneranno a scuola “quando le autorità sanitarie ci diranno che non c’è più pericolo”. E’ molto probabile, infatti, che la proroga della chiusura delle scuole oltre il 3 aprile visto che lo stop sta funzionando. Al ministero dell’Istruzione si stanno preparando per tutti gli scenari che prevedono la chiusura fino a dopo Pasqua, fino al 3 maggio e anche fino a giugno. Anche se non si dovesse tornare in classe, il Governo punta ad arrivare alla validità non solo formale ma sostanziale dell’anno scolastico. Gli otto milioni di studenti dovranno continuare a studiare fino alla fine. L’anno si concluderà in ogni caso a giugno. L’Azzolina, infatti, al momento, ha escluso un prolungamento mentre ha confermato che la maturità cambierà, diventando più leggera, per adeguarsi all’emergenza. Il capo dipartimento Marco Bruschi in una nota spiega che cosa sono le lezioni digitali: videoconferenze, video lezioni, chat di gruppo per la “trasmissione ragionata di materiali didattici” da caricare su piattaforme o sul registro elettronico e poi da rielaborare e discutere con il docente. Può essere lezione a distanza anche l’uso di app interattive educative. Per il Miur “il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti dovranno essere abbandonati”. Per gli asili vengono consigliati video dal carattere ludico, da visionare con i genitori. Per la primaria si richiede il giusto equilibrio tra didattica e pause. Per medie e superiori è consigliato un mix di lezioni con le aule virtuali e di materiali “a fruizione autonoma e differita”. Online anche una pagina dedicata alla didattica per gli studenti con disabilità.

I voti vanno dati anche se le lezioni si fanno in casa

Dopo giorni di incertezza il principio è finalmente scritto nella nota che il ministero ha inviato alle scuole. “È necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza, ai sensi della normativa vigente, ma più ancora del buon senso didattico”. Come si valutano lo sforzo e il lavoro degli studenti? La scelta spetta agli insegnanti, che la condividono con i collegi dei docenti insieme ai dirigenti scolastici. Decideranno come procedere, ma anche le lezioni di questi giorni avranno un peso nella valutazione finale. Il Ministero invita gli studenti ad avere fiducia nei propri insegnanti, perché la valutazione “non è una sanzione, ma un dovere per i prof e un diritto per gli studenti”. Non basta saltare una lezione o non collegarsi per tempo una mattina per prendere un brutto voto, ci sarà un’adeguata valutazione.

Maturità 2020 leggera

Sarà un anno straordinario per l’esame di Maturità che cambierà. Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina da Giovanni Floris ha anticipato. “Sto prospettando diversi scenari ma sarà un esame serio, pur tenendo conto della situazione di emergenza”. Si comincia il 17 giugno. Non saranno obbligatori né Invalsi né alternanza scuola-lavoro. Al ministero si sta pensando se ridurre le commissioni. Niente commissari esterni (lo chiedono gli studenti e i sindacati), saranno i prof della classe, con un presidente esterno, a giudicare i loro alunni come avviene già per l’esame di terza media. Sotto la lente è anche la seconda prova. Si discute se rimodularla, cioè adeguarla al programma svolto, o se eliminarla. Questa è la richiesta del coordinamento degli studenti, se la scuola non dovesse riprendere a maggio. C’è infine il tema dell’ammissione all’esame. L’ipotesi allo studio è quella di ammettere anche chi non ha recuperato le insufficienze del primo quadrimestre.