Vibo Valentia. Colpo al clan Mancuso 334 arresti, anche Gianluca Callipo sindaco di Pizzo

Sono 334 i capi, gregari, affiliati e uomini a disposizione del clan Mancuso di Limbadi e delle famiglie ad esso collegate, finiti in manette su richiesta della procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri e per ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale all’esito dell’indagine “Rinascita- Scott”. Altri 82 sono finiti sotto inchiesta per un totale di 416 persone coinvolte nel maxi blitz. Tra gli arrestati c’è anche un ex parlamentare di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, più altri legali tra cui Francesco Stilo, di recente noto alle cronache come difensore del titolare dell’assegno da 100 milioni di euro, beccato alla frontiera con la Svizzera. Giancarlo PittelliIn manette sono finiti anche il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, il comandante della polizia municipale di Vibo Valentia Filippo Nesci, Danilo Tripodi, impiegato del Tribunale di Vibo Valentia, più una serie di professionisti. Coinvolti anche noti imprenditori come Antonio Prestia, titolare di una nota ditta di costruzioni, Gianfranco Ferrante del settore ristorazione, Mario Artusa del settore abbigliamento, Francesco e Carmelita Isolabella. Travolti dall’inchiesta “Rinascita- Scott” anche boss di storici casati di ‘ndrangheta. Fra loro c’è anche il patriarca Luigi Mancuso, fin dagli anni Novanta autorizzato a parlare in nome e per conto dell’élite della famiglie calabresi. “Questa è un’indagine seria, concreta, fondata” dichiara il procuratore, che ha seguito da vicino le operazioni di questa notte. “Ho iniziato a lavorarci dal primo giorno in cui ho messo piede a Catanzaro”. L’inchiesta ha permesso di far emergere le cointeressenze dei clan con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria, ma ha permesso anche di documentare summit, riunioni e incontri fra boss e affiliati. Nel corso delle indagini è stato trovato anche un pizzino che per la prima volta documenta la formula con cui viene conferito il “tre quartino” uno dei più alti gradi di ‘ndrangheta. Oltre 2500 uomini del Ros dei carabinieri e del comando provinciale di Vibo Valentia sono entrati in azione in contemporanea in Calabria, ma anche nel resto delle regioni d’Italia in cui la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata. Supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile, gli uomini del Ros hanno fatto scattare le manette in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata, ma anche all’estero in Germania, Svizzera e Bulgaria in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro. Contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare, i militari dell’Arma stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro. Per tutti gli arrestati, le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose. Per sistematizzarle e riportarle ci sono volute 250 pagine della monumentale ordinanza di custodia cautelare, lunga oltre 13500 pagine, con cui la procura antimafia di Catanzaro ha ricostruito la storia criminale, i rapporti, le relazioni e gli affari della ‘ndrangheta vibonese. Oltre 5milioni di fogli di carta, stampati altrove per ragioni di sicurezza e portati giù con diversi camion blindati per essere consegnati agli arrestati.