Laureana di Borrello. Maria Chindamo uccisa e data in pasto ai maiali? Tre fermati

La scomparsa dell’imprenditrice Maria Chindamo diventa ufficialmente un omicidio. La procura di Vibo Valentia ha chiesto ed ottenuto dal gip tre provvedimenti di fermo con l’accusa di concorso in omicidio. Le tre persone indagate sono Salvatore Ascone, 53 anni di Limbadi, detto “U Pinnularu”, l’operaio romeno Cheorge Laurentiu Nicolae, 30 anni e un nipote di Ascone, all’epoca dei fatti minorenne. I tre non avrebbero però preso parte attiva all’omicidio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello, bloccata davanti al cancello della sua azienda agricola di Limbadi e poi – ammettono oggi gli inquirenti – uccisa e il suo cadavere fatto scomparire. Le persone fermate giovedì mattina, in particolare Salvatore Ascone, avrebbero manomesso il sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione del fermato per impedire la registrazione delle immagini della telecamera che era orientata proprio sull’ingresso della proprietà di Maria Chindamo. Per i magistrati della procura vibonese questo impedimento ha permesso di non lasciare traccia del delitto ed ha agevolato il lavoro degli esecutori materiali del rapimento della donna che hanno potuto così agire indisturbati. Maria Chindamo, madre di tre ragazzi, è stata sequestrata il 6 maggio del 2016. Un anno prima, lo stesso giorno, suo marito Ferdinando Punturiero si era suicidato, forse perché non sopportava la fine della relazione con Maria Chindamo. Non sarebbe una coincidenza. Infatti gli inquirenti lo escludono. Ritengono che chi ha fatto sparire l’imprenditrice l’abbia fatto lo stesso giorno del suicidio del marito per dare un significato ben preciso. Il corpo della donna, nonostante l’attività investigativa non si è mai fermata, non è stato trovato. Alcune voci dicono che Maria Chindamo dopo essere stata sequestrata è stata uccisa e data in pasto ai maiali. La sua morte sarebbe stata una vendetta. Da parte di chi e per quale ragione, le indagini non l’hanno ancora accertato. Nei mesi scorsi alcune lettere fatte recapitare all’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Chindamo, avevano fatto indirizzare le indagini su un’area ben precisa. Le ricerche del corpo della donna, però, non hanno dato risultati. Il fermo delle tre persone è stato possibile anche tenendo in considerazioni le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, che ha parlato di Salvatore Ascone come un uomo molto vicino alla famiglia dei Mancuso di Limbadi. Il clan che in quel territorio detta legge.