Messina e Reggio, una terra che mai si congiungerà

“ … noi che quando andiamo via ci portiamo dentro lo Stretto, i suoi colori cangianti e le correnti, le macchie e le scale di mare, siamo orfani abbandonati in terra che non è nostra..” Noi che abitiamo sullo Stretto, messinesi e calabresi, cerchiamo l’Italia in quelle diverse velocità delle correnti, nei vortici, che improvvisamente si mettono a friggere. E mentre la costa calabrese o messinese si avvicina, noi “ terroni “ non ci accorgiamo che quel traghetto non assomiglia affatto alla nostra idea di Stato, che dai suoi servitori esige zelo, dedizione, efficienza e pulizia. E su questi traghetti, che diventano, sempre più pittoreschi, sempre più “ isola”, i continentali che vengono in vacanza, vengono a cercare prototipi e stereotipi di razze dimenticate, con quel tanto di selvatico che da sempre affascina, i cercatori di sensazioni forti e sensuali, come quando si addenta un pezzo di pane caldo con l’olio, o si abbraccia un corpo acerbo, nudo. Dopo tanto esilio in terra straniera, ho imparato a mie spese d’essere rimasto sempre su un ferry boat, sempre sullo Stretto della separatezza e della marginalità. Lo Stretto è un universo a se, dove un maschio vale meno di un mulo e la donna meno del maschio; lo Stretto è quel mio grande senso dell’onore e del disonore e della virilità, della cortesia e della dolcezza, la cultura e il pudore, la fragilità …. Insomma la gentilezza maschile che oggi tanto manca. Il Ferry Boat è quel “ come se” nulla è cambiato, eppure l’ossessione letteraria, della cultura, della civiltà. Oggi sul ferry boat gli arancini e le pignolate, le granite al limone e caffè sono benefici rimedi all’affanno dei viaggiatori tra un decennio e un millennio …. Che sul ferry boat diventano appunto un “ come se “, anche il mare, azzurro e verde, chiaro e scuro, è bellissimo è “ come se “ fosse un oceano, profondo e maestoso . Per noi lo Stretto da sempre è quel luogo che sta fuori dal tempo e dallo spazio o forse è il punto in cui questi si incontrano, dove nulla cambia e si conserva per millenni. Messinesi e calabresi e lo Stretto sono “ come … “ gli astronauti e lo spazio. C’è in noi il desiderio della rivalsa, della vendetta, che fanno pronunciare l’esatto contrario di quello che si pensa, perché lo Stretto è anche distanza, trascuratezza, poca importanza, pochi servizi, sottosviluppo che Roma consente. Portarsi dentro lo Stretto significa lambire per tutta la vita le coste della miseria, della criminalità,terremoti, tutte cose che da sempre ci hanno fatto essere – marginali – perciò siamo per Roma – l’isola che non c’è – quella delle spiagge più belle e radiose, delle donne più affascinanti, degli amici più fedeli,e noi pur di non dare sazio, pur di non ammettere d’essere stati sconfitti continuiamo a vivere di Stretto, delle sue magie, della sua poesia, della sua imponenza, del suo mare sconfinato, della sua grande umanità anfibia. Ma ti affacci da una ringhiera, di un balcone, del lungomare e fai l’incontro insperato con Morgana o magari passeggiando incontri l’amico che non vedevi da anni e scatta subito quel grande senso dell’appartenenza a una terra che ti appartiene, che non ti ha mai abbandonato; una terra piena di speranze e di illusioni, e anche se lo capisci, non ti importa perché sei a casa tua e non in una terra di mezzo, tra sogno e realtà. Capita di arrabbiarsi, di bestemmiare contro le ingiustizie, contro la brutta politica, i rifiuti non raccolti, ma poi se appena alzi gli occhi e guardi il meraviglioso Stretto, allora tutto cambia, tutto diviene più sopportabile, tutto diviene distanza dal continente che guarda noi con occhio maligno. E tutta via quando il sole si alza appena, sotto quella luce del mattino del mondo ti senti l’uomo più fortunato del mondo, nonostante la miseria, nonostante tutto il peggio. Noi siamo come la letteratura meridionale ci vuole, come gli altri ci vogliono ancora: separati, esclusi, liberi. Anche il nostro – codice – mentale è come la tartaruga di Acitrezza o come la cozza di Ganzirri. Solo qui, in questo poco di mare dello Stretto si avverte la separatezza di una terra che mai si congiungerà con il futuro! Il punto è che nessuno ha mai compreso che Messina e Reggio sono un’unica città divisa da un poco di mare e da un oceano di problemi, che fanno bestemmiare, maledire la sottomissione a Roma.