Roma ricorda il magistrato Vittorio Occorsio

La città di Roma ricorda il giudice Vittorio Occorsio, assassinato il 10 luglio del 1976. Il vice sindaco Luca Bergamo ha deposto una corona in memoria del sostituto procuratore della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma, dove si trova una targa commemorativa nel luogo in cui fu ucciso, in via Mogadiscio angolo via del Giuba. Il Vice sindaco con il figlio del giudice, Eugenio Occorsio, la presidente del Municipio VII Monica Lozzi e Salvatore Vivace, assessore alle Politiche dell’Urbanistica, Lavori Pubblici, Parcheggi e Alberature stradali del VII Municipio, ha inaugurato la nuova strada dedicata al giudice, via Vittorio Occorsio, tra via Tuscolana e via Walter Procaccini. “Alla memoria del magistrato Occorsio è stato già dedicato il parco di Villa Mercede e un’aula sia nel Palazzo di Giustizia di Roma che nel Liceo Giulio Cesare, dove aveva studiato, e due targhe: una a villa Leopardi e una in via Mogadiscio, nel luogo dell’omicidio, dove la Sindaca ha deposto la corona. Abbiamo ritenuto giusto ricordarlo anche con l’intitolazione di una via, perché le strade della città sono la nostra memoria, pensate per collegarci alla nostra storia nello svolgimento della vita di ogni giorno”, ha dichiarato il Vicesindaco. “La vicenda umana e professionale di Vittorio Occorsio – ha proseguito Bergamo – si intreccia con la storia del nostro Paese, una vicenda che nessuno dovrebbe dimenticare, perché la sua memoria evoca il significato profondo dei valori costituzionali, quando questi vengono vissuti nell’esercizio delle funzioni a cui ciascuno è chiamato nella vita civile, e questo ci rende più forti oggi. La sua esperienza e la sua forza devono e possono essere il motore per andare avanti senza mai abbassare la guardia, forti di un passato che ci riempie di orgoglio e che ci impone di non cedere”. “Desidero esprimere la mia gratitudine all’Amministrazione comunale per questa iniziativa che rende onore alla memoria di mio padre, un magistrato lucido e illuminato che ha fatto onore alla magistratura. In questo momento difficile per il Paese, per la città di Roma e per magistratura stessa sono particolarmente importanti e commoventi questi ricordi della memoria di chi ha dato la vita per salvaguardare l’integrità delle istituzioni”, ha dichiarato Eugenio Occorsio. Vittorio Occorsio fu assassinato all’età di 47 anni da un terrorista di estrema destra appartenente al gruppo neofascista “Ordine Nuovo” Pierluigi Concutelli, con la complicità di un altro membro, Gianfranco Ferro, gruppo che il giudice Occorsio aveva fatto sciogliere dal Ministro dell’Interno nel 1973 in applicazione della legge Scelba e della XII disposizione transitoria della Costituzione, che vieta la ricostruzione del partito fascista. Concutelli e Ferro sono stati arrestati e condannati all’ergastolo. Occorsio era stato il primo magistrato ad indagare sulla strage di piazza Fontana, dopo essere stato responsabile dell’ufficio che indagava sulla pornografia e sui reati a mezzo stampa. Negli anni ’70 indagò sulla Banda dei Marsigliesi, nonché sugli autori di sequestri di persona come Bulgari e Danesi, mettendo in luce i rapporti di complicità tra malavita organizzata romana, massoneria ed esponenti di estrema destra. Fu tra i primi magistrati ad occuparsi della loggia massonica segreta P2 e in precedenza si era anche occupato del golpe Borghese. Tali esperienze lo portarono ad una considerazione che lui stesso confidò all’amico e collega Ferdinando Imposimato: “Sono certo che dietro i sequestri ci siano delle organizzazioni massoniche deviate e naturalmente esponenti del mondo della politica. Tutto questo rientra nella strategia della tensione: seminare il terrore tra gli italiani per spingerli a chiedere un governo forte, capace di ristabilire l’ordine”. Dopo la sua morte, nel 1977 il presidente della Repubblica Giovanni Leone consegnò alla vedova la medaglia d’oro al valor civile con la motivazione: “Si distingueva per l’eccezionale coraggio nella sua attività di pubblico ministero, rappresentando l’espressione vivente del fondamentale principio secondo il quale il giudice è soggetto alla Legge, principio che Egli, come magistrato, applicava con assoluta imparzialità a garanzia delle Istituzioni democratiche. Cadeva vittima di un vile attentato con cui, nell’Uomo, si è voluto deliberatamente colpire la stessa funzione giurisdizionale che non conosce altro indirizzo politico che quello fissato dalla Costituzione”.