Made in Italy: tutela prodotti nazionali e istituzione marchio “100% Made in Italy”

Giovedì 11 aprile presso la Camera dei Deputati, si è svolta l’audizione nell’ambito dell’esame della proposta di legge recante disposizioni in materia di contrasto della contraffazione e del contrabbando, nonché la delega per l’adozione di un testo unico in materia di tutela dei prodotti nazionali e l’istituzione del marchio “100% Made in Italy”. La globalizzazione dei mercati ha provocato effetti economici complessi. Il venir meno delle barriere di carattere protezionistico alla libera circolazione delle merci ha alimentato il diffondersi di comportamenti anomali, tra questi figura la dilagante imitazione dei prodotti e dei marchi aziendali di alcuni paesi europei da parte di produttori specialmente dell’area asiatica. Gli effetti negativi di questo fenomeno sono particolarmente preoccupanti per i settori produttivi del cosiddetto “Made in Italy “e per i distretti produttivi locali che ne costituiscono l’ossatura portante. Inoltre il Presidente Usa, Donald Trump, minaccia nuovi dazi su circa 11 miliardi di dollari di importazioni dall’Europa di beni come elicotteri, motociclette, abbigliamento, vino e prodotti alimentari (formaggi, olio di oliva, pesce).  Lo ha annunciato l’agenzia del commercio estero Usa (Office of Us Trade Representative) in un documento in cui si cita “il danno” causato agli Stati Uniti dai sussidi europei ad Airbus concorrente del gruppo Usa Boeing. Durante la XVI legislatura il Parlamento è intervenuto a tutela del made in Italy con il decreto-legge 135/2009 (A.C. 2897). Più in particolare l’articolo 16 ha introdotto una regolamentazione dell’uso di indicazioni di vendita che presentino il prodotto come interamente realizzato in Italia, quali «100% made in Italy», «100% Italia», «tutto italiano» o simili, prevedendo una sanzione penale per l’uso indebito di tali indicazioni di vendita ovvero di segni o figure che inducano la medesima fallace convinzione. E’ stata anche introdotta una sanzione per la condotta del produttore e del licenziatario che maliziosamente omettano di indicare l’origine estera dei prodotti pur utilizzando marchi naturalmente riconducibili a prodotti italiani, modificando la precedente disciplina in materia. Più in particolare sono state previste norme che mirano a rafforzare la tutela della proprietà industriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale Tra le più significative si ricordano: le sanzioni in caso di mendace indicazione di provenienza o di origine; l’estensione della disciplina delle “operazioni sotto copertura” alle indagini per i delitti di contraffazione. Dette operazioni consistono in attività di tipo investigativo affidate in via esclusiva ad ufficiali di polizia giudiziaria, infiltrati sotto falsa identità negli ambienti malavitosi al fine di reperire prove e accertare responsabilità; l’affidamento agli organi di polizia o ad altri organi dello Stato o enti pubblici non economici dei beni mobili registrati sequestrati (automobili, navi, imbarcazioni, natanti e aeromobili) nel corso dei procedimenti per la repressione di tali reati; la confisca amministrativa dei locali ove vengono prodotti, depositati, detenuti per la vendita o venduti i materiali contraffatti, salvaguardando il diritto del proprietario in buona fede. Presso il Ministero dello sviluppo economico è stato istituito il Consiglio nazionale anticontraffazione, con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese da ogni amministrazione, al fine di migliorare l’azione complessiva di contrasto della contraffazione a livello nazionale. Eppure il nostro “Made in Italy” ha una storia prestigiosa. Si fonda su grandi aziende, su imprenditori ambiziosi che negli anni ‘50 e ’60 guardavano oltreconfine e vedevano gli altri mercati come un luogo in cui competere.  Uomini che avevano capito l’importanza di legare la capacità produttiva a un marchio, che hanno saputo stabilire relazioni umane con i consumatori nel mondo. Le loro aziende avevano bilanci capitalizzati, aperti a mercati nuovi ed ampli. Sapevano anche che questi mercati erano più instabili e quindi che era necessario pianificare le proprie strategie per poterli gestire. Avevano cultura imprenditoriale, infrastrutture, tecnologia e un importante valore aggiunto, il capitale umano. Ma soprattutto la capacità di mettersi costantemente in gioco. Bisognerebbe puntare a rafforzare le nuove generazioni, nelle aziende i collaboratori dovrebbero avere la possibilità di valutare costantemente, mettendosi tutti in discussione. Tutto questo anche aprendo i consigli di amministrazione per programmare dei nuovi progetti con gruppi di persone diverse. La diversità dovrebbe essere vista come valore, come scambio di idee. Infine si dovrebbe ridare dignità al profitto, ascoltando i mercati in continuo cambiamento. E’ importante tutelare e proteggere i nostri prodotti nazionali, senza però dimenticare il nostro potenziale storico sia artigianale che industriale. Probabilmente  alcuni Stati hanno dimenticato la storia e la forza del “Made in Italy”, oppure ci temono.