Il contratto part-time involontario in aumento in Italia: ecco di cosa si tratta

La questione lavoro in Italia è sempre attuale. Infatti sono molteplici gli aspetti da valutare. A tenere banco non è solo la mancanza di opportunità lavorative ma anche la tipologia di contratto proposto ai lavoratori. Anche perchè sono cambiate le figure professionali richieste e le modalità di lavoro. Sono sempre di più coloro ad esempio che si ispirano a chi impara come fare soldi online. Il web è sempre di più una risorsa per chi cerca occupazione primaria o fonti di guadagno integrative. Tornando invece ai contratti di lavoro, una delle forme più diffuse è il cosiddetto contratto part-time involontario. Ma di cosa si tratta? Nell’atto pratico consiste in un numero minore di ore e di conseguenza uno stipendio ridotto. Si definisce involontario perché non è una scelta del dipendente ma connessa all’evoluzione delle dinamiche del mondo del lavoro.

Il contratto part-time involontario: un boom

Nell’ultimo decennio il numero di persone che hanno accettato un impiego ad orario ridotto è raddoppiato: +107,8%. Si è passati da 1,3 milioni del 2008 ai 2,8 milioni del 2018. E i numeri del 2019 sono in tendenza con quelli dello scorso anno. Questa forma di contratto di lavoro Part Time non è richiesta dal lavoratore ma è legata ai tagli che molte imprese fanno per provare a rimanere sul mercato. Diminuiscono le ore lavorative del dipendente e di conseguenza anche l’importo in busta paga. Il fenomeno interessa in particolare le donne. Rinunciano ad un’occupazione a tempo pieno in 1,9 milioni, in pratica il 69%. I numeri sono contenuti nel rapporto Istat e poi analizzati dall’agenzia Adnkronos. Nel 2008 le lavoratrici in part time obbligato erano poco meno di un milione. Le donne lavoratrici in Italia sono 9,8 milioni, il 19,5% è in part time involontario. Nel 2008 le donne lavoratrici erano 9,3 milioni, di cui il 10,1% era in part time involontario. L’altra fetta di lavoratori a tempo ridotto è rappresentata dagli uomini in misura del 31% dei lavoratori a orario ridotto forzato. L’aumento tra il 2008 e il 2018 è stato più consistente rispetto alle colleghe. In dieci anni sono quasi raddoppiati, da poco meno di mezzo milione a 855 mila. Ad oggi in Italia ci sono 23,2 milioni di occupati. Coloro che hanno accettato un impiego con meno ore sono l’11,9%, un lavoratore su dieci. Rispetto a 10 anni adddietro, quando il totale degli occupati era 23,1 milioni, la percentuale è quasi raddoppiata. Cambia quindi il mondo del lavoro ed aumenta il numero di persone alla ricerca di entrate integrative. Sono lavoratori che necessitano di somme ulteriori per compensare le minori ore di lavoro. La maggior parte punta a lavoretti occasionali o dopo lavoro, molte volte in Rete dove si trovano opportunità per monetizzare. Il tutto in attesa che il quadro economico migliori e che possano rientrare a pieno regime oppure trovare nuova occupazione a tempo pieno.