Inizia l’era della presidente designata della Bce Christine Lagarde
La presidente designata della Bce Christine Lagarde ha risposto alle domande dei parlamentari europei precisando che “molti paesi hanno ancora margini fiscali, sono entro lo 0,5% di disavanzo”. C’è spazio, insomma, per Paesi come la Germania perché mettano in campo pacchetti di rilancio dell’economia. Tanto più in vista di un autunno che nasconde, ha aggiunto l’ex numero uno del Fmi, “rischi di seria natura” a causa delle tensioni commerciali e della Brexit. I governi devono fare la loro parte. La Bce non ha più i margini di intervento che poteva avere all’inizio della Grande crisi. Anche riguardo alle riforme strutturali, che restano “una missione incompiuta”. Le banche centrali, ha insistito Lagarde, “non sono gli unici attori in campo”. La sua priorità è stata segnalare la continuità con la politica di Mario Draghi ribadendo a più riprese che l’inflazione è “troppo bassa” e che la politica monetaria “dovrà rimanere accomodante per un periodo di tempo prolungato”. E allargando il campo al resto del mondo, alle principali banche centrali che continuano a mantenere politiche economiche da ‘colombe’, Lagarde ha sottolineato che “l’inflazione bassa pone sfide a tutte le banche centrali, non solo alla Bce”. La numero uno di Francoforte ha anche voluto sottolineare l’importanza fondamentale di una qualità che Draghi ha mostrato durante la sua presidenza e Lagarde stessa durante la sua direzione del Fmi: “agilità”. Capacità di cambiare prospettiva o di adottare misure straordinarie, come la Bce ha fatto in questi anni. “Durante la Grande crisi la Bce ha aggiustato il tiro, è stata agile, e senza le misure non convenzionali la crescita sarebbe stata di due punti in meno”, nell’eurozona. La Bce, ha osservato, “ha scongiurato la deflazione, ha prodotto crescita e posti di lavoro”.