In Polonia i sovranisti alleati di Salvini attaccano gli Lgbt

I diritti civili in alcune Nazioni europee sembrano un lontano ricordo almeno in Polonia. Negli ultimi mesi decine di villaggi, comuni e assemblee regionali si sono dichiarati “liberi dall’ideologia Lgbt”, una definizione omofoba che alla lontana sembra evocare il sinistro concetto della Germania nazista “Judenfrei” – libero da ebrei – usato durante l’esecuzione della Shoah nei Paesi occupati dal Reich, Polonia inclusa. I vescovi polacchi sono in guerra con il colosso svedese dell’arredamento Ikea, accusato di propaganda Lgbt per avere licenziato un dipendente che in azienda svolgeva propaganda per la sua idea secondo cui sarebbe necessario “mandare al rogo tutti gli omosessuali”. “C’è un clima d’intimidazione e di odio: lo percepiamo in aumento da una settimana all’altra”, commenta il giovane attivista Sebastian Matuszewski, che si batte per la parità di diritti Lgbt. Per il partito sovranista di maggioranza PiS, Prawo i Sprawiedlywosc, Legge e giustizia, alleato della Lega di Matteo Salvini, gli omosessuali e non più i migranti sono oggi il nemico numero uno. Su questa idea il partito ha impostato la campagna elettorale per le europee di maggio. Ora si prepara a fare lo stesso in vista delle elezioni, previste per l’autunno. Per dire no è sceso in campo anche il sindaco liberal della capitale Varsavia, Rafal Trzaskowski, che nel febbraio scorso ha appoggiato una dichiarazione contro ogni discriminazione omofoba e a giugno ha parlato al Gay Pride della città. L’attivista Bart Staszewski ha denunciato su Facebook di essere stato fermato dalla polizia e condotto in commissariato perché si rifiutava di consegnare la sua bandiera arcobaleno. Secondo Jaroslaw Jagura, esponente dell’organizzazione Fondazione Helsinki per i diritti umani, la campagna contro omosessuali, lesbiche, transgender e queer può essere accusata di violazione degli articoli anti discriminazione della Costituzione polacca. Recentemente il Tribunale costituzionale di Varsavia ha dato ragione “in nome della libertà di opinione” a uno stampatore che aveva rifiutato un contratto per produrre opuscoli di organizzazioni Lgbt. La chiesa polacca, sotto tiro per i numerosi scandali di pedofilia, è in prima linea nelle campagne omofobe. Il reverendo Marek Dziewicki, ha dichiarato via radio che “Lgbt significa pedofili, zoofili, necrofili, vogliono trasformare esseri umani in erotomani sterili”. Per padre Henryk Grzadko “un’invasione di civiltà minaccia la Polonia, arrivano con bandiere arcobaleno per strapparci i nostri valori”. Pestaggi di omosessuali non sono rari nelle zone interne del Paese, quelle dove l’influenza della chiesa cattolica è più forte, e mesi fa tifosi del Legia, la squadra di calcio di Varsavia, avevano issato uno striscione con lo slogan “Polonia senza pederasti!”.