Lutto nel calcio. Pietro Anastasi si è spento dopo un anno di lotta contro la malattia

Il mondo del calcio è in lutto. Pietro Anastasi si è spento dopo un anno di lotta contro la malattia. Ci ha lasciati uno dei simboli della Juventus degli anni ’70. Quando il c.t. Valcareggi lo mandò in campo nella ripetizione della finale dell’Europeo a Roma nel 1968, il ragazzo rispose subito con un gol decisivo per il trionfo azzurro. L’epopea bianconera di “U Turcu” inizia quasi per caso, perché il direttore sportivo del Varese perde l’aereo per lasciare posto ad una donna incinta, si ferma in Sicilia e vede l’attaccante. Anastasi passa così dalla Massimiana alla squadra lombarda, con cui esplode subito in B e l’anno dopo (il 1967) in A, segnando anche una tripletta alla sua Juventus, la squadra per la quale tifava fin da ragazzino. A Torino Anastasi ci finisce nel 1968 – quando sembrava ormai già dell’Inter – per 660 milioni di lire più una fornitura di compressori per i frigoriferi Ignis della famiglia Borghi, proprietaria del Varese. Con gli occhi neri come il carbone, che gli avevano fatto trovare la donna della sua vita a Varese e con quella capacità di dare tutto per la maglia, Pietro diventa presto un idolo, al punto che un giorno i tifosi gli fanno una sorpresa, con uno striscione: “Anastasi, Pelé bianco”. Peccato che lui il brasiliano non riesca a incrociarlo, perché a Messico ’70 non ci va per un testicolo che si gonfia poco prima della partenza. Lo juventino va operato d’urgenza e al Mondiale ci va Boninsegna. In campo gli avversari gli danno del «terrone» e lui risponde coi gol e con le parole. “Sarò anche terrone, ma guadagno più di voi”. Vince lo scudetto del 1972 e anche quello del ’73, nel giorno della Fatal Verona milanista. Diventa capitano della Juve, ma con Parola allenatore, nonostante lo scudetto del 1975, le incomprensioni sono tante. Come le panchina. E’ storica la tripletta segnata da riservista, con tre gol in cinque minuti contro il Cagliari. L’anno dopo però l’addio ci sarà, davvero nel famoso scambio con Boninsegna e la carriera di Pietruzzu va in discesa. Ma il centesimo gol lo segna a Zoff, al Comunale, con la maglia dell’Ascoli. La sua storia d’amore con la Signora durerà per sempre.